mercoledì 22 giugno 2016

Diario di bordo - Seconda settimana di viaggio

Giorno di viaggio 9
13/6/16

La sveglia è suonata e l'abbiamo ignorata quanto bastava per farci partire alle 10:00. I chilometri sono scorsi lenti mentre i pensieri li superavano veloci. Stavamo abbandonando l'ultima grande capitale del continente Europeo per iniziare la parte più attesa del viaggio: l'Asia.
Ho attraversato in lunghe immaginazioni le nazioni che ancora ci attandevano. Chissà come sarà tutto... come quando si crede di aver sognato per ore ed invece sono passati solo pochi minuti, mi ridesto dai pensieri con solo 150 km in più sul contachilometri, oggi non sta passando più. Strada dritta, benzinai, alberi a muro a destra e sinistra e tanti, troppi camion puzzolenti. Sosta caffè, sosta benzina, un po' di noia, alle 14:00 ci fermiamo per pranzo in un motel-ristorante attirati dal fatto che ci fossero davanti molte machine. Entriamo per trovare una numerosa ma poco chiassosa famiglia parcheggiata intorno a due lunghe tavolate. Ci stupisce il vociferare molto basso, mica come in Italia dove 5-6 persone fanno caciara per 10. Dopo uno scambio di gesti con l'oste paghiamo 800 rubli per pranzo a sorpresa per due. Ci portano zuppa di bietole e carne (brotch, quella buona che ci aveva servito anche Kristina) e spezzatino su letto di purè di patate. Ci è andata bene. Gonfi e sonnolenti per il cibo fin troppo abbondante ci rimettiamo in moto per altri 150 km circa poi cediamo alla stanchezza e noia e ci appostiamo in un motel discreto e super economico a Zarechye. Per fortuna non dobbiamo più fare grosse tirate in moto. Abbiamo stimato sui 300 km al giorno per arrivare in Uzbekistan intorno al 25 giugno. Il visto ci scade il 1 luglio, è quello più breve che abbiamo ma daltronde siamo partiti con qualche giorno di ritardo, ci adattiamo alle circostanze. Direzione Samara, ultima città prima del confine e poi si entra in Kazakhstan, riscendendo verso sud. Infatto oggi faceva più caldo, chissà se è per quello.
Camera per due 1200 rubli (ca 17 euro)

Giorno di viaggio 10
14/6/16

Oggi note veloci, ho usato tutto il tempo in cui di solito scrivo il diario per poter pubblicare il blog. Abbiamo percorso circa 350 km in direzione Samara, pranzato con borsch (ormai siamo affezionati) e ravioloni lungo la strada, visti troppo incidenti, sventato alcuni. Le strade sono un cimitero: su ogni lato fiori e lapidi commemorative. Camionisti pazzi e gente contromano sempre. Se c'è una colonna e tu stai procedendo nel lato libero, aspettati di schivare le macchine dei furbi che volendo saltare la fila iniziano a percorrere la tua corsia come se fosse la loro. Peccato ci siano solo due carreggiate. A sera siamo giunti a Gorodishchenskiy Rayon dove abbiamo affittato una stanzetta da 1000 rubli da tre simpatiche signore che gestiscono una struttura 24h su 24. Cenetta e qualche ora per scrivere il blog. Giornata tutto sommato easy.
Note: anche se fai notare alle persone che tu non parli nè capisci il russo, tutti vanno avanti come se ti stessero infondendo il potere della comprensione, e si "arrabbiano" se permani perplesso. Doh..

Giorno di viaggio 11
15/6/16

Caldo, polvere tutto il giorno, trovare un bancomat è un miraggio. Ho perso il conto dei chilometri, tutta la solita statale, solo il paesaggio inizia a cambiare: ci sono meno alberi e più spazi aperti e sempre più secchi. Prenotiamo, durante una sosta al benzinaio, una guest house per quando entreremo a Samara, che si rivela molto carina nonostante la puzza di uovo marcio dei suoi impianti idrici (qui non c'è una buona rete idrica, scavano e si servono dalle linee d'acqua naturali sotterranee), comunque zolfo o non zolfo almeno ti puoi lavare. La struttura è tutta di legno e sa di rustico, non da ultimo ha il parcheggio interno. Troviamo un centro commerciale nei paraggi dove finalmente prelevare e ne approfittiamo per procurarci una cena a base di salmone affumicato made in Russia e quello che credevamo fosse caviale invece erano uova di lompo. Notte caldissima e sudosa.
Guest House Izba, 950 rubli (13 euro)

