giovedì 8 settembre 2016

Diario di bordo - Nona settimana di viaggio

Giorno di viaggio 57
2/8/16

Il risveglio è drammatico per via dei postumi, soprattutto per Teo. Dopo un tentativo di colazione finito nel gabinetto, torniamo a fatica verso il motoclub Wild River dove abbiamo lasciato tutto senza tornare per la notte. Sono le 12.30 ed è chiaro che una partenza pomeridiana è ormai impossibile visto l'hangover di Teo, che si rifugia nel letto in preda a un martello pneumatico in testa.
Io ne approfitto per fare un po' di manutenzioni varie: ricucire bottoni e strappi vari, riparare cose, lavare due vestiti nel lavandino e poi esco per una passeggiata in solitaria. Al mio ritorno Teo è tornato in piedi e programmiamo assieme il tragitto dei prossimi giorni: attraverseremo la regione Altai fino alla Mongolia in circa 2-3 giorni. Una volta in Mongolia cambieremo le gomme acquistate e via per gli sterrati.
Il Wildriver Motorcycle Club a Novosibirsk
Wild River club: 3 notti 2.500 rubli (ca 35 euro)

Giorno di viaggio 58
3/8/16

Ingresso nella regione degli Altai
Un bel cielo limpido e una temperatura mite ci accompagnano fuori da Novosibirsk. In questa città, che non era nemmeno nel programma iniziale del viaggio, abbiamo trascorso più giorni che in qualunque altro posto..! E inoltre siamo ufficialmente al giro di boa: a metà del viaggio, lasciati gli "Stan" alle spalle ci aspetta l'estremo oriente!

 Nei 450km di oggi, conclusi nella cittadina di Gordo Altayski ho riflettuto molto sulle prime vere considerazioni di questo viaggio, iniziando a tessere un filo di pensieri e ragionamenti più a freddo guardando indietro alle scorse settimane.
Sapevo che fossero punti da sviluppare in seguito, ma mi sono messa quasi per gioco a farne un elenco:
- Il viaggio lo sto facendo anche all'interno di me stessa, confrontandomi coi mondi che vedo e che non solo attraverso ma mi attraversano.
- Chi sei, quello che sei, viene con te in viaggio. Non è che perchè sei in una "missione epica" diventi più bello, più forte, più figo, più avventuriero. I limiti e le debolezze tendono ad amplificarsi fuori dalla "comfort zone".

- Si re-impara ad imparare perchè se non ti lasci permeare dalle cose ti scivolano via di dosso. Inoltre bisogna mandare giù l'orgoglio e la paura delle sconfitte. Questa è una parte del viaggio che al di là della mera cronaca rimane privata: un vero "viaggio interiore".

- Viaggiare in coppia è una cosa bellissima e difficile allo stesso tempo. Come del resto nella vita, le litigate, le discussioni, le situazioni di disagio 'fuori dalla zona comfort' non mancano, ma ci sono quei "wow" esclamati all'unisono, quello scambiarsi emozioni personali sulla stessa cosa, ognuno dalla propria moto ma nello stesso viaggio, nella stessa direzione.

Come dice Teo "uno è poco e due son troppi". E ha ragione, perchè stare 24h su 24 con sè stessi, o in due, ha i sui pro e contro.
Ma quel bene che ti lega, nel sudore, nel fango, sui 4000mt e davanti ad ogni orizzonte nuovo, fa del viaggio un esperienza ancora più importante e indimenticabile e soprattutto condivisa, che è il motivo per cui non lo facciamo da soli.
Inoltre superare assieme tutte le difficoltà che arrivano consolidano ancora di più il legame che viene messo alla prova in situazioni 'estreme'.


- Ci sono altre mille cose da dire sulla natura, sugli uomini di nazioni diverse ma dall'umanità "internazionale", sulla nostra libertà e le loro tradizioni radicate, a tratti limitanti, di altri paesi. Sulla spiritualità così antica e ancora presente in molti luoghi, sulle lingue dei popoli che ci dividono e i gesti universali che ci fanno comprendere comunque. Sul cibo, sulle moto, sulle mie foto prive di persone perchè nel godermi gli incontri non penso alla macchina fotografica (e mi sto forzando di ricordarmelo d'ora in poi).
Sui miei racconti che omettono le imprecazioni, i pianti e i bisticci, non perchè voglio far sembrare tutto più bello, ma perchè alla fine della giornata quello che mi ricordo sono le emozioni positive raccolte, i colori, le battaglie superate insieme. Ci sono anche quelle nel mio viaggio: le cadute, gli acciacchi, gli scusa detti a fatica ma che creano sorrisi senza rancori.

