giovedì 19 maggio 2016

Capitolo 3 - La preparazione burocratica e l'addio ai programmi mentali

"L'imprevisto è la sola speranza" (Eugenio Montale)

Ore 22:00, sono stravolta dalla stanchezza ma rispetto ai giorni scorsi in cui ho lavorato fino a notte "è ancora presto" e così mi siedo al computer per scrivere queste righe. Sono in ritardo con le pubblicazioni sul blog secondo il mio calendario mentale. Qualche settimana fa, sei alla partenza, pensai che sarebbe stato perfetto iniziare il blog con sei post, uno per settimana, e mi ero programmata la scaletta mentale. Prima pubblicazione: introduzione, seconda: la preparazione sportiva, che avrei diviso in due per dedicare una puntata alla moto ed una all'allenamento fisico (terza pubblicazione), quarta sarebbe stata la preparazione dei documenti del viaggio, quinta l'equipaggiamento e infine giustamente i nostri cavalli da battaglia, o meglio, da viaggio, le moto (così pubblicandole per ultime avrei dato tempo a Matteo di finire l'impresa epica in cui si è ficcato decidendo di decostruire per ricostruire letteralmente il suo Transalp. 

Invece ho dovuto far fronte ad un altra lezioncina che questo viaggio mi sta lanciando come sassi nella laguna (coi conseguenti effetti ondosi), ovvero l'abbandonare i miei programmi mentali. 
Diceva Montale (il poeta per chi non lo conoscesse) in una meravigliosa poesia ("Prima del Viaggio") che non smette mai di parermi attualissima "l'imprevisto è la sola speranza". 
La poesia inizia elencando una serie di preparativi macchinosi per questo viaggio di cui non specifica la destinazione, ma poi conclude con la frase spiazzante sopracitata che lascia i maniaci dell'organizzazione sgomenti. Come si può dare spazio al caos dell'imprevisto?
Beh si può. Anzi, sto scoprendo che il viaggio sta prendendo la sua forma anche sgusciando dai miei labirintici piani e mostrandomi sfaccettature nuove che mi stanno incuriosendo. Ho deciso di farmi portare dove mi vuole condurre.

Ovviamente quando abbiamo iniziato ad organizzare il viaggio abbiamo sperato di poter fare le cose per bene, con un occasione del genere che non sappiamo se e quante volte si potrà ripetere bisognava mettersi a pianificare tutto a puntino per non tralasciare nulla. Bene, a parte le cose estremamente vincolanti come richiedere i visti turistici, carnet de passage e patente internazionale tutto il resto lo stiamo facendo in ordine sparso, apparentemente senza logica, perdendoci e ritrovandoci ancora a bordo ma con le vertigini del turbinio di avvenimenti. Impossibile programmare, ma alla fine ci piace così!

E così i miei bei post pianificati stanno già uscendo dalle rotaie ma è così che deve succedere e bisogna adattarsi, quindi questo capitolo che voleva essere il quarto è il terzo e vi racconto in maniera super riassuntiva quali sono le cose che proprio non bisogna farsi scappare in mezzo agli imprevisti.

I visti

Nonostante sia bella l'idea di girovagare senza un percorso preciso, la politica mondiale ai giorni nostri vuole che per attraversare il suolo di alcune specifiche nazioni bisogna chiedere un permesso, chiamasi Visto (Visa in international language). 

I visti sono di vario tipo a seconda dello scopo del viaggio, ad esempio "di lavoro" (business) ma per noi viaggiatori c'è il visto "turistico" (tourist) che, per alcuni paesi si ottiene semplicemente in frontiera con un timbro sul passaporto, mentre per altri bisogna fare domanda anteriore ai consolati di quelle determinate nazioni, situati nel nostro Paese. Alcune volte con pazienza e sufficiente tempo ci si può occupare della richiesta visti da soli, prendendo appuntamento o mettendosi semplicemente in coda nei suddetti consolati. Se invece siamo sfortunati i consolati di alcune nazioni si trovano in città europee fuori dall'Italia, ed in questo caso è utile affidarsi ad una agenzia che sbrighi per noi le pratiche perchè il passaporto va inviato all'estero per ottenere il timbro. 

