venerdì 24 febbraio 2017

Diario di bordo – Tredicesima settimana di viaggio

Giorno di viaggio 85

30/8/16 


Bye bikes, see you in Japan!
Alle ore 9.00 appuntamento per le pratiche di sdoganamento moto, pratica ingiustificatamente costosa che scopriremo solo in seguito avremmo potuto fare da noi risparmiando la quota dell’agente (150 dollari). 
Nell’ufficio della dogana conosciamo Chika e Masahiro, due viaggiatori giapponesi a bordo di una Toyota Landcruiser che stanno tornando a casa dopo aver fatto il giro del mondo.

Poi ci siamo recati a consegnare i rispettivi veicoli per il carico in nave che sarà fatto da parte del personale della DBS Cruise. 
Tra la mia che non si accende per il problema al relè e la stampella di legno di Teo (che ha spezzato il cavalletto in Mongolia), avranno da divertirsi a portarle dentro e legarle.
Al pomeriggio siamo così stanchi da buttarci sul letto a dormire per ben 3 ore, poi cerchiamo dis forzarci ad uscire per fare due passi e prenderci una birretta con cui festeggiare la riuscita della nostra piccola-grande impresa, di cui ancora non ci rendevamo ben conto: attraversare il continente asiatico in moto!

Giorno di viaggio 86

31/8/16


Ultime insalate russe!

A causa del tifone originatosi in Giappone che ha raggiunto la costa russa, il traghetto è stato posticipato alle 20.00 e attendevamo Yuri per darci un passaggio alle 17.00 dato che eravamo appiedati e coi bagagli a spalla. 
Senza la fretta delle sveglia abbiamo dormito come due ghiri fino a mezzogiorno, poi data l’ora abbiamo fatto un mix di pranzo e colazione nel centro commerciale adiacente gustandoci le ultime pietanze russe, in particolare le insalate di verdura e carne, ed acquistare qualche alimento per il viaggio in nave. 


Felici, ci si imbarca!
Fatte le valige e scaricati un paio di film per la lunga tratta, siamo poi andati al porto per trascorrere oltre 3 ore di attesa per vari ritardi nell’imbarco, ma fortunatamente trovando posto sui seggiolini di attesa al contrario di decine di persone che si sono trovate ad accatastarsi per terra. Sulle panchine abbiamo conosciuto Greg e Anthony, due professori inglesi all’università di Tokyo, che, preso un anno sabbatico, hanno deciso di tornare in Giappone senza aerei e quindi prendendo vari treni tra cui il Transiberian Express, fino a Vladivostok, per poi imbarcarsi come noi sul traghetto. 

Poi, finalmente, l’imbarco e la sensazione della nave che si stacca dalla terraferma, un metro alla volta più lontani dalla Russia e sempre più vicini alla completa realizzazione del nostro sogno!

Goodbye Vladivostok..
Proprio mentre contemplavamo l’allontanarsi delle lucine del porto, intravediamo nella folla una giacca Dainese con pitturata su una spalla una bandiera del Sol Levante e facciamo conoscenza con Vasilis, motociclista greco che sta viaggiando su una V Strom da un mesetto, attraversando tutta la Russia. Vasilis è arrivato qui in nemmeno un mese ed è giunto a circa metà del suo viaggio, dato il tempo di ferie a disposizione. Con lui c’è un ragazzo finlandese di nome Thom, in giro a piedi e diretto in Corea del Sud. Chiacchierando delle rispettive avventure si è fatta l’1.00 di notte e il mare inizia ad ingrossarsi quindi ci siamo andati a sdraiare per non stare male di stomaco.

Giorno di viaggio 87

1/9/16


La notte è stata parecchio movimentata, onde alte che ci svegliavano e caldo nella stanza con la finestra sigillata. 
Le pastiglie per il mal di mare prese in uno dei risvegli mi hanno fatto poi dormire fino a mezzogiorno, ma ancora il mare era mosso, così abbiamo dedicato due ore a vedere il film, manco farlo apposta “In the heart of the sea”, per restare in tema marittimo. 