Giorno di viaggio 12
16/6/16

Questa è una giornata iniziata in un modo e finita in un altro. Lasciamo l'hotel di legno e i suoi solforosi sanitari per rituffarci nell'afa polverosa della città di Samara, venendo spinti dal navigatore attraverso le vie del centro, dal traffico caotico e pericoloso. Le auto sfrecciano zigzagando per tentare di evitare le numerose buche voraginose nell'asfalto. Sorpassarli è una scommessa con il destino perchè non sai se da un momento all'altro sterzeranno a tutta birra per evitare un cratere. Sudati e impolverati imprechiamo a turno negli altoparlanti delle nostre radio nel casco, fino a che ci lasciamo finalmente alle spalle la rovente città.
Neanche 20 km fuori la moto di Teo lancia nuovamente i suoi segnali di imminente spegnimento, problema che ha iniziato a dare già da qualche giorno. Teo ha spiegazioni più esaustive in merito, ma il problema sembra avere a che fare con la pompa di benzina che riempie un piccolo serbatoio a caduta prelevando il liquido dal serbatoio posteriore da 20 lt che ha costruito. Ci fermiamo ovviamente sotto il sole e Teo decide che è il momento di bypassare il serbatoio a caduta e pompare direttamente nel carburatore, poi la toglie la pompa per un esame e la trova sporca di truciolini, avrebbe dovuto metterci un pre-filtro. Convinto che quello fosse il problema sostituisce la tubatura, la pompa con quella di riserva, ripartiamo ma dopo 20 km siamo di nuovo fermi. Ci fermiamo al primo benzinaio per un paio d'ore a rifare i lavori. Nell'occasione pranziamo e studiamo il da farsi col percorso della giornata: tenteremo ugualmente il passaggio di frontiera, sperando di trovarla aperta anche nel tardo pomeriggio. Sono già le 16:00 ma se prenotassimo un motel nella prima città dopo il confine che dista meno di 100 km dalla dogana, potremmo star tranquilli di avere perlomeno già un posto dove stare anche se imbrunisce. Ripartiamo alle 16:30 e ogni 20 km tocca fermarsi a far ripartire la moto, almeno alcune volte il posto è fotografabile così anche io ho qualcosa da fare. La regolarità del problema fa percepire a Teo che non è una questione di pompa difettosa, ne ha già cambiate due, piuttosto sembra che la pompa meccanica che monta non abbia abbastanza spinta per andare a riempire il serbatoio a caduta, infatti ogni volta che si svuota sono passati 20 km, l'autonomia precisa dei litri del serbatoietto. Domani toccherà cercare una pompa elettrica. Siamo 3 ore di fuso orario avanti rispetto all'Italia e iniziamo a notare che il sole tramonta prima del previsto, 21:00 anzichè le 22:00 dell'Europa dell'est-Russia occidentale.
Giungiamo in dogana verso le 19:00 e ne usciamo molto più semplicemente che in Russia ma lo stesso perdendo una buona ora e mezza, tra le occhiate e risatine dei presenti che si chiedono da dove proveniamo con le uniche moto in circolazione. L'ingresso in Kazakhstan ci concede un momento molto suggestivo, il sole arrossava il cielo e una vasta pianura si stagliava all'orizzonte e tutto intorno a noi senza interrruzione. Una raffigurazione dell'espressione 'a perdita d'occhio', orizzonte fuso con l'inizio del cielo. I campi e i prati avevano l'aspetto del velluto e si coloravano via via coi bassi raggi dell'ultimo sole che si spegneva nello specchietto retrovisore. Ci siamo poi fermati in un benzinaio a far rifornimento e scorta d'acqua quando due uomini kazaki ci hanno fermato per chiederci curiosi riguardo alle nostre moto intuendo che eravamo in viaggio. A sentire il nostro racconto ci hanno invitato a casa loro, era un padre di famiglia col fratello di rientro da Samara per delle commissioni e voleva farci conoscere la sua famiglia! Così ci hanno fatto strada verso Ural'sk, con le solite interruzioni ogni 20 km di Teo, e abbiamo conosciuto la numerosa famiglia di Tasbolat e abbiamo cenato con loro e altri amici che erano stati invitati per l'occasione. Tra le chiacchere ci hanno letteralmente rimpinzato con riso con carote e carne, pomodori e aneto, formaggio home-made, datteri e the con latte e zucchero e ovviamente un immancabile brindisi a vodka, al quale non puoi sottrarti nemmeno con il soccorso di google translator. La casetta era spoglia di suppellettili e quadri ma decorata dai motivi impressi nella carta da parati, nei tappeti e sui divani e i cuscinoni stesi a terra su cui sedevamo. Non tutti hanno la doccia in casa nei villaggi e loro erano di questi, e non abbiamo potuto rinfrescarci dopo la terribile afa della giornata (misto polvere). Dopo cena il nostro nuovo amico Tasbolat con la moglie Gulya e una coppia di amici, Aslan e la moglie, ci hanno voluto portare nel centro della città per farci ammirare alcuni dei loro monumenti by-night e continuavano a scattarci foto molto turistiche davanti ad essi. Tutti si stupivano del nostro non essere sposati e non avere figli, certamente un cambio di cultura improvviso anche per loro. Al ritorno ci è toccato un rito di cui avevo sentito parlare: il famigerato yoghurt fermentato....! Una specie di crema frizzante semi-alcolica, parecchio disturbante per i sensi che ho faticato a deglutire immaginandomi seduta al bagno in preda ai crampi. Poi, ormai alle 3:00 di notte, ci siamo buttati sui cuscinoni preparti per noi in salotto e abbiamo detto addio al mondo in un caldo esagerato.