Spero che dopo questo viaggio saprò far tesoro di come ho imparato a rialzarmi, a rifare da capo, a saper chiedere aiuto anche se vorrei far da sola, a sapermi infiammare meno col mio carattere non facile. E spero di aver lasciato qualcosa di positivo nelle persone incontrate come loro hanno fatto con me.
Sono solo propositi lo so, perchè quello che sei, e che è venuto con te in viaggio, tornerà a casa con te. Ma sarà più consapevole, più arricchito e ispirato dagli incontri, dalle esperienze e dalla bellezza del mondo.
C'è ancora molto da ragionare e riflettere, il viaggio non è certo finito.
A sera alloggiamo alla Locanda Tihiy Dvorik, Gordo Altayski, 800 rubli.

Giorno di viaggio 59
4/8/16

In programma oggi l'attraversamento degli Altai per portarci più vicino possibile al confine con la Mongolia.
400 km circa che speravamo tanto di fare col bel tempo ed invece di nuovo nuvole, di nuovo pioggia; ma non quella battente che scarica e basta, quella fine fine e bastarda che se sei senza antipioggia ti bagna, e se te lo metto fai la sauna dal caldo.

I paesaggi perlomeno erano molto belli, con una vegetazione alpina di conifere, sottobosco e manto erboso. Tante le montagne e le curve, che hanno reso il percorso divertente e non monotono.

Abbiamo incontrato una coppia in moto che ha voluto scambiare due parole e un gruppo di enduristi russi pieni di fango che scendevano felici da un giro tra le montagne.


Nel tardo pomeriggio un bell'arcobaleno ci ha "seguito" per oltre 10 minuti di tragitto, mentre giocavamo a cercare il punto dove esso iniziasse.
Poi abbiamo raggiunto il villaggio di Aktash dove abbiamo preso alloggio in una guesthouse gestita da una simpatica coppia di anziani, che era la loro casa, per 1100 rubli.
A sera abbiamo fatto provviste in un supermercatino per prepararci all'attraversamento frontiera del giorno dopo che ci hanno descritto come lunghissima.



Giorno di viaggio 60
5/8/16

Oggi sono esattamente due mesi che siamo in viaggio!
Il sole splende sicchè è piacevole guidare e il paesaggio dà il meglio dei suoi colori, coi suoi verdi brillanti, i profili delle montagne nitidi contro il cielo e i fiumi che scorrono luccicanti.

Facciamo un paio di pause per un caffè e ben due colazioni (non ci facciamo mancare nulla, ma qui costa così poco..!), poi ci ritroviamo a Tashanta, la città del confine di uscita dalla Russia, dove ci mettiamo in fondo alla coda dei veicoli in attesa dei controlli.

I pronostici non sono proprio il massimo: abbiamo una quindicina di auto davanti e quelle in testa sono lì dalle 9 del mattino, solo che ora sono le 12.
Apprendiamo inoltre che il confine chiude alle 18 e che nel weekend non è aperto, oggi è ovviamente venerdì. Per fortuna però, in solo un oretta e mezza, avanzando lentamente ma costantemente, varchiamo il cancello e sbrighiamo le formalità russe senza intoppi (ma comunque perdendo 2 ore in code).
Il vero delirio avviene all'ingresso in Mongolia, dove veniamo risucchiati in un groviglio di moduli incomprensibili, doppie e triple registrazioni con pause del personale, che si ferma a caso, nel mezzo della pratica, per mangiare i cioccolatini portati da una collega oppure per guardare il cellulare.
Ne usciamo ben 4 ore dopo, appena in tempo per la chiusura della dogana, consapevoli di aver appreso come mai usiamo l'espressione "mongolo" per dire a qualcuno che è 'scemo': le facce del personale, la loro incompetenza e totale confusione ce lo hanno reso immagine!

La Mongolia ci ha accolto con un meraviglioso paesaggio verdeggiante e collinare, col cielo blu profondo che ci ha rilassato gli occhi. Nel frattempo stavamo all'erta per dei sentiti racconti di amici viaggiatori nostri predecessori che ammonivano sulla presenza di ladri nel tratto che va dal confine ovest alla città di Olgi. Di fatti abbiamo evitato di fermarci anche quando alcune persone a bordo strada con motorette ci invitavano a fermarci con i gesti, sembrando che volessero aiuto.

Qualche chilometro più avanti, pensando di aver trovato un angolo più tranquillo senza avvistamenti di persone a bordostrada, ci siamo fermati a scattare una foto ma ecco che sono arrivate a tutta birra due tizi in moto, che, avvicinatisi, senza salutare nè niente, si sono messi a guardarci i cruscotti delle moto con l'evidente intento di saggiare i nostri averi come gps e altri dispositivi. Siamo ripartiti subito svelti ripromettendoci di non femare più le ruote fino a Olgi, dove avremmo pernottato.