Tramonto sulla nave
Matteo e Vasilis
Nel pomeriggio ci siamo messi a vagare per la nave prendendo un po’ d’aria fresca sul ponte con Vasilis e poi siamo scesi al coperto per scrivere il diario, riordinare le nostre cose e fare due chiacchiere improvvisando un aperitivo con le scorte alimentari comprate in Russia. 
Poi la notizia dell’approdo in Corea alle 20.00, ma dato che sarebbe stato buio ci avrebbero fatto scendere dalla nave solo al mattino! 
Il ritardo accumulato sull’arrivo in Giappone era ormai un giorno intero. Niente da fare, bisognava accettarlo. Ma tra le chiacchiere e i racconti con i nuovi amici viaggiatori anche questa serata è volata.

Giorno di viaggio 88

2/9/16


Donghae, Corea del Sud

Alle 8.00 puntuale la nave si è parcheggiata nel porto di Donghae, Corea del Sud. 
Compilate le carte dell’immigrazione temporanea, abbiamo avuto il permesso di scendere e fare due passi fino alle 15.00 e così abbiam fatto, riuscendo tra code varie a effettivamente entrare in Donghae alle 10.30. 
Dopo due passi nella purtroppo piovosa città, abbiamo mangiato in un piccantissimo ristorantino prendendo cose a caso dal menu di cui non si distinguevano i sapori e che ci hanno fatto solo sudare moltissimo. 
Poi siamo andati a visitare una grotta naturale in centro prendendo un taxi. 
La grotta era davvero spettacolare con stalattiti e stalagmiti e lunghi percorsi a 


piedi ben organizzati su passerelle di metallo con protezioni e tutto. Anche noi siamo stati dotati di protezione con caschetti antinfortunistici, e per fortuna, perché avrò sbattuto la testa nei bassi corridoi cento volte. 

Nel tardo pomeriggio una volta reimbarcati ci siamo messi a fare la solita combricola con aperitivo/cena attirando altri quali due ragazzi svizzeri (Charles e non ricordo, di Losanna), e i nostri amici giapponesi Masa e Chika, con cui ci si è fermati a far bisboccia fino a notte fonda. 
Chika nel frattempo ha confezionato dei bellissimi origami per tutti!

Giorno di viaggio 89

3/9/16

Terraaaaa!!!!!!!!! E' il Giappone!! 
Terra!! E non una qualsiasi! Siamo giunti alla nostra agognata meta! Che emozione! Alle 9.00 eravamo pronti e impazienti di scendere dalla nave. 
Prima di rivedere le moto però siamo stati in ballo con varie carte, vidimazione documenti e pagamenti fino alle 15.00..! Per prima cosa c'era da sbrigare la nostra immigrazione con stampo passaporto, poi lo sdoganamento delle moto, per il quale ci hanno portato in auto a Matsura (40 km) per ottenere la lettera del JAF che validasse i nostri Carnet de Passage, poi ultimo viaggio alla dogana del porto, per timbrare e compilare i carnet, ed infine ritorno in porto per il controllo delle moto, la stipula dell’assicurazione stradale giapponese e finalmente il ritiro delle nostre due ruote. 
Dopodichè abbiamo dovuto fare una risistemazione dei bagagli oltre che rivestirci da motocislisti. Alle 16.00 eravamo finalmente in sella, assieme a Vasilis, con rotta casuale ma in sommaria direzione di Osaka.




Ci fermiamo dopo un oretta per un pasto con le prime zuppe, scontrandoci con la difficoltà di capire il menu, di nuovo, in un altro paese, che per giunta scrive con ideogrammi, per noi irriconoscibili. Teo per sbaglio ordina una zuppa fredda e gli concedo lo scambio con la mia, calda, ma gliela invidierò fino all’ultimo boccone. 
Si trattava di un tipo di ramen (cibo che già in Italia amavamo molto): spaghetti in brodo, cipollotti tagliati fini, germogli di soia, qualche pezzo di bambù, fetta di carne di maiale, tutto in brodo di miso. 