Dopo esserci informati sui paesi del viaggio che richiedevano il visto anticipato abbiamo deciso di affidarci ad un'agenzia di Roma (Euroest Travel) che si è occupata in precedenza delle avventure di un altro viaggiatore italiano: Marcello Anglana, che è stato così gentile da darci dei consigli utilissimi.
Dopo aver compilato centomila fogli e fatto ottocentocinquanta fototessere abbiamo mandato le nostre volontà assieme ai passaporti a Claudio della Euroest a cui è venuto il mal di testa ma ci è stato dietro con pazienza e dedizione. 
Pensavamo fosse fatta ed invece dovevamo studiare ancora gli incastri spazio-temporali delle durate dei visti! Si, perché mica tutti i visti durano uguale...! 
C'è chi ti da due settimane, chi un mese, chi massimo un ingresso, chi multipli, chi chiede un invito ufficiale (da chi? non conosco nessuno li!), chi ti chiede esattamente dove dormirai (e che ne so io? viaggio in moto! e a caso!). 
Fatto sta che è molto importante avere in mano la sequenza esatta dei paesi da visitare e una bozza di linea temporale (quanto vuoi stare in ogni paese grossomodo), poi i visti vanno richiesti in modo da fare sovrapporre le date del paese che lasci e del paese in cui entri così se capita qualche imprevisto si è flessibili con l'uscita/entrata (esempio: non far finire un visto il 20 ed iniziare il successivo il 21, ma far finire uno il 25 e iniziare l'altro il 20, per avere dal 20 al 25 sovrapposto).

Per maggiori dettagli sui visti ed avere tutti i moduli necessari scrivete pure alla Euroest e loro vi guideranno fuori dal 'momento di spavento burocratico'. Non nominateci perché forse avranno ancora gli incubi del nostro arduo lavoro, forse è più sicuro nominare il buon Marcello Anglana!
Tempi di consegna: variabili sul lungo-andante, sicuramente di più di quello che vi dicono su internet. Noi eravamo in ritardo muovendoci con oltre due mesi di anticipo per cinque visti. Non fate come noi.

Sito: http://www.euroestvisa.com/contatti 

Il Carnet De Passage

Questo nome così esotico mi ha emozionato coi suoi toni francesi, per un attimo mi sono vista con il binocolo a scrutare dune di sabbia col fazzoletto al collo sventolante nel vento.

Invece il fantomatico Carnet de Passage en Douane è, in soldoni, il passaporto della moto e registra l'importazione temporanea del motoveicolo nel paese attraversato. E' un documento enorme (formato A4 provvisto di 10 o 25 fogli) che contiene oltre alle informazioni private della vostra due ruote (numero di telaio, numero di motore, colore, targa, etc) dei cedolini che vanno compilati, timbrati e staccati in entrata e in uscita alle dogane dei paesi che lo richiedono per attestare che la vostra moto è entrata ma anche uscita e che non l'avete scambiata con 50 cammelli.

La nota dolente del Carnet è che per ottenerlo bisogna far valutare

la moto all'ACI (Automobile Club Italia) e con quella valutazione si deve ottenere una fideiussione bancaria o assicurativa che corrisponda al triplo di quel valore. Insomma se si è "poveri" meglio viaggiare con moto d'annata che se la cavano con una leggera svalutazione ma che all'ora del pagamento della fideiussione non fanno pentire di aver scelto il vintage. 

La fideiussione è obbligatoria in quanto crea un intermediario tra noi privati e l'ACI per eventuali rivalse di tassazione ed altri motivi che ho compreso ma non saprei spiegare bene come i preparatissimi operatori ACI che al telefono vi spiegheranno tutto. A Milano la sede che svolge le pratiche per i Carnet è quella di Corso Venezia 43. 
Dopo queste trafile cartacee bisogna recarsi in ACI a consegnare nuovi malloppi autografati ed attendere dalle due alle tre settimane per la convocazione al ritiro del prezioso dattiloscritto. Evviva la carta, peccato che siamo in moto.