Eravamo sulla strada ormai a pochi km dalla città, che già vedevamo avvicinarsi all'orizzonte, quando un auto ci ha impedito un sorpasso piazzandosi in mezzo alla strada e rallentando. La cosa puzzava, abbiamo rallentato e poi tentato un nuovo sorpasso più veloce, ma ecco che vediamo spuntare da un finestrino la canna di un fucile! Preso un grande spavento, parlandoci nelle ricetrasmittenti del casco, abbiamo deciso di rallentare di colpo, e vedendo che la macchina proseguiva la sua corsa lenta, in una frazione di secondo ci siamo messi a scappare fuoristrada, nei campi. Da lontano abbiamo visto l'auto fermarsi e due uomini scendere e fare qualche passo verso di noi, ma eravamo già lontani. Ci siamo fermati dalla fuga solo quando abbiamo visto l'auto proseguire sulla strada asfaltata diretta in città, e abbiamo atteso diversi minuti che un'altra auto, sperando fosse di turisti, sopraggiungesse per poterci accodare e seguirla fin dentro la città, dove saremmo stati al sicuro.
Fermatici a un benzinaio per cercare con calma sulla mappa un hotel, ci ha avvicinato un vecchio proponendoci la sua guest house, ma non ci convinceva e poi volevamo stare in centro e trovare un luogo dove rinchiudere le moto di notte.
Più avanti ancora abbiamo cercato un bancomat per rifornirci di valuta mongola, ma li abbiamo trovati tutti non funzionanti, forse per colpa dell'ora dato che erano ormai le 22:00 (avevamo passato in un colpo due ore di fuso orario in avanti).
Davanti al bancomat facciamo per ripartire quando intravediamo la stessa macchina che aveva tentato di fermarci prima! Ci siamo allontanati sperando che non ci avessero visto e ci siamo subito diretti all'hotel segnato sulle mappe. Giunti lì abbiamo incontrato un gruppo di ragazzi croati in vacanza e gli abbiamo raccontato l'accaduto, loro ci hanno raccomandato il Blue Wolf Gher Camp dove avremmo avuto le moto le moto al sicuro e un posto per la notte. Dato che si stavano dirigendo proprio lì li abbiamo seguiti e finalmente ci siamo sentiti tranquilli.

Raccontando gli avvenimento al proprietario però, ci ha detto che al confine vivono molti kazachi e alcuni di loro non hanno proprio ottime reputazioni ma ci ha fatto capire che la polizia purtroppo non è di grande aiuto, tuttavia ci ha detto di non preoccuparci perchè da Olgi in poi la situazione sarebbe stata tranquilla. Io voglio continuare a credere che quell'arma fosse stata solo per spaventarci e che ci è andata bene così.

Di sera, essendo un po' pensierosi sull'accaduto abbiamo cercato online eventuali altri episodi di questo tipo, e siamo incappati in diversi racconti di altri viaggiatori riguardo questa area particolare, alcuni sono stati anche derubati, sia per strada che addirittuta dentro le case in cui erano stati invitati, ma tutti confermavano che dopo Olgi la situazione era normale. Speravo che questo episodio non avrebbe generato troppi pregiudizi nei confronti della popolazione mongola, a discapito di eventuali incontri che in altri Paesi sono stati molto belli, però certamente ci ha fatto capire che dovremo tenere i livelli di prudenza oltre il massimo.
Blue Wolf Gher Camp, pagato in rubli perchè eravamo senza soldi mongoli, 1350 a notte.

Giorno di viaggio 61
6/8/16

Stamattina come prima cosa siamo andati in un officina per cambiare le gomme con quelle che ci eravamo portati da Novosibirsk.
Il lavoro è avvenuto sotto diverse paia di occhi curiosi che scrutavano Matteo all'opera, mani che toccavano gli attrezzi che ci eravamo portati e bocche che scaracchiavano ripetutamente alle nostre spalle come se niente fosse (una disgustosa abitudine che coinvolge dai giovani agli anziani).

Il lavoro si è protratto fino alle 16:00 cambiando 3 gomme: anteriore e posteriore di Teo, posteriore mia, con una pinzata sfortunata che ha forato una delle camere d'aria, e ho potuto dare il mio piccolo contributo riparandola (qualcosa so fare anche io). Data l'ora abbiamo deciso di fermarci un altra notte a Olgi.

Dopo una doccia e un pranzo al punto ristoro del Blue Wolf Camp, dove ci hanno servito tutt'altro che i piatti ordinati (e notare che avevano un menu in inglese su cui abbiamo indicato col dito cosa volevamo), abbiamo fatto un giro a piedi per andare a prelevare e fare due provviste per eventuali serate in tenda e pranzi on the road.
Abbiamo trovato nel tragitto una caserma dei pompieri che ha acceso la curiosità di Teo, quindi siamo andati a visitarla mettendo a confronto i due mondi di vigili del fuoco, con l'aiuto di google translator e l'universale linguaggio dei gesti.
Un bel tramonto ha chiuso la giornata, domani lasciamo questa zona di confine per avventurarci nel cuore della Mongolia.

Giorno di viaggio 62
7/8/16


Appena svegli il cielo era un po' coperto, ma finita la colazione si era aperto mostrando il suo blu vivido e alimentando il nostro entusiasmo. Pieno di benzina e via verso la Southern Route direzione Khovd, 250 km di cui i primi 60 su asfalto e poi pista. 