Giorno di viaggio 13
17/6/16

La giornata si è accesa intorno alle 10:30 quando il fratello di Tasbolat, Mirbol, ci esortava a prepararci per andare in città a cercare il pezzo della moto per Teo. La missione: trovare una pompa elettrica di benzina scortati da due aspiranti meccanici che però non avevano una grande idea di cosa Teo stesse cercando. Gli unici indizi: uno scarabocchio di Teo e una traduzione da Google Translator che ha fatto scuotere molte teste. Il giro della mattina è stato molto caldo e purtroppo infruttuoso. Al ritorno ci aspettava un grande piatto ironicamente fumante di cucina tradizionale kazaka per eccellenza: il Beshpazmak. Significa 'cinque-dita' e si chiama così perchè si mangia con le mani attingendo tutti assieme dal grande vassoio, ed è composto da uno strato di pasta larga e piatta (tipo quella delle lasagne) con sopra uno strato di carne e grasso di cavallo, con sopra uno strato di patate e cipolle guarnito con aneto. Il tutto è precedentemente cotto assieme e il brodo, molto saporito, che ne deriva viene servito subito dopo aver mangiato. Si accompagna con una bevanda di latte e riso fermentati.. sento già cupi movimenti gastro-intestinali.
Dopo pranzo i nostri valorosi accompagnatori meccanici-wanna-be hanno riportato Teo in centro per un secondo round alla ricerca del pezzo mentre io sono rimasta a casa a conoscere meglio le figlie, nipoti, nuore e altre donne di casa, quelle che rimangono appunto a svolgere le mansioni casalinghe, e le adorabili figlie di Tasbolat di 2 e 3 anni con le loro paffute faccette con occhi a mandorla a cui ho rubato qualche scatto per poi ritrovarmele in posa, mi hanno scoperto, bastava chiedere!
Dopo alcune ore i valorosi tre hanno riportato a casa il bottino per la moto, montato con successo e poi ci è stato concesso l'onore di una doccia nella stanza-sauna della suocera che abitava li vicino. Rinati, ci attendeva un nuovo invito a cena come tradizione vuole nel loro periodo di Ramadan, si invitano a turno gli amici a casa dopo le 22:00, una volta osservato il digiuno da cibo e acqua della giornata. Il digiuno viene praticato da uno o più membri della famiglia, generalmente il padre. Ad ogni modo ci siamo trovati davanti ad ancor più amici e parenti! Siamo diventati le star del momento, tutti ci chiedevano cose, curiosità sul viaggio e su di noi sulla nostra vita, sulla nostra italianità e la stranezza di vedere due in giro a zonzo senza lavorare e soprattutto senza essere sposati! Questa comunità di amici hanno tutti sui 30 max 40 anni e hanno almeno tre figli a testa se non quattro, quindi immaginate lo sgomento che creiamo noi.
In questo nuovo tuffo nelle tradizioni abbiamo capito che la tavola va imbandita mettendo già quasi tutto quello che si mangerà durante il pasto, poi vengono portate le bevande, iniziando dal latte fermentato col riso o altro cereale, che a noi risulta imbevibile. Poi viene servito il famoso Beshpazmak e tutti attingono dal vassoio anche se per noi e i commensali più lontani è stato istituito il piattino con forchetta. In tavola verdure come pomodori, peperoni, cetrioli, barbabietole, crudi o in insalata, altra carne di cavallo essiccata tra cui le interiora. Dopo il piattone pricipale si beve il brodo di cottura ma non prima di essere stati ingozzati fino allo sfinimento, ti riempiono il piatto quando nemmeno hai finito, questo per due, tre, quattro volte e non serve aver imparato a dire di no in kazako. Si beve the con latte e zucchero, anche quello è no-stop refill, finchè scoppi bevi. Durante il pasto ad un certo punto ognuno dei commensali a turno dice delle parole di ringraziamento e di desiderio (augurio per qualcosa o qualcuno) mentre gli altri ascoltano in silenzio. E' toccato anche a noi dire qualcosa, prima abbiamo fatto parlare google translator per farci capire e poi hanno voluto una versione in italiano mentre ci fotografavano e ci filmavano.
Dopo mangiato si portano le mani unite a scodella vicino al petto e uno recita una preghiera, mentre con le mani praticamente il concetto è quello di contenere le parole che ti scivolano dentro fermandole al cuore, poi ci si porta le mani al viso e si fa il gesto come di versarsi sul viso le parole dicendo un 'ah' di soddisfazione. Successivamente ci si sposta sui divani e cuscinoni da pavimento e credi di aver finito e di essere sopravvissuto anche stavolta, ma invece no, mentre chiacchieri coi commensali noti con timore con la coda dell'occhio che la padrona sta portando delle altre cose, dolci per l'esattezza, e mica pochi: torte, dolcetti, paste, frutta fresca e secca, formaggio, noci, marmellate, creme, coppe con miglio tritato, zucchero per altro the e una cosa simile al burro ma con la consistenza più spumosa. Fatichiamo ad arrivare alla fine e iniziamo a sognare la partenza dell'indomani, non perchè non gradiamo la fantastica compagnia degli ospitali amici, ma per dare tregua ai nostri stomaci davvero provati. Invece ci si palesa un nuovo invito per domani da un'altro di loro, non presente alla cena, che 'dobbiamo assolutamente conoscere'. La partenza viene conseguentemente rimandata di un altro giorno..! Abbiamo già "paura" ma come rifiutare? E poi al mattino vogliono portarci al museo della città dove vedere la storia del Kazakhstan. Troppo gentili. Tornati al villaggio collassiamo in un sonno senza sogni ma pasciuti.

