giovedì 14 luglio 2016

Diario di bordo - Quarta settimana di viaggio

Giorno di viaggio 23
27/6/16

La prima missione della giornata è cambiare hotel e procurarci una sim card locale. Per quest'ultima ci viene in aiuto la sorella della megera affitta-bettole, venuta ad aprirci il cancello della "villa", e che ha uno spirito decisamente più simpatetico nei nostri confronti. Ci accompagna in un negozio e ci presta il suo documento per farci rilasciare la sim. Poi partiamo alla ricerca dell'hotel e dopo poco girare nella calura troviamo fortuitamente l'Hotel Boston e il suo gentilissimo staff che ci fa uno sconto sulla camera e ci spiega come funzionano la città, il suo peculiare black market per cambiare il denaro e i trasporti. Addirittura ci prestano dei 'sum' (valuta locale) per poter prendere il taxi e andare al centro.
Un'altra missione della giornata è andare al Ministero degli Affari Esteri a chiedere una proroga del visto dato che ci rimangono soli quattro giorni di permanenza e io dovrei tornare in Italia per il matrimonio della mia amica storica Marianna che si sposa il 30 di questo mese. Il nostro visto scade il primo di luglio e abbiamo un solo ingresso al paese. Dopo vari tentativi con tristezza apprendiamo dell'impossibilità della proroga ed iniziamo a vagare per il centro della città.
Scendiamo nella metro che dicono sia bellissima. Altri controlli di passaporto ci bloccano in stazione ma fanno si che due studentesse si interessino alla nostra "stranierità" e ci chiedono se possono unirsi al nostro giro turistico per poter far pratica col loro inglese. Non ci fa che piacere avere due ciceroni, anzi, "cicerine" che ci accompagnano in città vecchia a vedere i monumenti principali, in particolare il grande complesso architettonico di Khazrati Imam che include bellissime moschee, madrassah e mausolei, tutti decorati di azzurri e blu, i colori del cielo. Visitiamo anche un museo di artigiani dove ammiriamo la scrittura calligrafica e l'intaglio del legno.
Giunta sera rientriamo in hotel e ceniamo in uno stranissimo posto russo dietro l'angolo con grandi tavoli di vetro con dentro acquari con pesci e dove una giovane cameriera non smetteva di riempirci i bicchieri, rubarci i tovaglioli e fissarci mentre mangiavamo.
Hotel Boston 33 dollari con colazione. Che paese caro.