Ci siamo divertiti sui numerosi percorsi intrecciati che si snodano tra immense praterie confinate da colline e montagne, in un clima perfetto soleggiato, asciutto e con un venticello fresco che non ti faceva sudare troppo.



Intorno a mezzogiorno abbiamo incrociato una piccola costruzione con un insegna di ristorante, gremita di turisti appena scesi da un pullman, ma a noi hanno rifiutato di servire del cibo, scuotendo la testa senza spiegazioni.

Vedevamo tutti mangiare e increduli siamo dovuti uscire a mani vuote, anzi, a pance vuote, mettendoci in disparte a mangiare scatolette che per fortuna ci eravamo portati dietro! Era l'unico bar incontrato in 200 km..

Abbiamo anche affrontato un guado, uno in particolare più profondo degli altri, finito in maniera comica. Inizialmente vedendo la corrente dell'acqua abbiamo deciso di sondarne la profondità attraversandolo a piedi, poi poco dopo abbiamo visto un auto fuoristrada attraversarlo confermando la traiettoia che intendevamo fare.

Si lancia prima Teo, a metà però apre troppo il gas e con uno svirgolamento finisce troppo a sinistra, dove la riva formava un gradino prima di finire l'acqua, cascando sull'asciutto ma con le ruote ancora in acqua.

Parto dunque io, perchè per aiutarlo conveniva portarmi già la moto dall'altra parte. Metto in prima, parto tranquilla con gas costante per non fare la stessa fine, ma la corrente è forte e il mio gas non basta. Prima che possa accelerare mi si spegne la moto a 3/4 del guado! Casco a destra mettendo a mollo mezza moto (per fortuna spenta), Teo arriva e la spingiamo fuori in folle, mancava solo un metro e mezzo mannaggia!





Intanto che la mia povera asciuga, tolto il filtro dell'aria che era solo umido non avendo aspirato acqua, ci mettiamo al lavoro per tirare fuori il Transalp, girato verso la sponda alta anzichè il punto di guado basso. Scaviamo dunque la sponda togliendo lo spigolo del gradino, in modo che la moto potesse uscirne senza doverla girare in altri modi, e dopo un tanto spingere e sgasare ne è venuta fuori.

Poi ci siamo fermati mezzoretta a far asciugare calzini, vestiti e stivali, e sondare eventuali danni.
Il mio TTE tossicchiando è ripartito, ho solo imbarcato acqua nella borsa della macchina fotografica per fortuna solo nel compartimento di caricatori e batterie, che abbiamo messo ad aciugare al venticello, che ha asciugato tutto, vestiti compresi, in una ventina di minuti.

Nonostante l'asciugatura il TTE si spegneva a dare il gas, quindi l'abbiamo tenuto un po' su di giri finchè ha sputato una nuvolata nera e ha ricominciato a funzionare normalmente.
Ci siamo poi fatti gli ultimi 50 km su pista molto sabbiosa dove ho dovuto combattere la fifa imparando a tenere una velocità sostenuta per "galleggiare" sulla sabbia. Anche se avevo provato la guida sulla sabbia in Tunisia, non ero abituata a fare decine di km di fila, percorrere tratti così richiede una concentrazione costante per evitare scivolate.


Giunti infine a Khovd abbiamo scelto un hotel perchè eravamo a corto di batterie nei nostri dispositivi e ci serviva caricare tutto il nostro equipaggiamento elettronico così da poter campeggiare nei prossimi giorni, con autonomia di macchina fotografica, action cam, telefoni etc. non sembra ma c'è da starci dietro parecchio!


Abbiamo poi cercato un posto dove mangiare dato che a pranzo si era mangiato solo cibo in scatola, e ne abbiamo trovati vari, tutti collegati a dei karaoke-pub, si vede che qui amano il karaoke, essendocene uno ogni 10 metri. Abbiamo scelto quello più sobrio, senza tappezzerie zebrate e divanetti leopardati, come vedevamo dalle finestre, e ci siamo mangiati un piatto tirato a caso nel menu incomprensibile, tanto era il solito riso con carne. Intanto ci siamo guardati le olimpiadi perchè qui in Mongolia amano il judo e hanno dato in onda tutta sera quello, per la felicità di Teo che lo pratica da anni e mi ha fatto tutta la telecronaca in italiano.
Hotel Urguu 45.000 th (ca 20 euro, con colazione)

Giorno di viaggio 63
8/8/16

Prima di rimetterci in strada siamo andati a procurarci una sim card locale e cercato di cambiare degli euro o prelevare alla banca. Siamo solo riusciti a fare la sim, perdendo un ora e mezza nell'affollato (perchè unico) negozio di telefonia del paese, poi ci siamo rimessi sulla southern road senza particolari piani se non quello di guidare fino circa le 20:00 e poi campeggiare.


La strada era a tratti asfaltata e a tratti piste che correvano parallele o quasi all'"autostrada" di asfalto in costruzione. Abbiamo fatto una breve sosta intorno a quello che pensavamo fosse un lago (sulle mappe) ed era invece un acquitrino fangoso pieno di zanzare!