Giorno di viaggio 14
18/6/16

Puntata ieri la sveglia alle 9:00 ci svegliamo scoprendo che sono le 10:00, in mancanza di connessione internet da qualche giorno i nostri telefoni non hanno aggiornato correttamente il fuso orario. Nonostante ci fossimo svegliati con la cena ancora nello stomaco, per colazione troviamo uova fritte coi wurster e delle specie di crepes alla crema..buongiorno stomaco! Partiamo alla volta del centro città e visitiamo il museo, molto ben fatto che racconta la storia del Kazakhstan dalla preistoria allo scioglimento dell'Unione Sovietica, poi la chiesa ortodossa tutta dipinta all'interno in cui stavano spargendo erba profumata per celebrare una festa di inizio estate. Camminiamo e camminiamo, sciogliendoci sotto il sole, con le pance ancora piene di abitudini troppo nuove quando siamo stati condotti a sorpresa in un altro ristorante in cui ci attendevano quattro altri amici di Gulya e Tasbolat dove senza nemmeno avere il tempo di dire nulla è arrivata carne di cavallo in spezzatino e spiedoni enormi di agnello. Decisamente non un posto per vegani. Io che non lo sono, ma che non ho mai mangiato cavallo per scelta dato che facevo equitazione e considero il cavallo come un cane, non ho avuto scelta e non avrei potuto tradurlo, cavallo per me uguale cane? Qui non hanno cani come animale da compagnia (infatti si vedono in giro randagi in piccoli branchi di 4-5). Come se non si fosse mangiato abbastanza, mentre alcuni di loro ci guardavano ma digiunando (che invidia!), due degli amici ci hanno invitato a casa loro per il the del pomeriggio e per mostrarci la loro bella casa (una reggia, nuova nuova, con gigantografia di.. Venezia!), dove ovviamente hanno allestito un secondo pranzo. Pieni come non mai siamo tornati verso casa a rinfrescarci sperando di non collassare dal cibo, attendendo l'ennesima cena della sera... aiuto! Prima di arrivare Tasbolat e Gulya ci hanno portato sul ponte sopra il fiume che segna il divisorio naturale tra continente europeo e continente asiatico, ed eravamo lì, due esponenti dell'uno e dell'altro, mai visti prima eppure ormai così vicini! La cena per fortuna è stata più tranquilla a livello di quantità e poi oramai avevamo perfezionato la tecnica anti-riempimento piatto: mangiare lentissimo e far finta di masticare sempre qualcosa, così vedono che stai mangiando e ti lasciano un pace! Dopo altre mille foto, risate, traduzioni maccheroniche e strette di mano si chiude per noi l'ultima serata con i nostri nuovi amici.
Domani si riparte verso sud e inizia una nuova settimana.ed eravamo l'Questa volta per fortuna è stata più tranquilla a livello di quantità e poi oramai avevamo perfezionato la tecnica anti-riempimento piatto: mangiare lentissimo e far finta di masticare sempre qualcosa, così vedono che stai mangiando e ti lasciano un pace! Dopo altre mille foto, risate, traduzioni maccheroniche e strette di mano si chiuse per noi l'ultima serata con i nostri nuovi amici.
Domani si riparte verso sud.

Giorno di viaggio 15
19/6/16

E' giunto il momento degli addii, che non piacciono a nessuno. Tasbolat e Gulya ci accompagnano con l'auto fuori dal villaggio, non prima di avermi lasciato un messaggio sul serbatoio, che mi ha quasi commosso. Ricevo anche un fiore da ciascuna delle piccoline che in questi giorni si chiedevano e ci chiedevano come mai non potessimo comunicare con loro. Eravamo i primi stranieri che incontravano.
Dopo abbracci e auguri riprendiamo la nostra strada intorno alle 10:30 e ci dirigiamo verso Aktobeh, la prima città grande dopo Ural'sk, in direzione Tashkent, Uzbekistan. 500 km di altro piacevole nulla fino all'orizzonte, un treentosessanta di prati e steppa sormontati da un cielo ampio e blu con graziose nuvolette che immortalo con il mio obbiettivo per portarmi a casa quei colori.
Siamo vivi, siamo pieni di bellezza e felicità dei giorni passati. Abbiamo vissuto non solo il vivo delle tradizioni ma anche la generosità di persone che hanno poco ma tutto e quel tutto lo danno col sorriso. L'amicizia è possibile con chiunque e dovunque senza barriere di lingua e cultura, basta aprirsi e lasciare che ti invada. E' uno scambio reciproco e credo che non dimenticheremo mai questa esperienza.
Durante il tragitto fantasticante ci buttiamo su uno sterrato verso una collinetta con l'intento di scattarci alcune foto senza l'asfalto di mezzo, peccato che la collina abbia una bella fossa in cima, Teo casca, io arrivo in piedi ma non so dove appoggiare la moto per aiutarlo se non sdraiandola e poi a turno ci rialziamo e ne usciamo con un bel saltino. Arrivati ad Aktobeh cerchiamo con fatica un hotel girovagando nel torrido traffico portati, o per meglio dire, presi in giro dal navigatore non aggiornato sulle chiusure al traffico odierne. Verso le 22:00 troviamo la meta ed entriamo in una bella stanza con la prima doccia che vediamo da giorni. Inizio io ma nel punto di uscirne esplode i vetro della doccia e sarei rimasta col pomello in mano se non avessi fatto un salto di spavento, atterrando però sui cocci taglienti. Teo che mi stava passando l'asciugamano è basito. Purtroppo qualche ferita di fa decidere di chiamare aiuto data la pericolosità dei frantumi invisibili. L'hotel ci chiama un ambulanza e andiamo a fare un check nell'ospedale vicino. Siamo a posto e veniamo medicati. La sfiga mia è che ovviamente avendo taglietti su mano e piede destri, mi cuoceranno negli stivali e guanto, ma ci è andata bene, come mi fa notare mio fratello al telefono, potevamo avere avuto schegge negli occhi..! Quindi non ci amentiamo. Al ritorno ci spostano in una camera deluxe ma niente scuse da parte dell'albergo.
Memo: stanza standard 9000 tinghe (ca 18 euro), ma i vetri sono da galera.
Come disse qualcuno 'domani è un altro giorno', eh si, si va avanti, inizia una nuova settimana.

martedì 14 giugno 2016

Diario di Bordo - Prima settimana di Viaggio

Giorno di viaggio 1
5/6/16


Scrivere l'inizio è sempre spiazzante, troppa carta bianca a circondare le prime timide parole (n.b. trascrivo dal diario manoscritto quindi la carta menzionata è reale).
Abbiamo lasciato Milano alle 11:40 dopo aver salutato dapprima i genitori di Matteo, poi Salva e Rosy ed infine Ciccio, che ha sopportato noi e il nostro casino in officina per settimane, con lui Stefano, per un immancabile ultima colazione italiana tra abbracci, auguri e raccomandazioni. Un bel carico di affetto di amici e parenti vicini e lontani ci accompagnerà nel viaggio, salutiamo anche i nostri amici Gorilla's Way che dall'Australia ci hanno mandato i loro super consigli (cercateli su FB perchè l'anno scorso hanno fatto Italia-Australia e ci hanno ispirato parecchio). 