Poi ci rimettiamo in marcia puntando il navigatore su un campeggio a 100 km, a cui arriviamo col buio scoprendo che il sole qui tramonta molto presto: alle 18.30, quindi dovremo cambiare un po’ i ritmi per godere di più della giornata. 
Campagne tra Sakaiminato e Osaka
Il campeggio lo troviamo chiuso ma le piazzole sono in vista e non transennate, dunque ci fermiamo. Sono solo le 20.30 ed è buio pesto. Montiamo le tende e poi io salgo sulla moto con Vasilis per andare a comprare del cibo per cena e colazione mentre Teo fa la guardia a moto e campo. In paese ci accorgiamo che però tutta questa cautela non era necessaria in quanto la gente lascia fuori dalle case molte cose incustodite, dagli attrezzi da giardinaggio alle biciclette senza catene. Deve essere un posto molto sicuro il Giappone. Nel tragitto al campeggio abbiamo avuto moto di assaggiare questo paese così nuovo e diverso. 


Ci sono molte montagne, basse ma boscosissime e salgono quasi in verticale sbucando dai profili delle città e dei villaggi, ricoperte di alberi fitti e frondosi. Le casette sono concentrate in gruppi e non hanno più di due piani ciascuna. Alcune hanno tetti scuri e con tante tegole ondulate e decorazioni angolari che vanno all’insù o che prendono forma di teste di drago o animale. 

Nei giardinetti delle case spesso sono presenti bonsai tenuti con cura, di dimensioni proporzionate alla casa (casa piccola bonsai piccolo, casa grande bonsai grande). La campagna è coltivata in quadrilateri super ordinati. Non c’è un solo ciuffo di pianta che sporge dalla linea di contorno della piantagione, tracciata con precisione. Tantissime le risaie, gremite di piantine giallo/verde che ondeggiano al vento. Tra le colline, all’orizzonte, si innalza la nebbiolina serale tipica del clima caldo/umido che sfuma i contorni delle cose dando un senso di fumosa pace. Il clima è effettivamente caldo e umico e appena ci si ferma si suda copiosamente. Solo il buio ci porta un po’ di frescura ma senza asciugarci.


Giorno di viaggio 90

4/9/16


Ramen restaurant
Al mattino la tenda è tutta bagnata e noi siamo appiccicosi ma niente doccia, perché il camping è proprio, in definitiva, chiuso, se non in disuso. Ripartiamo cercando di fare chilometri verso Osaka, ma ci rendiamo conto durante la giornata che non esiste una strada lineare, c’è intreccio di vie piene di semafori che non costeggia in modo lineare l’autostrada a pagamento, che peraltro abbiamo sentito da Masahiro è costosissima. 

Ci mettiamo varie ore a percorrere 40 km e si rende evidente che toccherà prenderla questa autostrada prima o poi se si vuole macinare delle distanze. 
Intorno alle 15.00 la ruota posteriore di Teo fora misteriosamente: non si trovano chiodi o altro, si pensa ad un pizzicamento della testa di un raggio che sporge all’interno del copertone. Perse un paio d’ore nella riparazione, si riparte che ormai è l’ora del tramonto eppure sono solo le 17.00..! 

Ci rimettiamo in moto ma dopo un ora e mezza abbiamo percorso pochissima strada e ci rendiamo conto che non si può proseguire così. Cerchiamo un punto dove prenda una wifi per individuare un posto dove fermarci, è dura senza connessione portatile e ancora non abbiamo comprato delle sim card locali. Bisogna cambiare programma per oggi ma ci serve Booking o Google, troviamo un convenience store, quei negozi punto di ristoro che vendono un po’ di tutto da bibite, cibo, riviste e vari articoli per esigenze last minute, ma soprattutto hanno i bagni e la wifi gratuiti! 

Con la wifi individuiamo un camping a 12 km dal luogo in cui ci troviamo. Giungiamo ormai alle 21 in questo parco di cui intravediamo la forma e incrociamo appena in tempo due custodi che stavano per chiudere. Facendoci fretta ci consentono di farci una doccia e piantare le tende alla modica cifra di 2000 yen in 3 (17 euro), siamo finalmente sistemati! Giappone, sei complesso, ma ti capiremo presto o tardi. 