Nel pomeriggio abbiamo superato due auto dall'aspetto familiare: due Fiat! Una Panda e una Uno, la prima appartenente al gruppo "Mongol Rally", un rally a scopo benefico che attrae partecipanti da tutta Europa e che ingrassa anche le tasche dell'organizzazione inglese suo ideatrice.
Gli altri, quelli della Uno, erano invece simpaticamente 'abusivi': avevano tratto parte del nome e del logo del famoso rally, ma ribattezzandosi "MongolOne", personalizzazione molto italiana ma da leggersi anche in english version.

Ovviamente è scattata la chiacchierata coi connazionali e dato che iniziava a farsi tardi ci si è proposto di fare una tendata collettiva in un punto imprecisato da lì a un ora di guida ancora, per macinare quache km in più.
Così si è fatto, poi, montato il campo su un altura al riparo da occhi indiscreti, ci siamo scatenati con le chiacchiere e i rispettivi racconti di avventura.

sabato 20 agosto 2016

Diario di bordo - Ottava settimana di viaggio

Giorno di viaggio 50
25/7/16

Apriamo gli occhi verso le 7.30, facciamo su i consueti bagagli e già il nostro collega ci chiede a che ora si parte, impaziente.
Tanta premura un poco ci dà fastidio, qualcosa non ci va troppo a genio. Sarà semplice egoismo, ma la sensazione è quella di avere un genitore dietro e poi c'è da fare della strada noiosa, che fretta mai ci sarà.

Dalla città, che dico, dal villaggio di Sarkand dove siamo, dobbiamo solo andare verso nord, cercando di fare quanti più km i nostri fondoschiena ci consentiranno.

La strada è più piatta che mai, il caldo sale e gli umori sono fragili, pronti a scattare per stupidaggini. Pranziamo in un remoto casolare dove l'unico piatto disponibile è zuppa di cipolla e carcassa della povera pecora sdraiata sul tavolaccio della cucina.

Alcuni bambini alla locanda hanno posato per questa foto sulla mia moto

Attendiamo quella che sembra un eternità per averla servita, bollente, assieme a the caldo, con 40 gradi nella stanza.
Aggiungiamo sudore al sudore e cento gradi nello stomaco.
Ci sono anche giornate così nei viaggi lunghi. Siamo unanimi nello sperare che finiscano presto questi chilometri di niente.

Come sono cambiate le prospettive, quel nulla che ci aveva affascinato e cullato nei primi km kazaki ora non lo sopportiamo.
Forse abbiamo già la voglia della Mongolia, forse abbiamo assaggiato troppe bellezze più grandi e ne siamo drogati..

Tipica strada dritta e infinita in Kazakhstan

Giungiamo infine a un altra cittadina, Ayagoz, e iniziamo la ricerca dell'hotel al prezzo migliore, difficile come al solito accontentare tutti. Il più economico non ha la doccia e a noi va di lavarci, decidiamo di separarci, noi in un hotel e Piet in un altro.
Una delle poche foto fatte con Piet lungo la strada

Poco dopo altri due motociclisti raggiungono il nostro hotel: sono Stefan, svizzero, e Veronika, della Slovacchia, con rispettivamente un KTM e un XT600. Ci raccontano del loro viaggio che proseguono ogni estate lasciando la moto parcheggiata nel paese dove concludono le ferie, per poi proseguire l'anno dopo.

Quest'anno l'avevano parcheggiata a Osh in Kyrgyzstan da, guarda caso, Patrick di MuzToo (infatti il KTM mi sembrava di averlo già visto da qualche parte, mi era rimasta impressa la fila verticale di adesivi sul parabrezza con le bandierine dei paesi visitati). Quest'anno la loro tappa finale sarà Ulaan Bator in Mongolia, ma sebbene vadano nella nostra direzione hanno i tempi più corti quindi non riusciremo a condividere della strada. Ci riuniamo anche con Piet per una cena a base di shashlik e birre fresche, raccontandoci i rispettivi viaggi.

Ci sono tanti modi di viaggiare, è bellissimo sentire le storie di ognuno, che fanno degli stessi luoghi visitati esperienze diverse o a volte simili ma ognuna col suo punto di vista personale.
Dopo cena ci tocca inventare una scusa con Piet per separarci l'indomani. Sapendo che è mattiniero e che vuole partire presto, gli diciamo di avere bisogno di recuperare sonno e che partiremo intorno alle 11.00. Come pensavamo lui ci dice che voleva partire prima e quindi viene da sè che dovrà farlo da solo.
Un po' mi dispiace non aver detto il motivo reale, ma non abbiamo trovato le parole per dire che non ci piaceva la sua compagnia. Gli auguriamo buon viaggio, e ad ogni modo probabilmente lo rivedremo al motoraduno di Novosibirsk.
Notte all'Hotel Birkhan: 5000 tenghe (ca 13 euro) con doccia in camera.. che lusso! Ovviamente il boiler è una chiavica, ma ormai siamo velocissimi nello sfruttare i 2 minuti di acqua calda.