Salutati e baciati tutti ci siamo diretti verso il lago di Garda prima di valicare il Brennero, dove abbiamo salutato un altro amico, Lorenzo e la sua bella famiglia, senza farci mancare una prima piccola disavventura ovvero Teo rimasto senza benzina a causa una sottostima dei consumi della moto. Fortunatamente il benzinaio era vicino e con le taniche ce la siamo cavata alla svelta.

Non abbiamo voluto esagerare coi chilometri in questa prima giornata e compiuti i 400 scarsi ci siamo accampati appena dopo Bolzano, ma abbastanza tardi coi tempi per restare chiusi fuori dalla ristorazione locale, dovendoci accontentare di una cena 'da campioni' a base di formaggio, salamini, speck e un pane durissimo al finocchietto.
ll campeggio-gioielleria sud tirolese ci ha spillato 37 euro per una piazzola e le nostre cavalcature, con poche parole in italiano e troppe già in tedesco, ma era tardi quello o quello.
Collaudiamo la tenda nuova che fortunatamente si monta rapida e senza intoppi ed anche il nuovo corredo di materassini gonfiabili mini-ma-comodi, e sacchi a pelo, mini-ma-caldi, ci regalano una prima notte di confort e sonno pesante. La prima notte di vero riposo dopo settimane no stop. Per il viaggio ci siamo concessi il lusso di rinnovare il nostro kit da campeggio, aiutati dalla sponsorizzazione di Bertoni Tende, che ci hanno fornito con mega sconto tenda e sacchi a pelo e cogliamo l'occasione di ringraziare. Devo dire che siamo felici di poter prevedere notti comode qualora dovessimo campeggiare frequentemente e ad ogni modo il sacco a pelo torna utile su letti di dubbia igiene.
Note del giorno: le Alpi ce le invidiano per un chiaro motivo, è stato bello guidare nella loro bellezza che non stanca mai la vista.


Giorno di viaggio 2
6/6/16 


La giornata di oggi è stata caratterizzata da una tirata di 700 km assai poco goduti per attraversare l'Austria nella sua interezza ed arrivare in Repubblica Ceca. Il viaggio si è svolto per fortuna in un bel clima soleggiato e temperato, interrotto da poche gocce, bei paesaggi ovunque anche se l'autostrada non è propriamente il nostro metodo preferito di muoverci.. ma tocca macinare dei km per rimanere nei tempi dei visti dei paesi centro asiatici che hanno il conto alla rovescia, in particolare l'Uzbekistan. L'Europa la visiteremo con più calma in altre occasioni e poi, dopo questo viaggio, sembrerà dietro l'angolo.
Col sedere dolorante ci parcheggiamo in un hotel/ostello in un area piuttosto desolata di Brno dove andiamo a letto senza cena, parzialmente a causa del tardo orario di arrivo e non aiutati dall'assenza di voglia di cercare cibo rimuovendoci in moto.
Colori di oggi: verdi in ogni possibile sfumatura e gradazione di colline e campi austriaci. Da riesplorare


Giorno di viaggio 3
7/6/16


Oggi ancora tanti km in autostrada, abbiamo tentato di raggiungere Varsavia da Brno (550 km) ma abbiamo avuto vari rallentamenti:
1. non siamo in grado di svegliarci presto in modalità "vacanza" (ci siamo svegliati alle 8:30)
2. non siamo veloci a caricare le moto (almeno per ora)
3. l'autostrada era piena di incidenti con conseguenti deviazioni sulle statali a lenta percorrenza
4. non da ultimo, i dolori al fondoschiena aumentavano esponenzialmente
Grazie all'internazionale Decathlon ci siamo muniti di pantaloncini da ciclista salva-chiappe, ma alle ore 21:00, senza aver ancora raggiunto la meta prefissata, ovvero Varsavia, decidiamo di fare tappa in un motel per camionisti in puro stile Shining, a una cinquantina di km dalla capitale, dove peraltro siamo gli unici clienti.
35 euro con colazione da camionista a base di uova, wurstel, formaggio, pane e un kg di burro formato triangolare che Teo scambia per formaggio addentandole un buon pezzo. Siamo a Krze Duze, Polonia. I nomi iniziano a diventare impronunciabili.
Note: stare alla larga dai camion polacchi se si vuole salvare la pellaccia.