Ad ogni modo tutte le info le trovate su questo sito http://www.aci.it/il-club/soci-in-viaggio/per-chi-va-allestero/carnet-de-passages-en-douane.html

La patente internazionale

Sotto consiglio di amici viaggiatori (i Gorilla's Way e Horizons Unlimited) abbiamo affrontato anche il tema della patente internazionale, che non è altro che la traduzione in varie lingue della patente nostrana, con l'ovvio intento di rendere comprensibile a tutti nel mondo che tipo di veicoli possiamo condurre ma retrocedendo nella forma ad un obsoleto libretto, questa volta per fortuna in formato A5 ma anch'esso di carta semplice (come il Carnet) e pertanto esposto al rischio di rovina per pioggia.
Abbiamo capito che per questo viaggio dovremo munirci di numerose buste per documenti
impermeabili.

Non contenti del "pratico" libretto, abbiamo anche scoperto che ci sono due tipi di patenti internazionali, perchè alcuni paesi si sono conformati alla convenzione di Ginevra ed altri a quella di Vienna. 
Ovviamente noi abbiamo da attraversare entrambe le opzioni, ciò comporta il doppio pagamento dei già molti bollettini postali più marche da bollo e fototessere. A testa. 

Per fortuna avevamo fatto ottocentocinquanta fototessere. 
Forse ora del viaggio ce ne avanzano due o tre.
Tempi di rilascio: due settimane circa dalla consegna dei documenti e bollettini già pagati in motorizzazione. 

Sito per Milano: http://www.dgtnordovest.it/joomla/index.php?option=com_content&id=60:docum 

Le vaccinazioni

Il tema vaccinazioni sarebbe di altro ordine ma tocca metterlo nella preparazione burocratica per un attinenza con la complessità di svolgimento. Internet è un utile strumento ma preparando questo viaggio mi sono resa conto che in Italia è molto più sicuro andare di persona per uffici e mettersi in coda per ricevere le informazioni. Dopo aver visitato il ben fatto sito di Viaggiare Sicuri e anche quello del Ministero della Salute mi sono presentata preparatissima all'Asl di via Statuto a Milano, l'unica sede della città che si occupa di profilassi internazionale. L'acidina signora dietro alla scrivania, che mi ha ricevuto dopo un ora di coda (perchè non avevo prenotato), mi ha comunicato con leggera severità che non potevo sapere tutto io e che quello era il suo lavoro, indi mi ha ripetuto davanti agli occhi la (lunga) ricerca per ogni singolo paese per verificare che vaccini dovessimo fare. Dopo due ore (figurate) di lavoro in cui mi accasciavo sempre più sulla scrivania, mi spedisce finalmente nella stanza a fianco per un altra mezz'ora (non figurata) di coda per poi essere attaccata sul fianco destro e sinistro da punture di anti tetano/difterite ed anti Epatite A. Poi vengo rispedita a casa con un blister di pastigliette anti tifo con cui fare colazione per i prossimi 3 giorni ma alterni.
Informazioni lente ma vaccini speedy. Ricordarsi che i vaccini sono efficaci dopo 15 giorni dalla somministrazione quindi bisogna muoversi per tempo. Noi saremo regolari dopo 3-4 giorni di viaggio, maledetti ritardatari!

