giovedì 5 maggio 2016

Capitolo 2 - L'allenamento (parte 1)

La mia iniziazione all'enduro

Per fortuna la mia indole sognatrice è bilanciata da una controparte razionale e organizzatrice.
La mia iniziazione al Biker Ranch
Dopo essermi documentata sulle condizioni stradali del percorso di viaggio che intendevamo affrontare, ho dovuto dar ragione agli avvertimenti di Matteo e mi sono scontrata con la realtà che lo sterrato avrebbe costituito una parte considerevole della rotta e ahimè io ero quella che sui sassolini - non parlo di grandi strade bianche ma di banali vialetti come quelli che conducono al campeggio o altri luoghi poco esotici - metteva in prima e sudava, sentendo le ruote galleggiare sul terreno smosso senza sapere bene come comportarsi.

Il mio primo viaggio da neopatentata
fu Milano-Londra in tre giorni
sulla mia vecchia Honda Shadow.

Dall’altra parte però ero consapevole di avere diverse migliaia di km in moto alle spalle e una  forte passione per i viaggi a lunga distanza che avevo iniziato a coltivare già neo-patentata, quando condussi la mia prima moto (una Honda Shadow, ebbene si) da Milano fino a Londra, dopo tre mesi di patente, come fosse una gita domenicale.

Dovevo agire per colmare la mia lacuna 'fuoristradale': per poter scrivere la parola inizio del mio sogno dovevo verificare se sarei stata in grado di tenere in piedi una moto fuori dall’asfalto.  Così ho cercato tramite internet un corso di enduro per principianti e ne trovai tanti, ma il mio timore era ritrovarmi in un gruppo di allievi intraprendenti e rimanere indietro a cadere come un birillo fino a mollare il colpo per disperazione. 

Invece, la fortuna (che come dice il proverbio aiuta davvero gli audaci), mi ha condotto su un gruppo di motocicliste (motocicliste.net) dove una ragazza mi ha suggerito di contattare il  Biker Ranch di Andrea Carrà ed Emanuela Batich (www.andre4x4-biker-ranch.it). Viste le foto del loro sito mi sembrò il posto giusto dove cominciare e una telefonata confermò non solo la loro serietà ma soprattutto mi trasmise un grande entusiasmo. Iniziavo a ribollire, fissammo la data del corso, 'sarà una due giorni intensa e faticosa', mi avvertì Andrea, (chissà cosa si era immaginato al telefono, sicuro avrà pensato che fossi una pazza, perché da brava ingenua gli avevo detto subito del progetto del mio viaggio) ma io non stavo più nella pelle e iniziai a contare i giorni.
Vi avverto che salterò indietro nel presente di allora perché parlando al presente credo di poter meglio descrivere il crescendo di emozioni, se siete maniaci delle coniugazioni verbali forse questo vi urterà, ma fate uno sforzo e seguitemi.

Verso il Biker Ranch

Parto da Milano un mercoledì pomeriggio di fine agosto. Allungo il percorso approfittando del bel tempo per fare una gitarella di riscaldamento sulla mia Honda Transalp (la moto che guidavo all'epoca ovvero nel 2014) nel piacentino e sulle curve della val Trebbia. Arrivo al Ranch verso ora di cena (pernotterò li per poter iniziare “a bomba” la mattina successiva) e vengo accolta al di sopra di ogni aspettativa, un benvenuto come se arrivassi dall’altro capo del mondo e di fatti in quel piccolo angolo di paradiso incastonato nell’Appennino ligure è facile sentirsi in un altro pianeta. 
Ci raccontiamo a lungo tra una birra e una costina (si, hanno preparato la brace..!) e Andrea ed Emanuela iniziano a introdurmi al programma che affronteremo. Per mia enorme fortuna sarà un corso one-to-one, complice il periodo estivo di vacanze lavorative. Sarà tosta e occorre riposare, saluto la tribù (si perché Emanuela e Andrea sono i capo clan di un bel gruppetto di ragazzi di età assortite!) e vado a letto sormontata da una grande decorazione murale raffigurante il grande tuareg simbolo della Dakar. 

Mi sento nel posto giusto al momento giusto, quelle sensazioni nella vita che ti fanno capire che sei nella giusta direzione.


Inizia il corso

Lezione teorica
La mattina seguente inizia con una bella colazione nella taverna Biker Ranch dove sono allineate file di caschi, giacche, armature di plastica e stivali, l’agitazione o meglio, eccitazione, cresce. Ci raggiunge Francesco che sarà l’assistente - indispensabile - per il corso e inizia la parte teorica. Nozioni su come si guida (con gli occhi!!!) e come funziona la moto, concentrandoci sull’aspetto della ciclistica che sarà fondamentale quando affronteremo la pratica. Sospensioni, effetto giroscopico…le informazioni scorrono nella


mia testa e sulla carta, non voglio dimenticarmi nulla! Passiamo poi ad un argomento che Andrea ha pensato in funzione al mio viaggio (si, perché Andrea ti studia e ti forma il corso addosso, come un sarto fa col vestito): smontaggio ruota e rimozione della camera d’aria per un eventuale sostituzione di emergenza, che in un viaggio così lungo è una circostanza probabile. 