Giorno di viaggio 4
8/6/16


Oggi abbiamo perso (che casualità) alcune ore andando a cercare un negozio di accessori moto in pieno centro a Varsavia.
Cercavamo un paraschiena per Teo che ha pensato bene di scordarselo a casa (e io ho pensato bene di ricordarmi di ricordarglielo troppo tardi, sai quelle cose da coppia tipo "te l'avevo detto di ricordarmi di ricordarti che ci saremmo dimenticati"?) e delle cover per le moto per dormire sonni più tranquilli quando le parcheggiamo la notte, dovendo lasciare le borse laterali attaccate, e tentare così di dare meno nell'occhio.
Ci siamo rimessi in marcia alle 11:15 riuscendo poi incredibilmente a compiere altri 400 km verso nord arrivando a intravedere il confine con la Lituania.
La fortuna ci conduce in un bellissimo campeggio semi deserto sulle rive di un fermo laghetto dove scatto finalmente le prime vere foto del viaggio. Gioco coi miei obbiettivi e le rifrazioni delle nuvole nell'acqua. Un simpatico gattino mi offre ulteriori spunti fotografici mentre Matteo lo vizia con le pelli delle trote che ci servono per cena. Cena con trote, birra e chiacchiere con nuovi conosciuti che si meravigliano ai racconti del nostro progetto di viaggio. Una doccia calda ci spedisce a nanna felici. Siamo a Boksze-Osada al confine tra Polonia e Lituania.
Alloggio + cibo per due 33 euro.
Note del giorno: il silenzio di questo posto ci riposa le orecchie fischianti della giornata di motore continuo, ho sentito per la prima volta dal vivo il verso degli uccelli che aprono l'album North From Here dei Sentenced, specie di cui non so comunque il nome.
Nota 2: I regalini dei miei fratelli e family illuminano le parole di questo diario, che mi hanno regalato sempre loro :-) bello portarvi con me
Ps. sono molto felice degli obbiettivi che ho scelto per il viaggio grazie ai preziosi consigli di Matteo di www.diventarefotografodiavventura.it


Giorno di viaggio 5
9/6/16


Oggi abbiamo definitivamente lasciato la Polonia alle spalle per entrare in Lituania dove ci siamo diretti verso la Hill of Crosses consigliatami dall'amico Mauro. Questo è un posto assurdo e interessante dove migliaia di croci di ogni forma e dimensione sono incastonate su una piccola collinetta meta di pellegrinaggi fin dai tempi del medioevo e che ha visto numerosi tentativi di sradicamento ed abbattimento terminati solo negli anni 80 quando è stata finalmente lasciata in pace e a disposizione dei molti devoti che ivi depositano continuamente i loro simboli religiosi, rigorosamente cruciformi. Il posto è allo stesso tempo affascinante ed inquietante, e noi abbiamo avuto l'onore di vederlo circondato da nubi trafitte da raggi di sole, una cornice assolutamente appropriata.
Siamo poi approdati in Lettonia percorrendo negli ultimi km delle bellissime strade bianche giungendo in un villaggio chiamato Nereta dove abbiamo avvistato la caserma dei pompieri locali che hanno mostrato a un fibrillante pompiere Matteo (è pompiere per davvero) la caserma e i mezzi. Dopo averci offerto caffè amarissimo e salamino locale hanno intercettato tra le parole del nostro inglese misto-gesti, il nostro bisogno di un rifugio per la notte ed hanno chiamato il padrone di una guest house lì vicino che è venuto a prenderci perchè per telefono non potevamo capire le sue indicazioni stradali. Valdis Tomsoni e la moglie Irma sono proprietari di un piccolo angolo di paradiso rurale chiamato Pilkalme immerso nel verde dei boschi e campagne Lettoni. I due ci hanno viziato, dopo un tour della proprietà restaurata in ben 27 anni di pazienza e amore, con una cenetta a base di zuppa di salmone, patate e aneto, omelette di uova fresche, formaggio da loro prodotto e un immancabile brindisi a vodka.
Dopo essere crollati nel rustico letto ci siamo svegliati in un freddo a cui non eravamo più abituati, benvenuti nel nord Europa o temerari visitatori mediterranei.
Scrivo queste righe di mattina per omissione di ieri sera, per non dimenticare i particolari, poi, vestiti da esploratori polari ci apprestiamo a rimetterci in marcia. Salutiamo Valdis con foto ricordo ed abbracci, un altro amico di questa lunga strada.
Cena + camera + colazione 40 euro
Note: il silenzio speciale dei boschi....
Colori di oggi: i verdi dei campi, azzurri e blu-nordico del cielo (è un blu diverso, più cobalto), tante nuvole a pecorelle, peccato non averle potute fotografare.


Giorno di viaggio 6
10/6/16


Ci siamo congelati percorrendo i 230 km che ci separavano dal confine russo. Se farà più freddo di così non saprò più cos'altro indossare in cima!
In realtà c'erano "solo" 10 gradi ma tenendo i 90-100 km/h ed essendo molto umido, a tratti piovigginoso, se ne percepiscono meno e io sono anche freddolosa.
In dogana infine, grande emozione di varcare un confine così lontano geograficamente su due ruote!
L'entusiasmo viene smorzato dalla severità del personale di controllo, vogliono a tutti i costi spegnere i nostri sorrisoni a 36 denti. Facce dure e tanti scuotimenti di capo, mi tocca compilare i moduli di nuovo per aver sbagliato la posizione dei dati della moto, non sia mai che uno straniero "ahhhh, Italiahhhhnoooo, ahhh da, da.." passi il confine con una virgola fuori posto. Inorridiamo alla richiesta di ispezione profonda delle nostre incasinate borse da viaggio ma per fortuna l'ufficiale cambia presto idea annoiato dopo aver solo sbirciato nei bauletti. Ce la caviamo con sole tre ore di scartoffie e mugugni, le nostre ruote si appoggiano finalmente in terra russa.
Un altra volta aiutati da Booking.com abbiamo trovato un piccolo hotel posizionato lontano dalle bettole guest-house dell'autostrada per Mosca, dove abbiamo tentato di approdare in precedenza dissuasi dai baffuti e minacciosi inquilini camionisti, sicuramente è solo questione di abitudine alle nuove fisionomie, ma per ora vogliamo riposare tranquilli e abbiamo preferito questo altro ritiro per famigliole in villeggiatura.
30 euro non son proprio pochi ma per le condizioni e posizione del posto siamo soddisfatti. Tuttavia ci troviamo nuovamente ad andare a letto senza cena per assenza totale di strutture alimentari nella zona a corto raggio e la chiusura del bar dell'hotel alle ore 20.00 ovvero 5 minuti prima del nostro arrivo, ovviamente.
Divoriamo qualche nocciolina e dattero che conservavo per emergenze (anche se mi immaginavo luoghi più sperduti per il verificarsi di questa circostanza di fame), laviamo la giornata sotto una doccia calda e a nanna. Sono sei giorni che guidiamo e iniziamo ad aver bisogno di riposarci.. forse giunti a Mosca ci fermeremo un giorno per recuperare. Domani se va tutto bene ci arriveremo.
Note: i doganieri russi sono super severi tuttavia mi sono ritrovata nella loro "pignolosità" e note di acidità nel puntualizzare le cose. Magari ho antenati russi. Teo annuice.