Siti: http://www.viaggiaresicuri.it/ e http://www.fitfortravel.nhs.uk/destinations.aspx

L'assicurazione sanitaria

L'assicurazione Sanitaria protegge le nostre tasche dagli imprevisti di natura medica che ci riguardano e/o che riguardano qualche familiare stretto e a seconda del contratto stipulato prevedono varie opzioni di supporto come il semplice pagamento delle spese mediche da sostenere fino a trasporto agli ospedali, rimpatrio a casa etc. 
Noi stiamo ancora facendo preventivi quindi non abbiamo ancora una scelta definitiva però è certo che ne avremo una che ci coprirà per tutto il viaggio. E' indispensabile primo perchè alcuni paesi non hanno il servizio sanitario pubblico, secondo perchè anche chi ce l'ha non è detto che somministri tutte le cure se uno straniero non è assicurato, terzo perchè sognare è bello ma se succede un brutto imprevisto è meglio stare tranquilli del fatto che al peggio qualcuno ci riporta a casa.
Info coming soon.

Conclusioni

Sono le 23:30 e sono felice di essere riuscita a scrivere questo piccolo aggiornamento sperando che sia anche utile per qualcun altro. Ora si che posso ritornare a sognare un viaggio che avrà quella forma solo in sogno. 
Attendo impaziente la realtà.

giovedì 5 maggio 2016

Capitolo 2 - L'allenamento (parte 1)

La mia iniziazione all'enduro

Per fortuna la mia indole sognatrice è bilanciata da una controparte razionale e organizzatrice.
La mia iniziazione al Biker Ranch
Dopo essermi documentata sulle condizioni stradali del percorso di viaggio che intendevamo affrontare, ho dovuto dar ragione agli avvertimenti di Matteo e mi sono scontrata con la realtà che lo sterrato avrebbe costituito una parte considerevole della rotta e ahimè io ero quella che sui sassolini - non parlo di grandi strade bianche ma di banali vialetti come quelli che conducono al campeggio o altri luoghi poco esotici - metteva in prima e sudava, sentendo le ruote galleggiare sul terreno smosso senza sapere bene come comportarsi.

Il mio primo viaggio da neopatentata
fu Milano-Londra in tre giorni
sulla mia vecchia Honda Shadow.

Dall’altra parte però ero consapevole di avere diverse migliaia di km in moto alle spalle e una  forte passione per i viaggi a lunga distanza che avevo iniziato a coltivare già neo-patentata, quando condussi la mia prima moto (una Honda Shadow, ebbene si) da Milano fino a Londra, dopo tre mesi di patente, come fosse una gita domenicale.

Dovevo agire per colmare la mia lacuna 'fuoristradale': per poter scrivere la parola inizio del mio sogno dovevo verificare se sarei stata in grado di tenere in piedi una moto fuori dall’asfalto.  Così ho cercato tramite internet un corso di enduro per principianti e ne trovai tanti, ma il mio timore era ritrovarmi in un gruppo di allievi intraprendenti e rimanere indietro a cadere come un birillo fino a mollare il colpo per disperazione. 

Invece, la fortuna (che come dice il proverbio aiuta davvero gli audaci), mi ha condotto su un gruppo di motocicliste (motocicliste.net) dove una ragazza mi ha suggerito di contattare il  Biker Ranch di Andrea Carrà ed Emanuela Batich (www.andre4x4-biker-ranch.it). Viste le foto del loro sito mi sembrò il posto giusto dove cominciare e una telefonata confermò non solo la loro serietà ma soprattutto mi trasmise un grande entusiasmo. Iniziavo a ribollire, fissammo la data del corso, 'sarà una due giorni intensa e faticosa', mi avvertì Andrea, (chissà cosa si era immaginato al telefono, sicuro avrà pensato che fossi una pazza, perché da brava ingenua gli avevo detto subito del progetto del mio viaggio) ma io non stavo più nella pelle e iniziai a contare i giorni.
Vi avverto che salterò indietro nel presente di allora perché parlando al presente credo di poter meglio descrivere il crescendo di emozioni, se siete maniaci delle coniugazioni verbali forse questo vi urterà, ma fate uno sforzo e seguitemi.

