lunedì 15 agosto 2016

Diario di bordo - Settima settimana di viaggio


Giorno di viaggio 43
18/7/16

Dopo una comoda notte nella guest house siamo partiti alla volta di Tosor questa volta davvero separando le nostre strade da quelle di Bruce e Brad, diretti verso la Cina e poi successivamente in Thailandia.
Abbiamo scelto di seguire delle stradine segnate come poco più di mulattiere per mantenerci lontani dall'asfalto e attraversando nuove valli tra montagne incantevoli punteggiate di yurte e bestiame al pascolo.
Il percorso si è fatto sempre più difficile a causa della pioggia che ci ha colto e che ha ben presto iniziato a creare ruscelli e ingrossare i fiumiciattoli rendendo il sentiero scivoloso. Abbiamo trovato anche alcuni tratti franati sul ciglio di dirupi che hanno messo alla prova le nostre capacità di guida enduristica. Per fortuna ce la siamo cavata cercando di non guardare troppo a lungo nei precipizi troppo vicini alle piccole tracce di strada rimaste. Ci chiedevamo intanto come facessero a passare le auto degli abitanti locali che seppur raramente, ogni tanto incrociavamo lungo la via. Ad un certo punto ci siamo trovati bloccati da una strada crollata nel torrente. Il guado era largo 4-5 mt, l'acqua non era altissima, probabimente era un torrente ingrossato per via della pioggia, ma la corrente era piuttosto forte. Ci siamo fermati a meditare sul da farsi, quasi decidendo di campeggiare e attendere di vedere se l'indomani si sarebbe riabbassato il livello (e noi saremmo stati più riposati per affrontare l'ostacolo), quand'ecco che è sopraggiunto un pickup e abbiamo contrattato col conducente e il suo collega propenso al business un passaggio moto sull'altra sponda per 500 sum.
Dopo l'avventuroso traghettamento con moto sdraiate una alla volta nel cassone del pickup, abbiamo proseguito tra sassi e fango per incontrare poco dopo un altro guado complicato, dove erano incolonnate 4 jeep di turisti che a stento riuscivano a proseguire slittando.
Le abbiamo superate con una discreta dose di adrenalina pattinando nel fango, ma non era finita lì..! Meno di un km dopo abbiamo incontrato un altro guado ma questa volta alto almeno 80 cm e su pietroni grossi! Un po' incoscienti ci siamo buttati uno alla volta all'arrembaggio, non senza un'altra bella scarica di adrenalina, prima Teo, che tutto felice è arrivato vittorioso sull'altra riva e poi io, che sapevo mi sarei bloccata all'arrivo e avevo avvisato Teo di stare pronto eventualmente ad acchiapparmi appena arrivata. E così è stato! L'acqua arrivava fino alla sella della moto, abbiamo alzato schizzi ovunque da occludere la visiera, ma abbiamo superato la prova! Io sono arrivata oltre l'acqua e mi sono bloccata su una pietra ma Teo era pronto a reggere il mio equilibrio precario.
Una decina di km dopo abbiamo trovato un accampamento di francesi in gita a piedi con guide kirgize e camion di viveri ed equipaggiamento al seguito. Il team di supporto gli preparava campo e parti ogni giorno così loro passavano la giornata a camminare sui monti, bella vita!
Il loro autista, un coriaceo ucraino di nome Viktor, ci ha messo in guardia sulle cattive condizioni dei 35 km che ci mancavano a Tosor, tra cui un passo di montagna particolarmente impervio, e valutandola nostra stanchezza e gli abiti zuppi di pioggia e acqua dei guadi, abbiamo deciso di unirci all'accampamento con la nostra tenda e fare il passo il giorno dopo.
La crew del tour è stata gentilissima ad ospitarci per cena, poichè noi non avevamo dietro cibo ed eravamo inoltre digiuni dalla mattina non avendo incontrato nessun posto dove mangiare, nè noi ci siamo fermati a chiedere presso le yurts, avendo un po' di premura per via del maltempo. Il cuoco ha fatto un ottimo borsch e la serata è scorsa via tra le chiacchiere con la simpatica combricola dei ragazzi guide accompagnatrici dei francesi, che invece mangiavano in un altra tenda.
Dopo 3 o 4 tazze di the ci siamo poi rifugiati nella nostra tenda ormai surgelata con umidità al 80% e circa 0 gradi fuori!

