mercoledì 22 giugno 2016

Diario di bordo - Seconda settimana di viaggio

Giorno di viaggio 9
13/6/16

La sveglia è suonata e l'abbiamo ignorata quanto bastava per farci partire alle 10:00. I chilometri sono scorsi lenti mentre i pensieri li superavano veloci. Stavamo abbandonando l'ultima grande capitale del continente Europeo per iniziare la parte più attesa del viaggio: l'Asia.
Ho attraversato in lunghe immaginazioni le nazioni che ancora ci attandevano. Chissà come sarà tutto... come quando si crede di aver sognato per ore ed invece sono passati solo pochi minuti, mi ridesto dai pensieri con solo 150 km in più sul contachilometri, oggi non sta passando più. Strada dritta, benzinai, alberi a muro a destra e sinistra e tanti, troppi camion puzzolenti. Sosta caffè, sosta benzina, un po' di noia, alle 14:00 ci fermiamo per pranzo in un motel-ristorante attirati dal fatto che ci fossero davanti molte machine. Entriamo per trovare una numerosa ma poco chiassosa famiglia parcheggiata intorno a due lunghe tavolate. Ci stupisce il vociferare molto basso, mica come in Italia dove 5-6 persone fanno caciara per 10. Dopo uno scambio di gesti con l'oste paghiamo 800 rubli per pranzo a sorpresa per due. Ci portano zuppa di bietole e carne (brotch, quella buona che ci aveva servito anche Kristina) e spezzatino su letto di purè di patate. Ci è andata bene. Gonfi e sonnolenti per il cibo fin troppo abbondante ci rimettiamo in moto per altri 150 km circa poi cediamo alla stanchezza e noia e ci appostiamo in un motel discreto e super economico a Zarechye. Per fortuna non dobbiamo più fare grosse tirate in moto. Abbiamo stimato sui 300 km al giorno per arrivare in Uzbekistan intorno al 25 giugno. Il visto ci scade il 1 luglio, è quello più breve che abbiamo ma daltronde siamo partiti con qualche giorno di ritardo, ci adattiamo alle circostanze. Direzione Samara, ultima città prima del confine e poi si entra in Kazakhstan, riscendendo verso sud. Infatto oggi faceva più caldo, chissà se è per quello.
Camera per due 1200 rubli (ca 17 euro)

Giorno di viaggio 10
14/6/16

Oggi note veloci, ho usato tutto il tempo in cui di solito scrivo il diario per poter pubblicare il blog. Abbiamo percorso circa 350 km in direzione Samara, pranzato con borsch (ormai siamo affezionati) e ravioloni lungo la strada, visti troppo incidenti, sventato alcuni. Le strade sono un cimitero: su ogni lato fiori e lapidi commemorative. Camionisti pazzi e gente contromano sempre. Se c'è una colonna e tu stai procedendo nel lato libero, aspettati di schivare le macchine dei furbi che volendo saltare la fila iniziano a percorrere la tua corsia come se fosse la loro. Peccato ci siano solo due carreggiate. A sera siamo giunti a Gorodishchenskiy Rayon dove abbiamo affittato una stanzetta da 1000 rubli da tre simpatiche signore che gestiscono una struttura 24h su 24. Cenetta e qualche ora per scrivere il blog. Giornata tutto sommato easy.
Note: anche se fai notare alle persone che tu non parli nè capisci il russo, tutti vanno avanti come se ti stessero infondendo il potere della comprensione, e si "arrabbiano" se permani perplesso. Doh..

Giorno di viaggio 11
15/6/16

Caldo, polvere tutto il giorno, trovare un bancomat è un miraggio. Ho perso il conto dei chilometri, tutta la solita statale, solo il paesaggio inizia a cambiare: ci sono meno alberi e più spazi aperti e sempre più secchi. Prenotiamo, durante una sosta al benzinaio, una guest house per quando entreremo a Samara, che si rivela molto carina nonostante la puzza di uovo marcio dei suoi impianti idrici (qui non c'è una buona rete idrica, scavano e si servono dalle linee d'acqua naturali sotterranee), comunque zolfo o non zolfo almeno ti puoi lavare. La struttura è tutta di legno e sa di rustico, non da ultimo ha il parcheggio interno. Troviamo un centro commerciale nei paraggi dove finalmente prelevare e ne approfittiamo per procurarci una cena a base di salmone affumicato made in Russia e quello che credevamo fosse caviale invece erano uova di lompo. Notte caldissima e sudosa.
Guest House Izba, 950 rubli (13 euro)