Verso il Biker Ranch

Parto da Milano un mercoledì pomeriggio di fine agosto. Allungo il percorso approfittando del bel tempo per fare una gitarella di riscaldamento sulla mia Honda Transalp (la moto che guidavo all'epoca ovvero nel 2014) nel piacentino e sulle curve della val Trebbia. Arrivo al Ranch verso ora di cena (pernotterò li per poter iniziare “a bomba” la mattina successiva) e vengo accolta al di sopra di ogni aspettativa, un benvenuto come se arrivassi dall’altro capo del mondo e di fatti in quel piccolo angolo di paradiso incastonato nell’Appennino ligure è facile sentirsi in un altro pianeta. 
Ci raccontiamo a lungo tra una birra e una costina (si, hanno preparato la brace..!) e Andrea ed Emanuela iniziano a introdurmi al programma che affronteremo. Per mia enorme fortuna sarà un corso one-to-one, complice il periodo estivo di vacanze lavorative. Sarà tosta e occorre riposare, saluto la tribù (si perché Emanuela e Andrea sono i capo clan di un bel gruppetto di ragazzi di età assortite!) e vado a letto sormontata da una grande decorazione murale raffigurante il grande tuareg simbolo della Dakar. 

Mi sento nel posto giusto al momento giusto, quelle sensazioni nella vita che ti fanno capire che sei nella giusta direzione.


Inizia il corso

Lezione teorica
La mattina seguente inizia con una bella colazione nella taverna Biker Ranch dove sono allineate file di caschi, giacche, armature di plastica e stivali, l’agitazione o meglio, eccitazione, cresce. Ci raggiunge Francesco che sarà l’assistente - indispensabile - per il corso e inizia la parte teorica. Nozioni su come si guida (con gli occhi!!!) e come funziona la moto, concentrandoci sull’aspetto della ciclistica che sarà fondamentale quando affronteremo la pratica. Sospensioni, effetto giroscopico…le informazioni scorrono nella


mia testa e sulla carta, non voglio dimenticarmi nulla! Passiamo poi ad un argomento che Andrea ha pensato in funzione al mio viaggio (si, perché Andrea ti studia e ti forma il corso addosso, come un sarto fa col vestito): smontaggio ruota e rimozione della camera d’aria per un eventuale sostituzione di emergenza, che in un viaggio così lungo è una circostanza probabile. 

Primo incontro con una specialistica
Poi passiamo a conoscere la moto che userò nel corso: una KTM 450, 4 tempi. La prima impressione è quella di una cavalletta arancione, mi serve una scala per salirci, ma no, la scala non è prevista, devo salire come posso, per giunta senza il cavalletto, che giustamente torna su a molla senza lasciarti “barare” appena tiri su la moto! Imparo in breve la mossa della discesa laterale 'con chiappa' per riuscire ad appoggiare almeno un piede a terra, poi Andrea mi illustra la posizione in piedi sulle pedane sorreggendomi la moto e infine scegliamo le protezioni della mia taglia da indossare per dopo. 
La pausa pranzo vola e una volta bardati come cavalieri spaziali partiamo verso il campo di esercitazione a pochi km dal Ranch. Io conduco la mia Transalp, Emanuela segue con la KTM e Andrea e Francesco fanno strada ..col fuoristrada. 

Andrea mi spiega come migliorare la mia posizione.
Arrivati al campo di terra e sassi, Andrea mi consiglia di fare qualche minuto di giro libero per prendere confidenza con la moto. Io non avevo mai guidato una specialistica come quella, parto e mi sembra di volare, tiro la frizione, sale l’adrenalina, accelero, sfriziono, sono allo stato brado, decisamente devo capire come modulare, non è morbida come il mio bicilindrico, questo è un vero cavallo imbizzarrito e sotto le sue ruote scorrono sassi, fango, terriccio, dossi, ma sembra a suo agio. 

Prima tassellata


Mi fermo dopo pochi minuti paonazza ed adrenalinica, è iniziata l’avventura!
Seguono vari esercizi: modulare con la frizione e il freno, provare a mettersi in piedi nella posizione adeguata sempre più a lungo, imparare a mettere bene i pesi sulle pedane, curve, frenata, accelerata, i primi slalom tra i birilli. Andrea mi segue ed insegue con pazienza e grinta. 