Domani missione sim card e cercheremo di aggiustare il mio relè se no Teo deve sempre accendermi la moto facendogli fare la scintilla con una chiave inglese! Oltretutto anche Vasilis ha un problema, ma col tasto di accensione, e spesso gli serve una spinta per mettere in moto. Siamo il trio di motociclisti più sfigati che siano sbarcati in Giappone..!

Giorno di viaggio 91

5/9/16


Robottino all'interno del negozio
di telefonia. Intercettava il tuo
sguardo se lo osservavi..
Ci siamo svegliati nel parco alle 6.30 sotto gli occhi dei primi mattinieri frequentatori: gente che faceva jogging e altri che passeggiavano coi cani. 
Alcuni addirittura hanno tentato di dirci che non potevamo campeggiare ed è stata dura spiegargli che ci avevano fatto entrare i custodi, in quello che sulle mappe era segnato come un campeggio e non solo come parco..!
Levate le tende i ragazzi hanno tentato di capire la provenienza del guasto di Vasilis, aprendo la scatoletta del pulsante di accensione alla ricerca di qualche contatto difettoso, ma senza risultati. 

Ci siamo poi mossi verso il centro della cittadina più vicina per cercare un posto che vendesse sim card ma dopo un ora di tentativi di traduzioni e spiegazioni nel negozio di telefonia Softbank, abbiamo appreso che per i turisti ci sono solo delle sim card apposite che vanno prenotate online e ritirate presso aeroporti o stazioni. 


Una delle officine trovate si occupava di custom painting..
incluse delle mini custom!
Sconfitti, siamo andati dunque in cerca di un ricambista moto per il mio relè. Il navigatore ci suggerisce varie officine dove non possono aiutarci. Dopo un bel po' cercare troviamo un concessionario moto che ci indica un officina Kawasaki non lontana e lì i preparati meccanici risolvono in un colpo solo sia il mio problema che quello di Vasilis: era un cavo spelato, che gli sostituiscono. 



I meccanici all'opera sul mio relè
Per me trovano un relè usato che Teo chiede di partecipare a montare e si mette a lavorare con uno dei meccanici. 
In officina tutti lavoravano in modo impeccabile, con  gli strumenti adatti e tutte le cure del caso, Teo da buon meccanico era in visibili, soprattutto dopo l’esperienza in Mongolia. 
Il team Kawasaki
Mi isolano perfino i contatti elettrici del relè con un’apposita gomma a catalisi rapida. 
Si è fatto tardi tra un impegno e l’altro, in più piove, ma ci siamo liberati dalle rogne e possiamo proseguire verso Osaka. 
Salutiamo il simpatico ed efficente team dell'officina Kawasaki e puntiamo il navigatore su un altro campeggio che si rivela all’arrivo chiuso. Di nuovo è buio presto. 
Nel solito convenience store ci attacchiamo alla connessione dove prenotiamo una guest house dove giungiamo alle 22.00, accaldati e desiderosi di lavarci dal sudore della giornata. 
Il clima caldo e umido unito alla calura emessa dalle moto ogni qual volta i semafori di bloccano sono davvero insopportabili, ma infine la doccia lava via anche questo. La ragazza della Santana Guest House, dove siamo gli unici ospiti, ci mette a nostro agio con the caldo e chiacchieriamo con lei qualche tempo.
Santana Guest House 4000 Yen (34 euro) http://www.indiasantana.net/osaka.html





Diario di bordo - Dodicesima settimana di viaggio

Giorno di viaggio 78

23/8/16


Al mattino fuori dalla tenda c’era un vento forte e delle brutte nuvole, di fatti dopo neanche un ora di guida ci siamo dovuti mettere l’antipioggia che non avremmo mai tolto fino alla città dove ci siamo fermati poi per dormire. Una rabbia passare per paesaggi collinari sicuramente molto belli senza potermi ammirare, dato che la visibilità era ridotta dalla foschia. Anche i villaggi pittoreschi, con case storte in legno scuro e serramenti decorati in legno chiaro o colorato di bianco, azzurro, blu, verde acqua, immersi in un aura ottocentesca, sono passati veloci sotto l’acqua incessante. 