Giorno di viaggio 12
16/6/16

Questa è una giornata iniziata in un modo e finita in un altro. Lasciamo l'hotel di legno e i suoi solforosi sanitari per rituffarci nell'afa polverosa della città di Samara, venendo spinti dal navigatore attraverso le vie del centro, dal traffico caotico e pericoloso. Le auto sfrecciano zigzagando per tentare di evitare le numerose buche voraginose nell'asfalto. Sorpassarli è una scommessa con il destino perchè non sai se da un momento all'altro sterzeranno a tutta birra per evitare un cratere. Sudati e impolverati imprechiamo a turno negli altoparlanti delle nostre radio nel casco, fino a che ci lasciamo finalmente alle spalle la rovente città.
Neanche 20 km fuori la moto di Teo lancia nuovamente i suoi segnali di imminente spegnimento, problema che ha iniziato a dare già da qualche giorno. Teo ha spiegazioni più esaustive in merito, ma il problema sembra avere a che fare con la pompa di benzina che riempie un piccolo serbatoio a caduta prelevando il liquido dal serbatoio posteriore da 20 lt che ha costruito. Ci fermiamo ovviamente sotto il sole e Teo decide che è il momento di bypassare il serbatoio a caduta e pompare direttamente nel carburatore, poi la toglie la pompa per un esame e la trova sporca di truciolini, avrebbe dovuto metterci un pre-filtro. Convinto che quello fosse il problema sostituisce la tubatura, la pompa con quella di riserva, ripartiamo ma dopo 20 km siamo di nuovo fermi. Ci fermiamo al primo benzinaio per un paio d'ore a rifare i lavori. Nell'occasione pranziamo e studiamo il da farsi col percorso della giornata: tenteremo ugualmente il passaggio di frontiera, sperando di trovarla aperta anche nel tardo pomeriggio. Sono già le 16:00 ma se prenotassimo un motel nella prima città dopo il confine che dista meno di 100 km dalla dogana, potremmo star tranquilli di avere perlomeno già un posto dove stare anche se imbrunisce. Ripartiamo alle 16:30 e ogni 20 km tocca fermarsi a far ripartire la moto, almeno alcune volte il posto è fotografabile così anche io ho qualcosa da fare. La regolarità del problema fa percepire a Teo che non è una questione di pompa difettosa, ne ha già cambiate due, piuttosto sembra che la pompa meccanica che monta non abbia abbastanza spinta per andare a riempire il serbatoio a caduta, infatti ogni volta che si svuota sono passati 20 km, l'autonomia precisa dei litri del serbatoietto. Domani toccherà cercare una pompa elettrica. Siamo 3 ore di fuso orario avanti rispetto all'Italia e iniziamo a notare che il sole tramonta prima del previsto, 21:00 anzichè le 22:00 dell'Europa dell'est-Russia occidentale.
Giungiamo in dogana verso le 19:00 e ne usciamo molto più semplicemente che in Russia ma lo stesso perdendo una buona ora e mezza, tra le occhiate e risatine dei presenti che si chiedono da dove proveniamo con le uniche moto in circolazione. L'ingresso in Kazakhstan ci concede un momento molto suggestivo, il sole arrossava il cielo e una vasta pianura si stagliava all'orizzonte e tutto intorno a noi senza interrruzione. Una raffigurazione dell'espressione 'a perdita d'occhio', orizzonte fuso con l'inizio del cielo. I campi e i prati avevano l'aspetto del velluto e si coloravano via via coi bassi raggi dell'ultimo sole che si spegneva nello specchietto retrovisore. Ci siamo poi fermati in un benzinaio a far rifornimento e scorta d'acqua quando due uomini kazaki ci hanno fermato per chiederci curiosi riguardo alle nostre moto intuendo che eravamo in viaggio. A sentire il nostro racconto ci hanno invitato a casa loro, era un padre di famiglia col fratello di rientro da Samara per delle commissioni e voleva farci conoscere la sua famiglia! Così ci hanno fatto strada verso Ural'sk, con le solite interruzioni ogni 20 km di Teo, e abbiamo conosciuto la numerosa famiglia di Tasbolat e abbiamo cenato con loro e altri amici che erano stati invitati per l'occasione. Tra le chiacchere ci hanno letteralmente rimpinzato con riso con carote e carne, pomodori e aneto, formaggio home-made, datteri e the con latte e zucchero e ovviamente un immancabile brindisi a vodka, al quale non puoi sottrarti nemmeno con il soccorso di google translator. La casetta era spoglia di suppellettili e quadri ma decorata dai motivi impressi nella carta da parati, nei tappeti e sui divani e i cuscinoni stesi a terra su cui sedevamo. Non tutti hanno la doccia in casa nei villaggi e loro erano di questi, e non abbiamo potuto rinfrescarci dopo la terribile afa della giornata (misto polvere). Dopo cena il nostro nuovo amico Tasbolat con la moglie Gulya e una coppia di amici, Aslan e la moglie, ci hanno voluto portare nel centro della città per farci ammirare alcuni dei loro monumenti by-night e continuavano a scattarci foto molto turistiche davanti ad essi. Tutti si stupivano del nostro non essere sposati e non avere figli, certamente un cambio di cultura improvviso anche per loro. Al ritorno ci è toccato un rito di cui avevo sentito parlare: il famigerato yoghurt fermentato....! Una specie di crema frizzante semi-alcolica, parecchio disturbante per i sensi che ho faticato a deglutire immaginandomi seduta al bagno in preda ai crampi. Poi, ormai alle 3:00 di notte, ci siamo buttati sui cuscinoni preparti per noi in salotto e abbiamo detto addio al mondo in un caldo esagerato.