Giorno di viaggio 51
26/7/16

Ritorniamo a viaggiare in due e per l'occasione dormiamo veramente un po' di più! Facciamo una mega colazione in un baretto carino nella piazza del paese ma alla fine siamo in sella alle 11:00, senza ritegno ormai!
Maciniamo i nostri km con la solita poca voglia, ma abbiamo fissato una meta interessante: il lago di Buchtarma, per campeggiare nella natura.
Tra il fatto che siamo partiti tardi e le pause che facciamo per dare tregua ai nostri glutei appiattiti, si fa un tantino tardi e tra le colline vicino al lago il cielo inizia a scurirsi di nubi di pioggia.
Siamo proprio sfortunati, ogni volta che vogliamo campeggiare minaccia acqua, e spesso la prendiamo in tenda! Gira che ti rigira scoviamo poco dopo un complesso di diversi chalet che d'inverno è meta sciistica e decidiamo di dormire lì.
Conosciamo Olga, una signora a cui non riusciamo ad attribuire un età per via del fisico sportivissimo, asciutto, e una bellezza evidentemente vissuta ma non sciupata. Olga, di origine russa, parla perfettamente italiano e spagnolo perchè ha vissuto in Colombia alcuni anni e ha avuto un compagno italiano, ma ha anche vissuto 30 anni in Giappone.
Ci aiuta con le traduzioni per prendere la camera e ci assegnano una bellissima stanzetta in legno con tutti i servizi, poi ci tiene compagnia per cena raccontandoci della sua vita intorno al mondo e della sua passione per la yoga di cui è istruttrice.
Ceniamo con un piatto locale di carne e grano spezzato in una sala decorata da teste di animali cacciati e poi resi trofei.
Hotel Altayskie Alpy 7000 tenghe (18 euro)

Giorno di viaggio 52
27/7/16

Prepariamo le moto sotto dei gran nuvoloni che non promettono nulla di buono. Che rabbia, avevamo ovviamente pensato di fare un giro intorno al lago e poi muoverci verso Semipalatinsk per avvicinarci a soggiornare vicino al confine ed entrare in Russia l'indomani. Invece al cielo non è bastato sfogarsi durante la notte; ci tocca scappare, inseguiti e purtroppo raggiunti da un violento acquazzone che in meno di due minuti ci bagna fino alle mutande.
Corriamo verso nord ovest finchè il sole fa di nuovo capolino dalle nubi e inizia ad asciugare i nostri vestiti.
Scegliamo una stradina-scorciatoia che ci porta verso un altro attraversamento di confine più a est, da Shemonaikha Mikhaylovka, passando per stradine altamente infangate in mezzo a campi di girasole che mi creano momenti di sclero, essendo il fango uno dei miei nemici dichiarati.



Il paesaggio cosparso di girasoli giallissimi compensa con momenti di ammirazione.
Durante una pausa per il pranzo tiriamo la monetina: "passiamo il confine oggi o domani"? Sono le 15:00 si potrebbe tentare sperando di non trovare  coda o intoppi in frontiera. Decidiamo di tentare, forse è troppa la voglia di abbandonare la piattezza dell'ultimo tratto kazako con le sue strade groviera.
Poco prima del confine ad un benzinaio incontriamo un motociclista kazako cn un BMW F800R di nome Diman, anche lui diretto a Novosibirsk per il motoraduno. Ci pone la fatidica domanda di viaggiare assieme che ci fa ripensare subito alla recente esperienza con Piet. Inizialmente siamo titubanti, ma abbiamo la sensazione a pelle che Diman sia un po' più alla mano e alla fine accettiamo.
La dogana ci ruba soltanto un ora in tutto, tra uscita kazaka ed ingresso russo, siamo increduli!
Il nostro nuovo amico Diman
Una volta fuori ci proponiamo di campeggiare presso un laghetto a 40km dal confine, ma giunti nel villaggio adiacente ad esso, un signore di nome Evgeni ci invita tutto concitato al suo ristorante, che guardacaso è a fianco di un piccolo motel, di cui ci dice possiamo usare il garage per le moto, inoltre ci vuole assolutamente portare a fare un giro della sua città. La situazione ci piace e accettiamo, siamo nel villaggio di Rubtsovsk.
Dopo una cena a base di piatti tipici russi: l'immancabile borsch e uno spezzatino di pollo e patate cotti nel coccio (goruoyek s'kyrien se l'ho trascritto giusto), saliamo in auto con Evgeni per un mini tour by-night con vista sul lago dall'alto nei pressi di un monumento. Non mi accorgo che allo scendere dalla macchina al panorama mi cade di tasca il telefono, scoperta che faccio in hotel, dovendo richiedere al proprietario di riaccompagnarmi nell'unico posto dove avrei potuto perderlo. Lo troviamo proprio lì distrutto dalle ruote del suv che aveva fatto inversione sopra di esso.. ora ci vorranno giorni per trovarne un altro, ma è inutile disperarsi. Ci dormo su.
Motel 1000 rubli (ca 14 euro) senza colazione