Dopo 200 km di strade misto battute e in costruzione rese paludi-groviera, siamo infine giunti alla celebre Transiberiana, dove eravamo ormai fradici anche sotto l’antipioggia, perché l’acqua in velocità si infila ovunque, con altrettanta velocità.

Dopo quasi un mese separati abbiamo reincontrato Piet per caso!
Nella cittadina di Chernyshevsk ci siamo fermati per un caffè ma guardandoci in faccia abbiamo capito che sarebbe stata la tappa per la notte. Un gentile passante dopo varie ricerche di un hotel ci ha accompagnato all’Hotel Karina dove ci siamo goduti una doccia (dopo altri due giorni senza) e abbiamo fatto il bucato spargendo tutti i vestiti ad asciugare nella minuscola stanzetta.
Mentre era il mio turno nella doccia ci bussano alla porta, Teo mi racconta di aver aperto e di aver trovato una sorpresa! Era Piet! Rimasto in Russia mentre noi eravamo in Mongolia, prendendosela con calma era ancora in giro. Poco dopo con un paio di birrette alla mano ci siamo raccontati le vicende delle ultime settimane, tra telai (mio) e forcelloni (suo) rotti, gomme forate e motoraduni sul lago Baikal. Tanti racconti da entrambe le parti fino a tardi!

Giorno di viaggio 79

24/8/16



Il cielo sembrava promettere meglio ma c’era un aria bella gelida. Abbiamo ripreso la transiberiana per quelli che sembravano essere un infinità di chilometri ed invece ogni volta che controllavamo non ne passavano mai abbastanza. Ad un ritmo di 70-90 km all’ora a seconda delle folate di vento e degli acquazzoni sporadici non si riusciva a fare di più. Tappe obbligate nei pochi caffè, a circa 150 km di distanza uno dall’altro, per scalarsi ed infine il motel, dopo aver concluso 500 km in tutta la giornata. In questa zona costa tutto un po’ di più per via della difficoltà di approvvigionamento merci, però ristoranti, caffè e motel sono sempre pieni. Ci parcheggiamo per la notte, stanza senza doccia ma con una mensa self service buona.


Giorno di viaggio 80

25/8/16


Blinis russi, con latte condensato
Dopo un abbondante colazione con uova e blinis (delle crepes servite con yoghurt greco oppure con latte condensato), ci siamo rimessi in moto ai nostri 80 km/h imbottiti di vestiti. 
Paesaggi identici ci sfrecciavano ai lati: alberi fini dal tronco bianco che sembravano scheletri e qualche albero più frondoso sul suolo della steppa verde ingiallito e la riga dell’asfalto davanti e dietro a noi. 


Asfalto tutto sommato in buone condizioni a parte qualche tratto in riparazione con buche profonde anche 15 cm. Dopo 150 km ci fermiamo per i bisogni a bordo strada e la mia moto non si accende più. Teo diagnostica il danno nel relè, che ha subito varie botte ed è posto sotto le sollecitazioni della mia borsa laterale, che preme sul fianchetto avendo eliminato i supporti borse dopo la loro rottura in Mongolia. Perdiamo un oretta tra smonta e rimonta. Nel tardo pomeriggio arriviamo a quello che speravamo fosse il nostro alloggio per la notte ed è invece la gigantesca guest house è piena. Sono le 19.00 e la prossima opzione segnata dalle mappe è a 100 km e il sole sta per tramontare. 

Inizia la corsa, col sole tramontante dietro che ci regala lo spettacolo di un cielo rosa, poi la temperatura precipita da 18° a 10°.
Siamo in Motel appena in tempo per il buio dall’alto tasso di umidità.
Ci scaldiamo con the e crepes dolci, poi doccia e nanna. 
Hotel Oasis, 1600 rubli con doccia, yes!