Giorno di viaggio 7
11/6/16


La giornata di oggi è iniziata con lentezza, una lentezza che contradistingue e mai abbandona le nostre mattine in viaggio! Non riusciamo mai a muoverci prima di un ora e mezza (se non due) da quando ci alziamo dal letto. A turno uno dei due è lento a fare qualcosa o ci perdiamo via con qualche cavolata. Oggi Teo era particolarmente stanco perchè a detta sua ha dormito malissimo a causa del mio rubargli le coperte di notte, di modo che si svegliava sempre congelato. Le gioie della vita in due!
Manco Sandra Mondaini e Raimondo Vianello...
Alle 10:10 riusciamo ad allontanarci dall'hotel e ci dirigiamo alla volta di Mosca, ci attendono 500 km.
Dopo 300 ci fermiamo per mangiare in quella che a prima vista è una bettola poco raccomandabile, fatiscente e circondata da carcasse di automezzi, tuttavia segnalata dal cartello con forchetta e coltello, l'unico intravisto da diverse decine di km. Decidiamo di curiosare prima di decidere.
Il posto è gestito, o meglio, è di proprietà di un simpatico baffone incanottierato possessore di una BMW S1000RR che troviamo parcheggiata al sicuro nell'androne del locale spoglio e modesto, gestito invece per davvero dalla figlia Kristina. Ci accorgiamo di non poter comunicare a causa delle reciproche barriere linguistiche ma dato che anche nel deserto si trova ormai la wifi, ci torna utile google translator, recentemente sperimentato con successo in caso di emergenza linguistica. Nonostante alcuni strafalcioni che scatenano l'ilarità a turno, riusciamo a capirci. Kristina ci rifocilla con una buonissima zuppa di barbabietole e carne (borsch) e stufato di patate e carne (non riuscirò mai a ripeterne il nome), poi le raccontiamo del viaggio, sgrana gli occhi con dolcezza e ci dice che siamo i primi italiani che conosce in vita sua. Chiedo anche a lei di scrivermi un messaggio di augurio sul serbatoio della moto, rituale che ho iniziato poco prima del viaggio. Ero in un autogrill sull'A4 a poche settimane dalla partenza e avevo il serbatoio maggiorato appena montato sulla moto. Un ragazzo di colore, poi presentatosi come senegalese, di nome Alpha, mi fece un gran discorso di quanto la mia moto fosse fatta per il deserto, e io guardandolo così entusiasta e perso nelle visioni di viaggi gli chiesi di mettere il primo messaggio di augurio per il viaggio che la mia moto stava per intraprendere, così da buon madrelingua francese mi scrisse "bon voyage", firmato Alpha. Da lì altri amici hanno apportato indelebili auguri fino alla partenza, dopodichè sono iniziati i messaggi delle persone incontrate per strada.
Salutata Kristina con un moderno 'selfie' sui rispettivi telefoni ripartiamo e veniamo lavati per bene da un forte acquazzone. Dopo 230 km circondati da alberi e preceduti da una lunga, drittissima strada dove gli unici elementi mutabili erano le nuvole, i benzinai e i venditori saltuari di pellicce di animali (orsi, lupi ed altri sventurati selvatici), giungiamo finalmente nella capitale russa, un'oasi "al contrario" di traffico ed edifici, dopo tutti quei km nel verde fitto.
Raggiungiamo l'hotel prenotato per l'ennesima volta con il sito dei viaggiatori dell'ultimo millennio e veniamo purtroppo condotti in una zonaccia industriale, stelle riscrivibili in stalle, ma dagli interni abbastanza decorosi. Ci accampiamo spargendo i nostri umidi averi nella stanza. Piove ancora. Per la pigrizia di non voler uscire nel brutto tempo scegliamo di pasteggiare nel bar dell'hotel, convenientemente situato a 15 passi dalla nostra stanza, a suon di cappuccino e tortine da diabete istantaneo per poi crollare a letto sfiniti ma nuovamente puliti.
Hotel 2 st(a)elle, 3000 rubli per due notti, circa 40 euro (20 a notte).
Note: nonostante avessimo scelto questo hotel per la presenza di parcheggio, elencato tra i servizi offerti, per noi indispensabile quasi come la wifi, abbiamo dovuto lasciare le moto nei parcheggi a bordo strada legate ad un palo con triplice nodo di cavo d'acciaio. Speriamo di ritrovarle domattina, anche se la più probabile causa di sparizione sarebbe l'affondamento in quanto la strada è per metà allagata (una spanna d'acqua e piove ancora).
Nota 2: Kristina mi ha fatto molta tenerezza oggi, non credo abbia viaggiato molto nè conosciuto molti stranieri, mi ha fatto sentire molto fortunata di poter viaggiare e conoscere così tanto e così tante persone. Chissà se riuscirà a ricontattarci, le abbiamo lasciato il nostro bigliettino con sito ed email.