Giorno di viaggio 13
17/6/16

La giornata si è accesa intorno alle 10:30 quando il fratello di Tasbolat, Mirbol, ci esortava a prepararci per andare in città a cercare il pezzo della moto per Teo. La missione: trovare una pompa elettrica di benzina scortati da due aspiranti meccanici che però non avevano una grande idea di cosa Teo stesse cercando. Gli unici indizi: uno scarabocchio di Teo e una traduzione da Google Translator che ha fatto scuotere molte teste. Il giro della mattina è stato molto caldo e purtroppo infruttuoso. Al ritorno ci aspettava un grande piatto ironicamente fumante di cucina tradizionale kazaka per eccellenza: il Beshpazmak. Significa 'cinque-dita' e si chiama così perchè si mangia con le mani attingendo tutti assieme dal grande vassoio, ed è composto da uno strato di pasta larga e piatta (tipo quella delle lasagne) con sopra uno strato di carne e grasso di cavallo, con sopra uno strato di patate e cipolle guarnito con aneto. Il tutto è precedentemente cotto assieme e il brodo, molto saporito, che ne deriva viene servito subito dopo aver mangiato. Si accompagna con una bevanda di latte e riso fermentati.. sento già cupi movimenti gastro-intestinali.
Dopo pranzo i nostri valorosi accompagnatori meccanici-wanna-be hanno riportato Teo in centro per un secondo round alla ricerca del pezzo mentre io sono rimasta a casa a conoscere meglio le figlie, nipoti, nuore e altre donne di casa, quelle che rimangono appunto a svolgere le mansioni casalinghe, e le adorabili figlie di Tasbolat di 2 e 3 anni con le loro paffute faccette con occhi a mandorla a cui ho rubato qualche scatto per poi ritrovarmele in posa, mi hanno scoperto, bastava chiedere!
Dopo alcune ore i valorosi tre hanno riportato a casa il bottino per la moto, montato con successo e poi ci è stato concesso l'onore di una doccia nella stanza-sauna della suocera che abitava li vicino. Rinati, ci attendeva un nuovo invito a cena come tradizione vuole nel loro periodo di Ramadan, si invitano a turno gli amici a casa dopo le 22:00, una volta osservato il digiuno da cibo e acqua della giornata. Il digiuno viene praticato da uno o più membri della famiglia, generalmente il padre. Ad ogni modo ci siamo trovati davanti ad ancor più amici e parenti! Siamo diventati le star del momento, tutti ci chiedevano cose, curiosità sul viaggio e su di noi sulla nostra vita, sulla nostra italianità e la stranezza di vedere due in giro a zonzo senza lavorare e soprattutto senza essere sposati! Questa comunità di amici hanno tutti sui 30 max 40 anni e hanno almeno tre figli a testa se non quattro, quindi immaginate lo sgomento che creiamo noi.
In questo nuovo tuffo nelle tradizioni abbiamo capito che la tavola va imbandita mettendo già quasi tutto quello che si mangerà durante il pasto, poi vengono portate le bevande, iniziando dal latte fermentato col riso o altro cereale, che a noi risulta imbevibile. Poi viene servito il famoso Beshpazmak e tutti attingono dal vassoio anche se per noi e i commensali più lontani è stato istituito il piattino con forchetta. In tavola verdure come pomodori, peperoni, cetrioli, barbabietole, crudi o in insalata, altra carne di cavallo essiccata tra cui le interiora. Dopo il piattone pricipale si beve il brodo di cottura ma non prima di essere stati ingozzati fino allo sfinimento, ti riempiono il piatto quando nemmeno hai finito, questo per due, tre, quattro volte e non serve aver imparato a dire di no in kazako. Si beve the con latte e zucchero, anche quello è no-stop refill, finchè scoppi bevi. Durante il pasto ad un certo punto ognuno dei commensali a turno dice delle parole di ringraziamento e di desiderio (augurio per qualcosa o qualcuno) mentre gli altri ascoltano in silenzio. E' toccato anche a noi dire qualcosa, prima abbiamo fatto parlare google translator per farci capire e poi hanno voluto una versione in italiano mentre ci fotografavano e ci filmavano.
Dopo mangiato si portano le mani unite a scodella vicino al petto e uno recita una preghiera, mentre con le mani praticamente il concetto è quello di contenere le parole che ti scivolano dentro fermandole al cuore, poi ci si porta le mani al viso e si fa il gesto come di versarsi sul viso le parole dicendo un 'ah' di soddisfazione. Successivamente ci si sposta sui divani e cuscinoni da pavimento e credi di aver finito e di essere sopravvissuto anche stavolta, ma invece no, mentre chiacchieri coi commensali noti con timore con la coda dell'occhio che la padrona sta portando delle altre cose, dolci per l'esattezza, e mica pochi: torte, dolcetti, paste, frutta fresca e secca, formaggio, noci, marmellate, creme, coppe con miglio tritato, zucchero per altro the e una cosa simile al burro ma con la consistenza più spumosa. Fatichiamo ad arrivare alla fine e iniziamo a sognare la partenza dell'indomani, non perchè non gradiamo la fantastica compagnia degli ospitali amici, ma per dare tregua ai nostri stomaci davvero provati. Invece ci si palesa un nuovo invito per domani da un'altro di loro, non presente alla cena, che 'dobbiamo assolutamente conoscere'. La partenza viene conseguentemente rimandata di un altro giorno..! Abbiamo già "paura" ma come rifiutare? E poi al mattino vogliono portarci al museo della città dove vedere la storia del Kazakhstan. Troppo gentili. Tornati al villaggio collassiamo in un sonno senza sogni ma pasciuti.