Giorno di viaggio 81

26/8/16


Ancora una giornata no sulla strada diritta, senza fine. A sinistra e a destra alberi spelacchiati e alberi più frondosi. Alberi, alberi, alberi. Asfalto, asfalto, asfalto.
Dopo qualche centinaio di chilometri neanche più alberi. Campi e steppa.
Alcuni ragazzi russi incontrati al benzinaio

Nelle orecchie abbiamo ormai fissi i tappi acustici per proteggerci dal vento altrimenti assordante. Ma per i pensieri tappi che tengano non esistono. 
Ci si intrattiene come si può, pensando alle cose da fare, alla casa a cui torneremo.

La temperatura sale durante le ore più calde e al primo rifornimento di benzina già sudiamo. 
Centinaia di chilometri tra un caffè e l’altro. 
Bisogna calcolare bene quando fermarsi la notte perché il prossimo motel potrebbe essere a oltre un’ora di strada. 
Ci fermiamo con 370 km sotto le ruote al Cafè Ardor che ci pela 2000 rubli per una stanza senza opzione doccia, quella è soggetta a pagamento extra, come se fosse un opzione o meno lavarsi.
Tentiamo di rilassarci con quattro birre e dei formaggini che ci stavamo portando nelle borse della moto, ma poi si innesca una discussione in cui rimaniamo intrappolati per ore. Fatta pace con noi stessi e le nostre teste cotte, crolliamo a mezzanotte. La valvola di sfogo a volte parte per la tangente, ma una volta chiaritisi tutto torna alla normalità. Siamo stanchi, ma resistiamo.

Giorno di viaggio 8227/8/16

La colazione del campione: uova, pane, succo, caffè e blinis.
Semplice giorno di viaggio, sappiamo che sarà noioso dunque partiamo con una bella colazione e un po’ prima dei nostri orari abituali. 
Il caldo inizia a farsi sentire da doverci togliere uno ad uno gli strati invernali che si stavano invece sommando nei giorni scorsi. Facciamo pausa ogni 100 km circa per caffè e i blinis, ufficialmente diventati i nostri dolcetti preferiti, che ci danno una bella botta di zuccheri. 
Giunge infine l’ora di cercare un posto per la notte e di km ne abbiamo fatti 400. Incrociamo la città di Khabarovsk, dove tramite Booking ci prenotiamo all’hotel 5 Zvezd Suvorova. Finalmente avremo accesso a una wifi per studiare il discorso del traghetto per il Giappone, perché le informazioni che abbiamo fino ad ora non sono certe e dobbiamo capire se andare a Vanino o a Vladivostok, qui siamo al bivio geografico per prendere l’una o l’altra strada.
Curiosa stanza dell'Hotel Zvezd a tema fucsia, "riposante"
Il web ci da la conferma tramite numerosi racconti recenti di altri viaggiatori: la rotta Vladivostok-Sakaiminato sembra l’unica opzione in quanto il traghetto da Sakalin (l’isola russa a nord del Giappone) all’Hokkaido (l’isola giapponese più a nord) è stato chiuso ai veicoli e trasporta solo passeggeri. Il traghetto da Vladivostok è operato dalla DBS Ferries eppure il loro sito non consente la prenotazione online, inoltre opera una sola corsa a settimana, il mercoledì, che sarebbe tra esattamente cinque giorni. Se ci muovessimo potremmo raggiungere il porto in due giorni ed avere il tempo di preparare lo sdoganamento delle moto, lavarci i vestiti e soprattutto capire da dove e come si parte. Mandiamo un email alla compagnia navale sperando di trovare posto per questo mercoledì 31 agosto, contando che oggi è venerdì, per di più sera, il servizio clienti è chiuso e ci risponderanno che saremo in dirittura di arrivo, ma tentiamo comunque. Domani avremo una tappa da 500 km e il giorno ancora successivo 200, così da arrivare al mattino presto al porto. 
Ancora due giorni di tirata e poi questa tortura sarà finita. Non riusciamo a comprendere come la transiberiana sia stato tanto idealizzata da renderlo un tragitto ambito da percorrere. Sarà che noi siamo entrati nell’ultimo pezzo, che probabilmente essendo meno abitato è il più monotono.. fatto sta che questa lunga striscia di asfalto nel nulla non ci ha regalato particolari emozioni se non la voglia di finirla al più presto.
Hotel Zved Suvorova, ca 24 euro.