Giorno di viaggio 8, domenica di riposo
12/6/16


Finalmente ci attende un giorno di riposo mentale e fisico. Cerchiamo comunque di non sprecare la giornata dormendo fino ad orari improbabili come a volte ci capita di fare a casa quando dobbiamo recuperare sonno. E poi siamo a Mosca! Qualcosa dovremo pure vedere di questa immensa storica città.
Mentre mi dirigo ciondolante a recuperare due cappuccini dal bar (stiamo assaggiando le forestiere versioni della nostra amata bevanda incuranti del pericolo) quando mi imbatto nella lavanderia dell'hotel dove contratto per infilare una lavatrice di nostri vestiti per 150 rubli (per noi un paio di euro, scommetto avranno pensato di aver fatto un affare dati i loro sorrisoni). Intanto che attendiamo il lavaggio con rianimazione dei nostri panni sudati, guardiamo su internet le significative cose da vedere in città: la Piazza Rossa, la Basilica di San Basilio il Cremlino.. e decidiamo che avendo solo un giorno a disposizione eviteremo i musei per prediligere una passeggiata che ci consenta di vedere tutte queste cose almeno da fuori. Mentre domandiamo per un taxi alla reception due ragazzi in procinto di uscire ci offrono un passaggio alla metropolitana, invito che cogliamo al volo e captiamo dal loro sgangherato inglese che oggi è festa per la Russia. Di fatto documentandoci scopriamo che è il giorno dell'Indipendenza, festeggiano la nascita della Federazione Russa dopo il crollo dell'U.R.R.S. Non c'è ancora in giro nessuno per le strade ma i ragazzi ci spiegano che è normale e li vedremo uscire dopo le 16-17. Scendiamo le scale della metro per essere proiettati nella più completa sensazione di "essere straniero" in un mondo illeggibile, o meglio indecifrabile, incapaci di comunicare e farci capire. Inoltre non troviamo mappe nè indicazioni riconoscibili. Mostriamo alle addette della metropolitana parole tradotte con Google Translator dagli schermi dei nostri telefonini e ci viene indicata una fermata scarabocchiata su uno scontrino, speriamo di riuscire a riconoscerla per scendere dal treno! Giunti in banchina fatichiamo anche a capire in che direzione andare e per il cambio treno stessa cosa. Ma in qualche modo riusciamo a giungere in centro città dove un acquazzone ci costringe nel primo bar, ahimè costosissimo. 25 euro, venticinque (!!) per una colazine per due con omelette e cappuccino. I nostri vicini abbigliati chic sono visibilmente a loro agio sui divanetti di quello che ci rendiamo conto essere un posto di lusso, mentre noi siamo in tenuta tecnica da trekking, gli unici vestiti che ci parevano sensati da portare in viaggio. Ci siamo fatti fregare, eppure da fuori ci sembrava un posto normale.
Dopo lo shock del conto al di sopra delle aspettative ci incamminiamo verso le torri glassate della Basilica di San Basilio che mi ricorda tanto una torta con le meringhe colorate anzichè un luogo di culto..! Scopriamo nostro malgrado che l'ingresso alla Piazza Rossa è chiuso per l'allestimento del concerto di questa sera. Una sorta di festa del Primo Maggio a Roma. Incuranti della sfiga che oggi ci ha preso un poco di mira aggiriamo gli edifici e percorriamo il perimetro delle mura del Cremlino, nuovamente costretti a trovar rifugio nei bar e nelle biglietterie dei musei a causa delle rovesciate piovose. Attorno alle mura moltissime bancarelle decorano la giornata di festa grande, assaggiamo cibi e passeggiamo ore fino a che siamo davvero stanchi. Dopo una settimana di moto seduti in sella a fronteggiare il male al fondoschiena, ci troviamo con le gambe impreparate a tutti questi km a piedi e dire che dovevamo riposarci fisicamente!
Intorno alle 18:30 notiamo che le guardie hanno iniziato a far accedere la folla alla Piazza Rossa creando grandi code davanti ai metal detector. Noi per fare culminare il tiro della sfortuna avevamo appena fatto una spesa di cibo per le emergenze della settimana (vista la nostra inclinazione ad andare a letto senza cena) e siamo risultati non idonei giunti al controllo sicurezza a meno che non gettavamo tutti i nostri acquisti alimentari. Sentendo in lontananza un "tunz-tunz" proveniente dalle casse del palco abbiamo lì per lì deciso che la musica non avrebbe fatto per noi e ad ogni modo non avremmo potuto fare tardi per via della ri-partenza dell'indomani. Così abbiamo fatto dietro-front e siamo tornati in albergo a sistemare le nostre cose, scrivere ad amici e parenti e dare una controllatina alle moto, che per fortuna ci sono ancora.
Sicuramente Mosca è una città da esplorare in più giornate entrando a visitare i numerosi musei e palazzi che racchiudono migliaia di anni di storia.
Ma ogni viaggio ha le sue caratteristiche e nel nostro non abbiamo tutto il tempo di soffermarci così in profondità, bensì fruire dall'esterno, che comunque è una bellissima occasione per assaporare le forme di un luogo e il suo sviluppo architettonico e urbanistico, che molto dice di un popolo.
Sono riuscita a scattare qualche foto nonostante la pioggia minacciasse il mio equipaggiamento presto le pubblicheremo.
Nota divertente: non riesco a non pensare alle basiliche di Mosca come a delle grandi torte: i ciuffi avviluppati appoggiati sulle torri ricordano troppo delle meringhe e anche altri edifici del centro sembrano scolpiti nel marzapane. Un tuffo in una versione sovietica di Hansel e Gretel.
Rimango con l'acquolina di assaggiare gli interni ma sento già la voglia di proseguire oltre e continuare il viaggio.
Si aprono per noi le porte del continente Asiatico.