Giorno di viaggio 14
18/6/16

Puntata ieri la sveglia alle 9:00 ci svegliamo scoprendo che sono le 10:00, in mancanza di connessione internet da qualche giorno i nostri telefoni non hanno aggiornato correttamente il fuso orario. Nonostante ci fossimo svegliati con la cena ancora nello stomaco, per colazione troviamo uova fritte coi wurster e delle specie di crepes alla crema..buongiorno stomaco! Partiamo alla volta del centro città e visitiamo il museo, molto ben fatto che racconta la storia del Kazakhstan dalla preistoria allo scioglimento dell'Unione Sovietica, poi la chiesa ortodossa tutta dipinta all'interno in cui stavano spargendo erba profumata per celebrare una festa di inizio estate. Camminiamo e camminiamo, sciogliendoci sotto il sole, con le pance ancora piene di abitudini troppo nuove quando siamo stati condotti a sorpresa in un altro ristorante in cui ci attendevano quattro altri amici di Gulya e Tasbolat dove senza nemmeno avere il tempo di dire nulla è arrivata carne di cavallo in spezzatino e spiedoni enormi di agnello. Decisamente non un posto per vegani. Io che non lo sono, ma che non ho mai mangiato cavallo per scelta dato che facevo equitazione e considero il cavallo come un cane, non ho avuto scelta e non avrei potuto tradurlo, cavallo per me uguale cane? Qui non hanno cani come animale da compagnia (infatti si vedono in giro randagi in piccoli branchi di 4-5). Come se non si fosse mangiato abbastanza, mentre alcuni di loro ci guardavano ma digiunando (che invidia!), due degli amici ci hanno invitato a casa loro per il the del pomeriggio e per mostrarci la loro bella casa (una reggia, nuova nuova, con gigantografia di.. Venezia!), dove ovviamente hanno allestito un secondo pranzo. Pieni come non mai siamo tornati verso casa a rinfrescarci sperando di non collassare dal cibo, attendendo l'ennesima cena della sera... aiuto! Prima di arrivare Tasbolat e Gulya ci hanno portato sul ponte sopra il fiume che segna il divisorio naturale tra continente europeo e continente asiatico, ed eravamo lì, due esponenti dell'uno e dell'altro, mai visti prima eppure ormai così vicini! La cena per fortuna è stata più tranquilla a livello di quantità e poi oramai avevamo perfezionato la tecnica anti-riempimento piatto: mangiare lentissimo e far finta di masticare sempre qualcosa, così vedono che stai mangiando e ti lasciano un pace! Dopo altre mille foto, risate, traduzioni maccheroniche e strette di mano si chiude per noi l'ultima serata con i nostri nuovi amici.
Domani si riparte verso sud e inizia una nuova settimana.ed eravamo l'Questa volta per fortuna è stata più tranquilla a livello di quantità e poi oramai avevamo perfezionato la tecnica anti-riempimento piatto: mangiare lentissimo e far finta di masticare sempre qualcosa, così vedono che stai mangiando e ti lasciano un pace! Dopo altre mille foto, risate, traduzioni maccheroniche e strette di mano si chiuse per noi l'ultima serata con i nostri nuovi amici.
Domani si riparte verso sud.