Giorno di viaggio 24
28/6/16

Lasciamo Tashkent diretti verso le montagne ad est e il lago Charvak per una gita nel verde e, speriamo, nella frescura. Il percorso attorno a lago è un riposo per gli occhi e ci nutriamo dei suoi colori che non vedevamo da un po': azzurri, blu, turchesi, verde acqua. La polizia non manca di fermarci dopo averci sorpreso a scattare normalissime foto da turista, tenendoci un ora sotto il sole esaminando tutti gli scatti precedenti. Io già temevo di dover cancellare tutto quanto avendo percepito parole come 'proibito', 'foto', 'Uzbekistan', ma poi per fortuna ci lasciano andare. Scopriremo solo in seguito che quel giorno il presidente del paese era in villeggiatura da quelle parti..! Sbagliando strada quasi entriamo in Kyrgystan, di cui già si intravedono le montagne da dove siamo noi; il confine è vicino. Altro controllo, ma nell'occasione conosciamo tale Rinato, un uzbeko che parla un italiano perfetto e ovviamente scattano le chiacchiere. Facciamo dietrofront ritrovando la strada del lungolago e ci fermiamo a pranzare in un grazioso cafè locale con tavoli all'aperto dove passiamo un po' di tempo con una famiglia in vacanza che ci invita al tavolo. Mangiamo shaslik (spiedini di carne ovina o bovina alla brace) e beviamo the nero raccontando le nostre vicende. Nel pomeriggio ad un certo punto ci accorgiamo in una fermata fotografica che il mio posteriore è forato... sdraiamo la moto a terra e smontiamo, ma il copertone non si stallona. Un passante gentile si offre di accompagnare Teo in un 'officina' locale dove con una morsa e quattro attrezzi riescono a cambiare la camera d'aria. Si trattava del chiodo sfigato..! Due ore dopo siamo di nuovo in sella nelle prime luci del tramonto che cambiano l'aspetto del lago e delle montagne. L'azzurro dell'acqua diventa argentato e sono tante le fermate per le foto quand'ecco che sentiamo rombi di motori di moto! Arriva un gruppetto di motociclisti uzbeki che subito si fermano a presentarsi. Pacche sulle spalle, foto di gruppo, voci sovrapposte, la curiosità è tanta, ci invitano a proseguire con loro fermandoci a cenare assieme in un posto sulla costa del lago. Uno di loro, Sarvar, ci offre alloggio per la notte dato che la sera si avvicina e non abbiamo ancora scelto dove andare. E dunque via assieme, per una cena in un posto affollato di giovani e villeggianti dove ci scambiamo racconti ed informazioni sulle rispettive vite. I ragazzi sono di età assortite e guidano moto sportive su cui spiccano gli adesivi del celebre number 46, il nostro The Doctor italiano, conosciuto fino a qui. C'è anche una ragazza russa che si chiama Valentina, amica di Sarvar, fa da passeggero sul CBR coraggiosamente in magliettina e sandali.
A sera Sarvar ci conduce a casa di suo fratello, fuori città per lavoro, ci molla chiavi e tutto quanto e ci da appuntamento per la colazione dell'indomani. Incredibile come siano spontanei, generosi ed ospitali, non ha voluto che pagassimo nè la cena nè la spesuccia fatta in un supermarket poco prima e poi ci ha dato le chiavi in mano così come fossimo amici di vecchia data.

Giorno di viaggio 25
29/6/16

La stanchezza ci tiene sul materasso fino alle 9:30, dopo aver preparato le moto ci incotriamo col nostro nuovo amico e Valentina, per un brunch delle 11.30. Ci portano a mangiare in un ristorante con tante yurts (le tende tradizionali) dove mangiamo una tartare di carne, una zuppa con raviolini e dell'ottimo pesce di fiume in una frittura leggerissima. Il tempo vola raccontandoci dei nostri paesi e di moto. Che dispiacere dover ripartire a causa del visto, sarebbero amicizie da approfondire. Sarvar ci scorta in moto verso il confine della città e ci separiamo. Il termometro tocca i 40 gradi e noi abbiamo davanti 350 km per raggiungere Samarcanda. Il viaggio richiede diverse tappe per rinfrescarci poichè l'aria che entra nei vestiti è calda, ed in una di queste pause incontriamo Michel e la sua bici. E' in viaggio per il mondo con la moglie da quasi tre anni! Lei è incinta di cinque mesi e ha preso il treno per evitare un po' di calura, lo aspetta a Samarcanda quindi probabilmente li reincontreremo.
Lasciamo i contatti a Michel e ripartiamo augurandoci di trovarci l'indomani, lui ha qualche ora di svantaggio e campeggerà, noi arriviamo in città col buio ma avevamo già prenotato un alloggio quindi non ci resta che raggiungerlo seguendo il GPS.
Hotel Lux (di nome ma non di fatto) 25 dollari con colazione.