Giorno di viaggio 44
19/7/16

La notte è stata freddissima e mi sono svegliata spesso cercando di rianimare qualche arto che a turno si addormentava, coi crampi della tensione dei brividi, ma infine la luce è sopraggiunta facendo salire di qualche grado la temperatura. Nuovamente ospiti del campo base per colazione, ci siamo scaldati con caffè e semolino caldo zuccherato, poi abbiamo smontato la tenda e ci siamo rimessi in moto verso le 9.30, con davanti 35 km di difficile percorrenza in alcuni tratti, ma spettacolari.
In particolare il passo di Tosor ci ha dato del filo da torcere per l'ascesa e soprattutto la discesa sui massi smossi e irregolari, dove le moto saltavano di quà e di là e noi ci auguravamo di mettere le ruote nel posto giusto per non diventare noi stessi una frana di sassi e metallo! Abbiamo scollinato su una suggestiva cima dove il ghiacciaio ancora regnava bianco e abbagliante su pareti verticali e irte. In seguito abbiamo visto da vicino un grosso branco di yak, bisonti dal pelo lungo e morbido con testoni bovini simpatici, poi via via a fondo valle i soliti cavalli, mucche e pecore, e sparse quà e là le yurts dei nomadi.
Siamo giunti a Tosor verso mezzogiorno e mezza e abbiamo trovato una guest house dove ci siamo sparati due ore e mezza di sonno dopo il giro impegnativo del mattino, ma soprattutto dopo la notte quasi insonne.
Nel pomeriggio abbiamo fatto due passi sullo splendido lungolago dell'Issikul Lake, azzurro come il mare e molto limpido, con un suggestivo orizzonte circondato dalle montagne lontane diversi km ma ben visibili. Qui abbiamo fatto conoscenza con Erkin, la sua amica Rakhat e una coppia di russi in vacanza che ci hanno invitato per un aperitivo in spiaggia a base di cognac, vodka, formaggio, patatine e wurstel alla brace, e dove hanno voluto onorare la nostra italianità sfoggiando un repertorio musicale da Adriano Celentano ad Andrea Bocelli sparati a tutto volume dallo stereo dell'auto, con vero orgoglio. Simpatico e cordiale, Erkin ci ha fatto un discorso su quanto fosse felice di condividere la sua cultura con noi augurandoci di farci stare bene nel suo paese e ringraziando che le nostre strade si fossero incrociate. Siamo piuttosto certi che non fosse tutto effetto della vodka, di fatti ci siamo salutati con in programma di visitare un paio di bei luoghi naturalistici l'indomani, invito al quale non avremmo potuto sottrarci, ma di fatto una bellissima occasione.

Giorno di viaggio 45
20/7/16

Come da propositi ci siamo preparati e siamo andati alle cascate sul Barskaun River a una quindicina di km da Tosor. Abbiamo anche fatto una piccola passeggiata a cavallo per salire verso la cascata e poi dopo varie foto di rito turistico abbiamo pranzato assieme ad Erkin e Rakhat festeggiando, combinazione, il compleanno di Erkin, mangiando langman (ormai ci siamo affezionati a questo piatto) e bevendo il consueto the chai. Ci hanno fatto anche assaggiare il kumis, il latte di cavallo lasciato fermentare naturalmente, dal sapore acido quasi alcolico, un'esperienza gustativa troppo distante dalle nostre papille abituate alla pastorizzazione e non ce l'abbiamo fatta a finirne neanche una tazza.
Dopo pranzo ci siamo separati e io e Teo siamo ripartiti in direzione Karakol, costeggiando il bellissimo lago Issikul che pareva il mare della Sardegna. Ci siamo infine fermati alla guest house Kyrgyztours dove ci hanno dato per mancanza di stanze una bellissima yurt tutta per noi, poco male direi! Poco prima di sera abbiamo conosciuto due argentini approdati alla stessa guesthouse: Ezechiel e Francisco, in viaggio su due XT 600 affittate da MuzToo di Osh, l'officina di Patrick "lo svizzero" dove andammo per i lavori sulle moto. Tra le lunghe chiacchiere e risate a volumi tipici degli argentini ed italiani che si incontrano nell'altro capo del mondo, abbiamo fatto notte!
Kyrgyztours Guest House 1250 sum con colazione e lavanderia