Cadute.. tante!
Il pomeriggio scorre sotto le ruote e spesso devo fermarmi a prender fiato o a raccogliere la moto, supportata dai mitici Andrea e Francesco mentre Emanuela scatta e filma tutta la lezione e mi lancia messaggi incoraggianti da donna a donna che mi strappano molti sorrisi. In seguito agli esercizi provo il percorso anche con la mia moto e mi sorprendo di sentirmi molto più padrona su un suolo così impervio nonostante lei sia un bisontino. Tornando al Ranch l’asfalto sembra una colla rispetto ai sassi e al fango!
A cena riguardiamo il materiale foto-video per capire gli errori fatti ed apprezzare i primi miglioramenti. 

Chi l’avrebbe mai detto, sono riuscita a stare in piedi su una moto specialistica, ho affrontato il mio primo vero sterrato e la cosa mi piace sempre di più!

Slalom tra i birilli a bassa velocità

Prima volta nel fettucciato
L’indomani inizio la giornata con Emanuela che, da personal trainer specializzata, mi guida in un allenamento di preparazione in palestra fondamentale per la giornata che ho davanti.
Poi scendiamo nel fettucciato del Biker Ranch, qualche metro di dislivello sotto casa, ricavato con pazienza e dedizione da un piccolo angolo di bosco. L'unico modo di raggiungerlo: a piedi o tuffandosi nel sentierino ripido in moto. Andrea compie quella che ai miei occhi sembra un impresa col KTM, mentre noi ci avventuriamo a piedi.
Studio a piedi della parabolica a sfavore

In questa giornata perfezioneremo le tecniche del giorno precedente applicandole al percorso stabilito dal fettucciato coi suoi passaggi obbligati. Inizio a girare ed inizialmente faccio un po’ fatica a riprendere confidenza con la moto, ma è una cosa psicologica: qui sono obbligata a curve strette su diverse condizioni di suolo, alcune asciutte e alcune fangose e scivolose, bisogna pensare in fretta ed agire subito coi comandi, frizione, freno, acceleratore, sguardi oltre l’ostacolo.
Si inizia a padroneggiare la posizione
Ripeto mille volte il giro, ogni curva con le sue difficoltà, fermandomi, cadendo da ferma, fino a che inizia a venire la prima curva, poi la seconda, poi quella parabolica a sfavore, e la soddisfazione non ha prezzo! 
"La via di Sparta"

Al pomeriggio Andrea mi fa provare l’ebbrezza dei primi ostacoli ribattezzati rispettivamente: “vasca idromassaggio” (vasca di pietroni smossi), i “coccodrilli” (due tronchi emergenti da terra a circa un metro uno dall’altro), la “via di Sparta” (asse di legno sospesa tra due tronchi con rampa di invito) e infine non ricordo il nome, ma era un arduo incrocio tra la via di Sparta e i Coccodrilli in versione “big”!! 

Potrei stare ore a descrivere questa giornata, ma dovendo stringere posso dire che nonostante la fatica e il sudore copioso che sentivo scendere nei vestiti ho provato moltissime emozioni, divertimento, eccitazione, soddisfazione.

Arrivare a fine giornata e riuscire a completare il percorso in piedi, controllando la moto, percependo la moto ancorata al suolo (perché sei tu che gli dici di farlo), superare gli ostacoli con fiducia crescente, guardando oltre e pensando già a ciò che arriva dopo, specialmente sapendo che era la mia prima volta, e vedere i passi fatti verso il raggiungimento di un obbiettivo mi ha riempito di soddisfazione e felicità.