Giorno di viaggio 26                                              
30/6/16 

Giornata dedicata alla visita di Samarcanda e le sue meraviglie. La città decantata in numerose opere antiche, famosa per i suoi commerci di sete, spezie, pietre preziose e molto ancora, celebre porta tra medioriente ed oriente. Una meta imperdibile per i viaggiatori sulle Vie della Seta, che finalmente incrociamo coronando uno dei nostri piccoli-grandi sogni. La città è imperlata di monumenti come moschee, mausolei e madrassah, luoghi di studio del corano. I monumenti non solo rappresentavano luoghi di studio o di culto ma erano spesso eretti per onorare persone importanti come doni tra re e regine, di cui poi portano il nome. Come già in Turkistan e in Tashkent ci siamo immersi nei colori della città antica: ocra, siena, terra bruciata, in cui sono incastonati i blu, gli azzurri e l'oro delle decorazioni che, come abbiamo appreso nella bottega di calligrafia, racchiudono messaggi tra i ghirigori elaborati. Lettere che diventano motivi complessi e formano parole, ma nascoste nei motivi decorativi. All'interno degli edifici siamo rimasti estasiati dallo splendore degli arabeschi e minuzia di dettagli. Gran parte dei monumenti erano pressochè distrutti all'inizio del XX secolo ma col crollo dell'unione sovietica si è dato il via ai restauri che dal 1978 ad oggi ce li hanno restituiti nel loro originario splendore.
Dopo varie ore di turismo puro siamo tornati in hotel per incontrare a sorpresa Michel e la sua compagna Suzanna con le loro inseparabili bici..! Ci siamo dunque seduti in un localino vicino per poi ritrovarci a passare lì tutta la serata a parlare, bere the nero e mangiare fino a che la stanchezza ci ha fatto ritirare tutti quanti. Per l'indomani un audace compito: puntare la sveglia alle 5:30 per presentarci per tempo alla dogana col Tagikistan, dato che ci scade il visto e se ci fossero contrattempi ci occorre un margine utile. Altri saluti e baci premauri e auguri di buona strada.

Giorno di viaggio 27
1/7/16

Il miracolo di svegliarci presto è accaduto ma con un rendiconto: nè io nè Teo abbiamo dormito bene. Io per qualche malessere ho congelato e avuto brividi metà notte, per poi avere nausea e sudare freddo l'altra metà; Teo infastidito dai miei movimenti e furti di coperte, momenti idilliaci dei viaggi di coppia. Ciònonostante siamo riusciti a metterci in sella alle 7:00, fiondarci a fare le ultime foto all'ultimo monumento della lista 'must-see' a Samarcanda e alle 8:30 eravamo già in strada diretti alla frontiera di Bekabat dopo averne chiesto la conferma di apertura con una telefonata al consolato prima di incappare in qualche problema, visti i nostri precedenti. Dopo un viaggio di 230 km sotto 45 gradi di sole senza nuvole, giungiamo al confine ma come volevasi dimostrare i militari ci danno la brutta sorpresa: chiusa anche lì, dobbiamo andare 50 km più a nord.
Corriamo dunque verso la meta che raggiungiamo alle 14:00 e con grande sollievo usciamo "solo" due ore dopo con il solo fastidio di un controllo importuno e impertinente di tutte le foto presenti sui nostri telefonini da parte delle guardie uzbeke. Per fortuna non hanno notato la borsa della macchina fotografica se no si faceva notte. Varcato il confine con il Tagikistan siamo stati catapultati in un posto montagnoso con tanta foschia all'orizzonte, abitato da fisionomie molto diverse dall'Uzbekistan. Meno occhi a mandorla e chi li aveva erano meno pronunciati, con più palpebra e meno zigomi. Mi aspettavo meno differenze improvvise e più transizione graduale tra un paese e l'altro, invece sembra che tra paesaggi e tipologie di volti il confine sia molto marcato. Arriviamo sudati e stravolti nella cittadina di Khujand, verso le 19:30 e prendiamo alloggio presso un hotel-pensione dove Teo contratta uno sconto da 40 a 25 dollari per un grande appartamento, l'unico rimasto libero. Una doccia rigenernte e cenetta al fresco sul fiume, per soli 3,5 dollari, ci rimettono in sesto. Dopo cena decidiamo di fare dessert con un anguria regalataci da una pattuglia di poliziotti che ci avevano fermato lungo la strada. Ci aspettavamo di aver fatto chissà cosa ed invece volevano scambiare due chiacchiere. Alle 22:30 siamo nel mondo dei sogni con la sveglia puntata di nuovo alle 5:30.
Hotel Armon Apart, 25 dollari in due.