Giorno di viaggio 46
21/7/16

La giornata è iniziata con una vera doccia e una lenta preparazione dei bagagli, raccogliendo i panni lavati finalmente dopo giorni. Abbiamo salutato Ez e Franz che però hanno fatto dietrofront dopo poco con problemi alla catena, molto allentata, che Teo si è offerto di aiutare a sistemare accompagnandoli in un officina vicina. Nel frattempo ci ha raggiunto alla guesthouse Piet, tedesco trapiantato in spagna che ci aveva contattato via mail per incrociare le nostre rotte essendo diretto anche lui in Kazakhstan e Russia, e desideroso di viaggiare con qualcuno. I ragazzi sono tornati dall'officina del paese tardi, ormai alle 14:00 ma Piet si voleva già mettere in cammino quindi ci siamo scambiati i contatti per ribeccarci in terra kazaka ed è partito prima che arrivassero gli altri.
Io e Teo siamo invece partiti alla volta di Karakol Gorge per esplorare un po' le montagne di quella bellissima area, ma dopo 15 km di stradine il fango è diventato difficile per via dei profondi canali scavati dalle jeep, e nuovi nuvoloni hanno oscurato il cielo e la nostra meta, al che con rammarico abbiamo fatto dietrofront. Non valeva la pena proseguire e campeggiare sotto l'acqua tra le montagne, quindi siamo tornati a Karakol per poi spingerci verso il confine col Kazakhstan, inseguiti dalle nuvole nere velocissime. A una decina di km dalla frontiera ci siamo fermati in un accampamento di yurt. Dopo esserci sfamati con una lauta cena abbiamo assistito alla mungitura delle vacche old style (a mano) e abbiamo fatto quattro chiacchiere con la famiglia ospitante. Ci siamo messi a letto col buio salutando l'ultimo tramonto kirgizo.

Giorno di viaggio 47
22/7/16

La notte è stata rumorosa per via della pioggia incessante che batteva sulla lana cotta e la plastica che la ricopre in cima alla yurt. Qualche goccia è riuscita anche ad entrare e nonostante il pavimento in legno sopraelevato, ha formato alcune pozze che ci hanno inzuppato alcune cose. Per fortuna il cielo al mattino era di nuovo sgombro e abbiamo steso tutto al sole ad asciugare.
Per colazione ci hanno portato praticamente un pranzo: piattone di patate, peperoni e carne, si preannunciava una digestione impegnativa. Abbiamo scattato le ultime foto assieme alla famiglia e discusso sui soldi, avevano cambiato idea rispetto al giorno prima, noi avevamo chiesto quanto costasse prima di alloggiare, ma alla persona sbagliata, ci ha fatto intendere la vecchia. Insomma alla fine ce ne hanno chiesti quasi il doppio, gli sganciamo 1400 sum (più dell'hotel con doccia e wifi) e loro ridacchiavano felici di aver fatto l'affare. In fondo loro sono i mercanti e noi i turisti, e senza vena di contrattazione estrema.
Salutiamo e andiamo al confine dove sorprendentemente in un'ora sola salutiamo il Kyrgyzstan ed entriamo in Kazakhstan, con tanto di foto con la guardia.
Al primo paesino ci fermiamo per la benzina e per pranzare, quand'ecco che per caso o per destino ribecchiamo Piet, che alla fine non aveva fatto tanta strada sorpreso anche lui dal maltempo e fermatosi a dormire poco dopo la frontiera. Decidiamo di andare assieme verso il Charyn Canyon e fare camping là per esplorarlo il giorno successivo. Piantiamo la tenda tra le prime gocce di un grosso acquazzone.
Con gli orologi sballati da un altro cambio di fuso orario riusciamo a fare due chiacchiere in un momento di cielo calmo, mangiando pane e formaggio e pane e nutella. Riusciamo a vedere un breve tramonto infuocato e poi a nanna presto sperando di vedere l'alba nel canyon.