Saluti e ritorno al presente

Con Andrea ed Emanuela
E’ sempre triste il volgere al termine di giornate come queste, specie se sei una femmina e come tale sentimentale, ma in quel momento capivo che si era concluso solo il capitolo numero uno di un gran libro, tutto da scrivere. Inoltre avevo fatto un incontro speciale con la Tribù del Biker Ranch, uno di quelli che rimangono per sempre: Andrea, maestro non solo di tecnica, Emanuela, esempio di donna-guerriera da seguire, Francesco, paziente e sorridente sempre, i piccoli (e non-più-piccoli) della tribù. Gli incontri sono parte fondamentale della vita, perchè arricchiscono lo spirito, e quando riconosci di averne fatto uno è un momento importante. Emozionarsi e condividere sono tra i motivi che mi spingono a viaggiare.

Io e il mio CRF250
In seguito alla mia iniziazione all'enduro è scoppiata una grande passione che mi ha portato a condividere con Matteo finalmente delle avventure in fuoristrada, e dopo qualche mese ho persino adottato un'altro mezzo, una specialistica (Honda CRF 250 4t) con cui ho iniziato a girare per campetti, sentieri, strade bianche ed alcune motocavalcate. 
Se sono qui a scrivere della preparazione del viaggio avrete capito che mi sono guadagnata una cosa molto importante ovvero il consenso di Matteo di affrontare il viaggio assieme, ricordate, avrei dovuto verificare se ne fossi stata in grado. Sentire da lui che finalmente si fidava a compiere l'impresa è stato un momento epico, si poteva dare il via al progetto…!

Anabasi Boon 2015
Ebbene, ho continuato a fare tanta pratica, grazie anche al supporto di tanti amici che pazientemente mi hanno guidato, letteralmente 'raccolto da terra', dato pacche sulla spalla ma anche calcioni nel sedere, ed ho preso sempre più confidenza fuori dall'asfalto anche se, la strada per imparare non finisce mai e mi cimento ogni volta con nuove sfide.
Man mano che acquistavo sicurezza iniziavo anche a comprendere meglio le mie caratteristiche e necessità, finchè l'anno scorso presi la decisione che avrei cambiato il mezzo con cui avrei affrontato il viaggio. 
In Tunisia col Transalp scarenato.
Il Transalp era un mezzo molto morbido, comodo ed affidabile ma aveva lo svantaggio di un peso eccessivo per il mio fisico, che in varie circostanze mi limitava. 
Ho optato dunque di prendere un monocilindrico sacrificando un po' di docilità per un peso inferiore e una ciclistica leggermente superiore. Dopo aver messo sul piatto della bilancia diverse opzioni secondo il mio budget e grazie ai consigli di amici e Matteo (sul piatto c'erano moto come Dominator, XL, XT, XR etc etc) la mia scelta è ricaduta su una Yamaha TTE 600 del 2002, modello leggermente più enduristico dell'XT sempre di casa Yamaha ma leggermente più stradale del TTR e col fondamentale dettaglio dell'avviamento elettrico - bisognava considerare che sono una ragazza con una determinata forza fisica che, per quanto allenabile, in situazioni complicate avrei potuto avere problemi a pedivellare. Magari un domani non sarà più così chissà..!

Per quanto riguarda i dettagli tecnici e la preparazione della mia moto dedicheremo un capitolo a parte curato dal nostro super meccanico Matteo, che illustrerà i motivi delle sue scelte di componenti vari e che vi racconterà anche come sta trasformando il Transalp che è infine passato ad essere il suo mezzo per il viaggio.

Nella seconda parte del capitolo sull'allenamento invece vi racconterò come mi sto preparando fisicamente al viaggio perché, come mi ha insegnato Emanuela, la preparazione fisica è fondamentale per sviluppare la forza ed il fiato necessari a governare la moto e per affrontare lo sforzo prolungato di un viaggio di questo tipo ed io avevo proprio bisogno di rafforzarmi per essere all'altezza. Così anche per questo obbiettivo ho deciso di darci dentro e ho scelto uno sport non convenzionale che scoprirete ..nella seconda parte.

Ora che ho riletto per correggere eventuali errori ripenso che davvero avevo timore dei vialetti di ghiaia..!! Sorrido..


Alla prossima!