Primo incontro con una specialistica
Poi passiamo a conoscere la moto che userò nel corso: una KTM 450, 4 tempi. La prima impressione è quella di una cavalletta arancione, mi serve una scala per salirci, ma no, la scala non è prevista, devo salire come posso, per giunta senza il cavalletto, che giustamente torna su a molla senza lasciarti “barare” appena tiri su la moto! Imparo in breve la mossa della discesa laterale 'con chiappa' per riuscire ad appoggiare almeno un piede a terra, poi Andrea mi illustra la posizione in piedi sulle pedane sorreggendomi la moto e infine scegliamo le protezioni della mia taglia da indossare per dopo. 
La pausa pranzo vola e una volta bardati come cavalieri spaziali partiamo verso il campo di esercitazione a pochi km dal Ranch. Io conduco la mia Transalp, Emanuela segue con la KTM e Andrea e Francesco fanno strada ..col fuoristrada. 

Andrea mi spiega come migliorare la mia posizione.
Arrivati al campo di terra e sassi, Andrea mi consiglia di fare qualche minuto di giro libero per prendere confidenza con la moto. Io non avevo mai guidato una specialistica come quella, parto e mi sembra di volare, tiro la frizione, sale l’adrenalina, accelero, sfriziono, sono allo stato brado, decisamente devo capire come modulare, non è morbida come il mio bicilindrico, questo è un vero cavallo imbizzarrito e sotto le sue ruote scorrono sassi, fango, terriccio, dossi, ma sembra a suo agio. 

Prima tassellata


Mi fermo dopo pochi minuti paonazza ed adrenalinica, è iniziata l’avventura!
Seguono vari esercizi: modulare con la frizione e il freno, provare a mettersi in piedi nella posizione adeguata sempre più a lungo, imparare a mettere bene i pesi sulle pedane, curve, frenata, accelerata, i primi slalom tra i birilli. Andrea mi segue ed insegue con pazienza e grinta. 

Cadute.. tante!
Il pomeriggio scorre sotto le ruote e spesso devo fermarmi a prender fiato o a raccogliere la moto, supportata dai mitici Andrea e Francesco mentre Emanuela scatta e filma tutta la lezione e mi lancia messaggi incoraggianti da donna a donna che mi strappano molti sorrisi. In seguito agli esercizi provo il percorso anche con la mia moto e mi sorprendo di sentirmi molto più padrona su un suolo così impervio nonostante lei sia un bisontino. Tornando al Ranch l’asfalto sembra una colla rispetto ai sassi e al fango!
A cena riguardiamo il materiale foto-video per capire gli errori fatti ed apprezzare i primi miglioramenti. 

Chi l’avrebbe mai detto, sono riuscita a stare in piedi su una moto specialistica, ho affrontato il mio primo vero sterrato e la cosa mi piace sempre di più!

Slalom tra i birilli a bassa velocità

Prima volta nel fettucciato
L’indomani inizio la giornata con Emanuela che, da personal trainer specializzata, mi guida in un allenamento di preparazione in palestra fondamentale per la giornata che ho davanti.
Poi scendiamo nel fettucciato del Biker Ranch, qualche metro di dislivello sotto casa, ricavato con pazienza e dedizione da un piccolo angolo di bosco. L'unico modo di raggiungerlo: a piedi o tuffandosi nel sentierino ripido in moto. Andrea compie quella che ai miei occhi sembra un impresa col KTM, mentre noi ci avventuriamo a piedi.
Studio a piedi della parabolica a sfavore

In questa giornata perfezioneremo le tecniche del giorno precedente applicandole al percorso stabilito dal fettucciato coi suoi passaggi obbligati. Inizio a girare ed inizialmente faccio un po’ fatica a riprendere confidenza con la moto, ma è una cosa psicologica: qui sono obbligata a curve strette su diverse condizioni di suolo, alcune asciutte e alcune fangose e scivolose, bisogna pensare in fretta ed agire subito coi comandi, frizione, freno, acceleratore, sguardi oltre l’ostacolo.
Si inizia a padroneggiare la posizione
Ripeto mille volte il giro, ogni curva con le sue difficoltà, fermandomi, cadendo da ferma, fino a che inizia a venire la prima curva, poi la seconda, poi quella parabolica a sfavore, e la soddisfazione non ha prezzo! 
"La via di Sparta"

Al pomeriggio Andrea mi fa provare l’ebbrezza dei primi ostacoli ribattezzati rispettivamente: “vasca idromassaggio” (vasca di pietroni smossi), i “coccodrilli” (due tronchi emergenti da terra a circa un metro uno dall’altro), la “via di Sparta” (asse di legno sospesa tra due tronchi con rampa di invito) e infine non ricordo il nome, ma era un arduo incrocio tra la via di Sparta e i Coccodrilli in versione “big”!! 