Giorno di viaggio 83

28/8/16


Si riparte in quarta, tirando il più possibile, ma ogni 100 km ci si deve fermare per il male al sedere e la noia. I caffè e i dolcetti ci tirano su il morale, troviamo anche un posto buono per il pranzo, dove mangiamo due zuppe e delle insalatine sfiziose, con barbabietole, noci, formaggio fresco e la classica insalata russa che è arrivata anche da noi. La cucina russa ci ha stupito piacevolmente, abbiamo sempre mangiato bene ovunque pagando pochissimo.  



A sera invece troviamo vari motel pieni, nell’ultimo ci indicano un casolare stile film horror, al quale bussiamo che è già buio. Ne esce un vecchio con gli abiti sporchi di grasso, molto gentile. Ci mostra la stanzetta, che ha il bagno. Siamo gli unici ospiti inizialmente, ma in poche ore il parcheggio si riempie di automobili di altri avventori, che su quattro ruote possono viaggiare più a lungo sulla strada senza lampioni.

Giorno di viaggio 84

29/8/16


Ci svegliamo presto con la voglia di raggiungere Vladivostok, e ci sono ancora 230 km da percorrere. I cartelli in strada sono un po’ indecisi sulle distanze, uno indica 230 km poi a pochi km uno 208 e successivamente un altro 217, per tutto il viaggio non si capisce a che punto siamo. Un po’ di pioggerella e freddo tentano di rallentarci, ma infine eccoci, il mare all’orizzonte, siamo sull’oceano pacifico!
Seppur non sia un grande scorcio, sapere che siamo arrivati all'Oceano Pacifico via terra ci ha riempito di emozioni
Troviamo il porto e nel contempo arriva la conferma via e-mail di DBS: possiamo partire mercoledì! Tutti i tasselli della settimana si ricompongono e sentiamo di aver completato un altro pezzo del nostro viaggio. Andiamo a completare l’acquisto dei biglietti e ci spiegano che dovremo fare lo sdoganamento moto tramite un agenzia che vuole bel 150 dollari a moto. Li per li ci fidiamo anche se sembra un esagerazione, ma non abbiamo un interprete e soprattutto abbiamo timore di non compilare le carte bene col rischio di non imbarcarci. Ci affidiamo a Yuri della Links Company e via. 
La moto di Teo sotto le spazzole dell'autolavaggio
Sarà il trasporto più costoso mai preso e sicuramente anche una delle voci più costose dell’intero viaggio: 153 dollari a testa per il biglietto nostro e ben 500 di trasporto per ogni moto, più tasse varie in cash per altri 25-30 euro. Sommati ai 150 a testa di sdoganamento ne escono 800 a testa per arrivare a toccare il suolo giapponese. 
Ma saremo in Giappone venerdì, ce l’abbiamo quasi fatta! Dopo una lunga ricerca sotto l’acqua (in cui troviamo molti ostelli pieni), troviamo l’Atlas Hostel che ci da una stanza tripla a “soli” 33 euro a notte. Ne approfittiamo per riassestarci e fare delle lavatrici, abbiamo ammucchiato due sacchi di roba sporca e umida che nelle borse da moto non fa che fermentare! 
I simpatici ragazzi dell'autolavaggio di Vladivostok
Nel pomeriggio andiamo a cercare un autolavaggio perché Yuri si è raccomandato del fatto che le moto sporche non sono accettate a bordo e non basta la pioggia che sta cadendo, dobbiamo lavarle per davvero salutando il fango e la sabbia della Mongolia che ci stavamo portando dietro. Una volta sistemati abbiamo fatto un salto a comprare una sorta di cena, a base di salmone affumicato, che in Russia è ottimo. Stanchi, ma finalmente con la certezza del traghetto prenotato, siamo andati a dormire felici.