Giorno di viaggio 15
19/6/16

E' giunto il momento degli addii, che non piacciono a nessuno. Tasbolat e Gulya ci accompagnano con l'auto fuori dal villaggio, non prima di avermi lasciato un messaggio sul serbatoio, che mi ha quasi commosso. Ricevo anche un fiore da ciascuna delle piccoline che in questi giorni si chiedevano e ci chiedevano come mai non potessimo comunicare con loro. Eravamo i primi stranieri che incontravano.
Dopo abbracci e auguri riprendiamo la nostra strada intorno alle 10:30 e ci dirigiamo verso Aktobeh, la prima città grande dopo Ural'sk, in direzione Tashkent, Uzbekistan. 500 km di altro piacevole nulla fino all'orizzonte, un treentosessanta di prati e steppa sormontati da un cielo ampio e blu con graziose nuvolette che immortalo con il mio obbiettivo per portarmi a casa quei colori.
Siamo vivi, siamo pieni di bellezza e felicità dei giorni passati. Abbiamo vissuto non solo il vivo delle tradizioni ma anche la generosità di persone che hanno poco ma tutto e quel tutto lo danno col sorriso. L'amicizia è possibile con chiunque e dovunque senza barriere di lingua e cultura, basta aprirsi e lasciare che ti invada. E' uno scambio reciproco e credo che non dimenticheremo mai questa esperienza.
Durante il tragitto fantasticante ci buttiamo su uno sterrato verso una collinetta con l'intento di scattarci alcune foto senza l'asfalto di mezzo, peccato che la collina abbia una bella fossa in cima, Teo casca, io arrivo in piedi ma non so dove appoggiare la moto per aiutarlo se non sdraiandola e poi a turno ci rialziamo e ne usciamo con un bel saltino. Arrivati ad Aktobeh cerchiamo con fatica un hotel girovagando nel torrido traffico portati, o per meglio dire, presi in giro dal navigatore non aggiornato sulle chiusure al traffico odierne. Verso le 22:00 troviamo la meta ed entriamo in una bella stanza con la prima doccia che vediamo da giorni. Inizio io ma nel punto di uscirne esplode i vetro della doccia e sarei rimasta col pomello in mano se non avessi fatto un salto di spavento, atterrando però sui cocci taglienti. Teo che mi stava passando l'asciugamano è basito. Purtroppo qualche ferita di fa decidere di chiamare aiuto data la pericolosità dei frantumi invisibili. L'hotel ci chiama un ambulanza e andiamo a fare un check nell'ospedale vicino. Siamo a posto e veniamo medicati. La sfiga mia è che ovviamente avendo taglietti su mano e piede destri, mi cuoceranno negli stivali e guanto, ma ci è andata bene, come mi fa notare mio fratello al telefono, potevamo avere avuto schegge negli occhi..! Quindi non ci amentiamo. Al ritorno ci spostano in una camera deluxe ma niente scuse da parte dell'albergo.
Memo: stanza standard 9000 tinghe (ca 18 euro), ma i vetri sono da galera.
Come disse qualcuno 'domani è un altro giorno', eh si, si va avanti, inizia una nuova settimana.