Potrei stare ore a descrivere questa giornata, ma dovendo stringere posso dire che nonostante la fatica e il sudore copioso che sentivo scendere nei vestiti ho provato moltissime emozioni, divertimento, eccitazione, soddisfazione.

Arrivare a fine giornata e riuscire a completare il percorso in piedi, controllando la moto, percependo la moto ancorata al suolo (perché sei tu che gli dici di farlo), superare gli ostacoli con fiducia crescente, guardando oltre e pensando già a ciò che arriva dopo, specialmente sapendo che era la mia prima volta, e vedere i passi fatti verso il raggiungimento di un obbiettivo mi ha riempito di soddisfazione e felicità.

Saluti e ritorno al presente

Con Andrea ed Emanuela
E’ sempre triste il volgere al termine di giornate come queste, specie se sei una femmina e come tale sentimentale, ma in quel momento capivo che si era concluso solo il capitolo numero uno di un gran libro, tutto da scrivere. Inoltre avevo fatto un incontro speciale con la Tribù del Biker Ranch, uno di quelli che rimangono per sempre: Andrea, maestro non solo di tecnica, Emanuela, esempio di donna-guerriera da seguire, Francesco, paziente e sorridente sempre, i piccoli (e non-più-piccoli) della tribù. Gli incontri sono parte fondamentale della vita, perchè arricchiscono lo spirito, e quando riconosci di averne fatto uno è un momento importante. Emozionarsi e condividere sono tra i motivi che mi spingono a viaggiare.

Io e il mio CRF250
In seguito alla mia iniziazione all'enduro è scoppiata una grande passione che mi ha portato a condividere con Matteo finalmente delle avventure in fuoristrada, e dopo qualche mese ho persino adottato un'altro mezzo, una specialistica (Honda CRF 250 4t) con cui ho iniziato a girare per campetti, sentieri, strade bianche ed alcune motocavalcate. 
Se sono qui a scrivere della preparazione del viaggio avrete capito che mi sono guadagnata una cosa molto importante ovvero il consenso di Matteo di affrontare il viaggio assieme, ricordate, avrei dovuto verificare se ne fossi stata in grado. Sentire da lui che finalmente si fidava a compiere l'impresa è stato un momento epico, si poteva dare il via al progetto…!

Anabasi Boon 2015
Ebbene, ho continuato a fare tanta pratica, grazie anche al supporto di tanti amici che pazientemente mi hanno guidato, letteralmente 'raccolto da terra', dato pacche sulla spalla ma anche calcioni nel sedere, ed ho preso sempre più confidenza fuori dall'asfalto anche se, la strada per imparare non finisce mai e mi cimento ogni volta con nuove sfide.
Man mano che acquistavo sicurezza iniziavo anche a comprendere meglio le mie caratteristiche e necessità, finchè l'anno scorso presi la decisione che avrei cambiato il mezzo con cui avrei affrontato il viaggio. 
In Tunisia col Transalp scarenato.
Il Transalp era un mezzo molto morbido, comodo ed affidabile ma aveva lo svantaggio di un peso eccessivo per il mio fisico, che in varie circostanze mi limitava. 
Ho optato dunque di prendere un monocilindrico sacrificando un po' di docilità per un peso inferiore e una ciclistica leggermente superiore. Dopo aver messo sul piatto della bilancia diverse opzioni secondo il mio budget e grazie ai consigli di amici e Matteo (sul piatto c'erano moto come Dominator, XL, XT, XR etc etc) la mia scelta è ricaduta su una Yamaha TTE 600 del 2002, modello leggermente più enduristico dell'XT sempre di casa Yamaha ma leggermente più stradale del TTR e col fondamentale dettaglio dell'avviamento elettrico - bisognava considerare che sono una ragazza con una determinata forza fisica che, per quanto allenabile, in situazioni complicate avrei potuto avere problemi a pedivellare. Magari un domani non sarà più così chissà..!

Per quanto riguarda i dettagli tecnici e la preparazione della mia moto dedicheremo un capitolo a parte curato dal nostro super meccanico Matteo, che illustrerà i motivi delle sue scelte di componenti vari e che vi racconterà anche come sta trasformando il Transalp che è infine passato ad essere il suo mezzo per il viaggio.

Nella seconda parte del capitolo sull'allenamento invece vi racconterò come mi sto preparando fisicamente al viaggio perché, come mi ha insegnato Emanuela, la preparazione fisica è fondamentale per sviluppare la forza ed il fiato necessari a governare la moto e per affrontare lo sforzo prolungato di un viaggio di questo tipo ed io avevo proprio bisogno di rafforzarmi per essere all'altezza. Così anche per questo obbiettivo ho deciso di darci dentro e ho scelto uno sport non convenzionale che scoprirete ..nella seconda parte.

Ora che ho riletto per correggere eventuali errori ripenso che davvero avevo timore dei vialetti di ghiaia..!! Sorrido..


Alla prossima!