Giorno di viaggio 52
28/7/16

Ci svegliamo presto, 7:30, colazione e si parte per il tour della città, che ricorda i ritmi delle visite liceali. Si parte dal museo con la storia della città e del suo territorio, la cui fortuna furono i giacimenti minerari risalenti già al 1700.
Evgeni ci molla davanti all'ingresso affidandoci a una guida che parla inglese che fa effettivamente un egregio lavoro, anche se non riesco a staccare gli occhi dal suo riportino di capelli e la sua faccia da famiglia Addams (peraltro è in camicia e pantaloni neri).

Poi, sempre lui, ci conduce alla visita a piedi ai vecchi ingressi delle miniere di cui avevamo visto la progettazione nel museo.
Terminiamo il tour in due ore, sudati fradici per il sole cocente apertosi sulle nostre teste e belli affamati.

Pranziamo velocemente nel ristorante di Evgeni e ovviamente al momento di salire in moto si palesano i soliti nuvoloni neri.
Di nuovo sgasiamo verso nord, seminandoli.
Matteo, Diman, Manon, Patrick e io


Nel pomeriggio sulla strada incrociamo la moto di Patrick e Manon due francesi in viaggio al ritroso da Ulaan Bator alla Francia e ci fermiamo a bere un caffè tutti assieme raccontandoci le rispettive avventure.
Ci stupisce non poco il loro progetto di arrivare dalla Mongolia alla Francia in un mese soltanto, di fatti si sono appena sparati la strada da Ulaan Bator in soli 5 giorni..!


Giungiamo nel tardo pomeriggio nella città di Barnaul, dove troviamo un economico ma discreto hotel e soprattutto col servizio lavanderia per i nostri vestiti zozzi, in vista dei 3 giorni di camping che ci aspettano a Novosibirk.
Avventori russi dell'Hotel 24 a Barnaul
Ceniamo in un simpatico locale a tema 'pompieri' (manco a farlo apposta per Teo!) e brindiamo ad una trovata amicizia con Diman che si conferma essere un compagno di viaggio piacevole e pure altruista, di gran cuore. Come altri Kazaki che abbiamo conosciuto è molto aperto e curioso sulla nostra cultura, poi avendo la nostra età possiamo confrontarci su temi vicini, moto, viaggi, i sogni, la famiglia, gli amici.
Hotel "24", 950 rubli con colazione.

Giorno di viaggio 53
29/7/16

Oggi la missione chilometrica è semplice: solo 230 km per raggiungere Novosibirsk. Arriviamo pure in tempo per la sfilata di moto per le vie della città che dà ufficialmente inizio al motoraduno.
ll corteo ci porta, tra foto dei passanti, sgasate delle supersportive e strombazzamenti vari, ma tutto estremamente ordinato in file di due moto, verso il centro sportivo olimpionico, sede del raduno.


Sentiamo i suoni del soundcheck sul palco dove si esibiranno le band e troviamo i consueti stand di gadget e accessori motociclistici oltre che i classici chioschi di cibo e birra.

Il parco del centro sportivo offre molto spazio per campeggiare anche se non consentono alle moto di accedere nell'area camping. Ci carichiamo di borse e andiamo a montare la base, poi finalmente andiamo a goderci la serata.
Il pubblico del raduno si presenta con tantissimi tipi di moto, tante le supersportive, poi le moto da enduro stradale, qualche cross e i custom, che credevo fossero la maggioranza e invece sono solo circa un terzo.
L'area concerti è molto grande e la gente non è ancora molta, ma verso sera ne arriva sempre più.

Iniziamo ad innaffiare i discorsi con la birra, che qui spillano in bottiglioni da 1,5 lt con manico così se la devi portare a un tavolo per 5 persone non devi fare l'equilibrista coi bicchieri pieni, e poi te la puoi portare sotto il palco e versartene quando vuoi. Deman ci presenta ad un gruppo di suoi amici kazaki, si fa serata tra cibo e musica, mentre le chiacchiere sono sempre più appannate dall'alcool ma le risate risuonano fragorose.

Giorno di viaggio 54
30/7/16

Non servono troppe parole per giornate come queste di relax e spettacoli. Il raduno russo offre varie attività come una gara di gimkana, giochi di abilità divertenti come la sfida di velocità a moto spenta spingendo da seduti con le gambe, giochi con la donna al seguito che deve acchiappare al volo la salsiccia penzolante in puro stile thrash, gare di motori assordanti, vari concerti di generi diversi dal punk, al rock, all'alternative.





Ci ricarichiamo per la seconda metà del viaggio..non facciamo altro che bere, mangiare, vedere concerti e rispondere alle mille solite domande quando la gente scopre che siamo stranieri: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo e ...perchè!