Giorno di viaggio 48
23/7/16

Facciamo gli splendidi con la sveglia alle 5:00 ma poi apriamo gli occhi molto dopo, col sole già albeggiato, ma è ugualmente un bellissimo panorama da trovare una volta aperta la tenda: avere un canyon a poche decine di metri appena ti svegli non è da tutti i giorni.
Il tempo di essere tutti pronti e ci avventuriamo per un esplorazione a piedi. Le terrazze panoramiche offrono viste suggestive, ma ci piacerebbe scendere sul fondo del canyon con le moto. Decidiamo prima di disfare l'accampamento e partire carichi, forse non un idea meravigliosa ma non ci andava di lasciare le cose con tutti i turisti che iniziavano ad arrivare. Neanche il tempo di finire l'impacchettamento e vediamo arrivare un BMW con a bordo qualcuno di familiare: è Ildar, un Russo che avemano incontrato al lago Karakul in Tagikistan e con cui avevamo pranzato quand'eravamo ancora in compagnia di Bruce e Brad. E' di ritorno verso Omsk, e ci avvisa che a fine mese a Novosibirsk, in Russia, ci sarà un motoraduno di 3 giorni e volando ci potevamo vedere là. Controlliamo la mappa, forse si può fare, e anche se non esattamente di strada potrebbe essere l'occasione per noi di acquistare in una città attrezzata le gomme da montare in Mongolia.
Ci salutiamo e proseguiamo il giro del Canyon tuffandoci nel corridoio più basso in mezzo alle rocce azzardando un passaggio non proprio consentito a tutti (lo scopriremo in seguito, che il fondo del canyon è accessibile solo ai veicoli 4x4 col permesso). E' molto bello e suggestivo percorrere il fondo di questo pezzo di canyon con le sue rocce millenarie erose da un fiume ormai secco.
E' tempo poi di rimettersi in marcia e torniamo nella carreggiata della strada statale. Il paesaggio torna ad essere piatto, la strada diritta come un righello, siamo proprio tornati in Kazakhstan. La testa vuole tornare alle montagne che ci hanno emozionato nelle scorse settimane e ai percorsi fuori dall'asfalto. Ma qui si deve ricominciare a macinare km per raggiungere la Mongolia.
A sera un hotel semplice e carino ci consente di lavarci e dormire su un materasso vero.

Giorno di viaggio 49
24/7/16

Sveglia, bagagli, colazione, in sella. Siamo tutti un po' taciturni nei lunghi km diritti e caldi, ce ne aspettano circa 400 per oggi e nessuno sembra molto entusiasta della cosa.
Il pranzo è l'unico vero momento sociale della giornata, non ho preso nota neanche del luogo, ma abbiamo mangiato un ottimo langman e insalata in un posticino carino pieno di gente e immerso nell'odore di shaslick (spiedini) sulla brace.                               Alle 20 circa, con ben 450 km dietro le ruote, ci fermiamo presso la cittadina di Sarkand in una guesthouse un po' malandata, dove ci chiedono gli stessi soldi di ieri.. essendo in tre un piccolo sconto ce lo fanno ma a beneficiarne è solo Piet che si ritrova in stanza singola pagando l'esatta metà di noi. Troppo tardi per lamentarsi o scegliere altro, e poi la stanchezza e la noia della strada di oggi hanno solo bisogno di lasciare spazio al riposo. La compagnia di Piet è strana, siamo diversi non solo anagraficamente (ha 55 anni), è che si rivela un po' difficile da accontentare. Sia negli hotel che nei posti dove mangiamo si appoggia molto per le traduzioni, che sono difficili anche per noi, per poi dimostrare scontento se non ottiene quello che si aspettava, come se dipendesse in parte da noi. Iniziamo a pensare che non durerà molto questo viaggiare assieme, e poi vuole fare piani per i prossimi giorni mentre noi non vogliamo avere programmi troppo serrati essendo abituati a decidere le nostre giornate strada facendo. Con lui ci sentiamo un po' legati e a volte in soggezione, inconsciamente ci viene da non deluderlo ma così facendo tendiamo a sacrificare quello che vogliamo veramente fare. E' strano perchè da un lato ci si sente egoisti ma dall'altro non è detto che si trovi sempre sintonia coi compagni di viaggio casuali e non è obbligatorio stare assieme, solo che non sappiamo come dirglielo..oops!!
Sarkand motel 6000 tenghe senza colazione.