Giorno di viaggio 28
2/7/2016

La giornata inizia con il suono della tromba della sveglia di pre-adunata dell'Esercito Italiano, suoneria che Teo usa da qualche giorno per dare un ulteriore tocco di ilarità alle nostre tragicomiche levatacce. Solo che nessuno dei due è pronto a compiere la missione e ignorandole torniamo a chiudere gli occhi.
Ciò che però io non posso ignorare sono dei forti crampi alla pancia; pensando sia l'eccessivo frescolino del mattino mi copro con le lenzuola. Poche ore dopo ci alziamo e facciamo colazione con l'altra metà dell'anguria avanzata ma io continuo ad accusare crampi e mi ridistendo un oretta. Mi sveglia definitivamente il mal di pancia e questa volta non ci sono dubbi: si preannuncia una giornata letteralmente di cacca, spero solo di riuscire a partire in moto!
Avremmo da percorrere altri 350 km fino a Dushanbe ma oltre 200 di essi sono passi di montagna quindi si deve essere concentrati. Torno a letto ma il destino della giornata sono tappe letto-bagno, bagno-letto, così nel primo pomeriggio confermiamo un altra notte presso l'hotel che grazie al cielo ha un letto enorme e comodissimo. Verso le 17 sentendomi meglio facciamo un esperimento di passeggiata in centro in cui però mi devo fermare ogni 5 minuti a sospirare sul mio triste destino; meglio dormirci su. Poco dopo sono di nuovo a letto con migliori propositi per l'indomani.

Giorno di viaggio 29
3/7/16

Stavolta ce la facciamo. 5:30 giù dal letto rinati, siamo in sella alle 6:40. Ci godiamo i 24 gradi del mattino salendo sulle montagne tra Khujand e Dushanbe salendo fino a 2500 mt e riprovando dopo settimane cosa vuol dire avere freddo. Meravigliosi paesaggi si aprono ad ogni curva: montagne rocciose, erbose, terrose, rosso ferro, strati di ere geologiche, cespugli ed erbe selvatiche. L'asfalto non è in condizioni eccelse e bisogna tenere gli occhi aperti ma tanto non abbiamo fretta essendo partiti presto. Ci divertiamo a fare foto e video e sono molti i 'wow' espressi nel tragitto. Proviamo anche l'adrenalinica emozione del tunnel di Anzob: una manciata di km di buio puro che farebbero ritrovare la voglia di pregare agli atei, senza elementi riflettenti nè luci, con frane interne, pozze d'acqua e voragini di vari mq a sorpresa, perfino alcuni cartelli di pericolo posizionati in mezzo alla corsia ma non riflettenti quindi da schivare all'ultimo minuto. Veicoli che sorpassano improvvisamente con fari più forti dei nostri che sembrano lumini di candela a confronto, insomma, seri minuti di paura consapevoli dell'assenza di uscite di sicurezza. Sopravviviamo.
Infine scendiamo dalle cime per rituffarci nei 40 gradi barbecue della città. Individuiamo il Green House Hostel di cui avevo visto alcune foto su internet in cui comparivano varie moto parcheggiate e difatti al nostro arrivo troviamo con piacere altri viaggiatori su due ruote, sia motorizzate che non, e tanti come noi diretti in Pamir. Trascorriamo una bella serata tra chiacchiere e racconti di viaggi, conosciamo Lia, viaggiatrice in solitaria dalla Germania, Bruce e Brad, un Australiano e un Sudafricano partiti assieme dalla Scozia freschi di patente e di moto, diretti in Thailandia, alcuni ciclisti da varie parti del mondo di cui non ricordo il nome, ognuno con la sua storia e gli occhi brillanti delle emozioni della propria avventura, desiderosi di raccontare e chiedere. E' bello trovare gente che condivide la stessa pulsione per il viaggio e la scoperta, che ti porta a compiere imprese che non ti saresti mai aspettato, ed invece ti ritrovi tutti nello stesso ostello in una piccola città del Tajikistan incrociando le strade ed attendendo esaltati di percorrere una delle più belle strade del mondo.
Green House Hostel 9 dollari a testa in dormitorio, con colazione.