In tarda serata nella folla ribecchiamo anche Piet che ci racconta di aver viaggiato un paio di giorni con Stefan e Veronika, gli altri due motociclisti che avevamo incontrato qualche giorno prima. Ci sentiamo meno in colpa per averlo lasciato solo!

Giorno di viaggio 55
31/7/16

Ieri sera non abbiamo neanche fatto troppo tardi, l'ultima band non ci piaceva troppo e la gente con cui stavamo iniziava a mollare il colpo, così ce ne siamo andati in tenda verso le 2:00, ma di notte sono state molte le grida e le musiche a palla, oltre che le chiacchiere ad alta voce dei vicini di campeggio.
Nonostante tutto ci siamo alzati alle 9:00 appena in tempo per salutare il nostro amico Deman che già si preparava per ripartire per il Kazakhstan.
Onestamente pensavamo che il raduno avrebbe proseguito le attività anche la domenica ma intorno a noi in molti stavano levando le tende, forse perchè le distanze in Russia per tornare alle proprie case, per chi veniva da fuori Novosibirsk, erano grandi.

Anche noi abbiamo tirato su le nostre cose e siamo andati, sotto suggerimento di un ragazzo conosciuto al festival, verso il centro della città per cercare il motoclub Wild River dove hanno camere a basso costo per i viaggiatori in moto. Domani, lunedì, ci recheremo all'officina DD Bikes, di ragazzi sempre conosciuti al raduno, che ci procurerà le gomme da portarci in Mongolia e potremo riparare un paio di cosette sulle moto.

Troviamo il club e ci piazziamo comodi nella camerata da quattro che però rimane tutta per noi.
Poi andiamo a fare un giro a piedi nel centro per cercare tra le altre cose un telefono nuovo per sostituire il mio defunto e fatalità lo trovo uguale, stesso modello e prezzo.

Per le strade di un parco troviamo una band che suona all'aperto, sono ragazzi giovani e hanno attirato un bel gruppetto di passanti. Così, nel parco, di domenica pomeriggio, attaccati a un piccolo generatore e via. Che bello!

Giorno di viaggio 56
1/8/16



Uno dei ragazzi dell'officina DD Bikes
Giornata di lavori in officina: saldatura di rinforzo ai miei telaietti porta borse provati dalle cadute in Tagikistan.
Teo li aveva fatti sottili per far si che se avessi fatto qualche caduta forte a soffrirne non fosse il telaio della moto e piuttosto si sarebbero piegati quelli piccoli, infatti si sono crepati in due punti dove la sezione quadrata era stata piegata per fare il foro del passaggio della vite a telaio. Inoltre Teo aveva bisogno di un nuovo paracoppa perchè il suo di plastica era andato distrutto in Kyrgyzstan, poi ancora, spurgo freni, rabbocchi vari, pulizia del mio filtro dell'aria.
Inoltre i ragazzi dell'officina ci fanno trovare le gomme: delle Metzler Sahara Enduro 3, che monteremo appena entrati in Mongolia, andando a finire di consumare le Heidenau che abbiamo su sull'asfalto dei prossimi giorni prima del confine.
Intanto che i boys lavorano io mi occupo della copiatura del diario nel blog e scarico un po' di foto. Non sembra, ma ricopiare una settimana di diario mi porta via 3 ore tra battitura, correzioni e aggiunte al testo che a volte sintetizzo per non scrivere centinaia di pagine a inchiostro.

Verso sera ci mettiamo in contatto con Igor, il gestore di un altro motoclub "libero" dove i nostri amici Fede e Marco (Gorilla's Way) erano passati l'anno prima per una nottata di feste in stile russo (cioè ad alto contenuto di vodka).



Facciamo per l'appunto l'errore di andare a trovarli in moto: Igor è di poche parole "inglesi" ma si fa capire, prima porgendoci una tazza di the caldo poi indicandoci una stanzetta con dei letti: da lui si beve, ma dopo la vodka non si guida, quindi o ci accontentiamo del the o quella stanza sarà il nostro destino.
Con Igor, il gestore del Club
Tutti i suoi numerosi amici radunati da Igor per la serata "con gli italiani" annuiscono ridendo. Annuiamo anche noi, in cenno di assenso, e in men che non si dica le tazze di the vengono sostituite da due boccali di birra.

Scatta il party: si ascolta musica, si chiacchiera, si balla, c'è pure il karaoke che da queste parti amano molto a quanto pare, si mangia, ma in proporzione troppo ridotta rispetto ai volumi alcolici.
Teo beato tra le donne
Io riesco a rimanere sul giro di birra ma Teo viene coinvolto, per non dire costretto, alla tradizione russa dei ciupiti di vodka da bere alla goccia. Ci sono ragazze che ne buttano giù decine senza dar segno di cedimento.
Quando i discorsi iniziano ad essere ripetitivi e dal tono biascicante, il ritmo si affievolisce. La serata si spegne alle 5.30 di mattina, col sole già alto. Ci buttiamo sul divano letto messoci a disposizione e crolliamo a dormire.