Giorno
di viaggio 92
6/9/16
Dato che visiteremo Osaka ci servirà stare
un'altra notte in ostello ma per guardare il budget abbiamo cercato una
soluzione più economica: 2000 yen a stanza, se non che giunti alla struttura ci
viene presentato un altro conto con la scusa di una clausola “pulizia” che non
avevamo notato sulla pagina di Booking.
Segue qualche momento di trattative e
discussioni tra noi 3 sul da farsi finchè il gestore decide di farci il favore
di lasciare tutto come stava.
Così parcheggiate le moto qualche via più
in là, dove fosse consentito parcheggiare, ci dirigiamo verso il centro per un
po’ di esplorazione. Sperimentiamo la prima metropolitana giapponese:
pulitissima e con la gente che attende in fila indiana nelle corsie disegnate a
terra ed allineate a dove si fermeranno le porte del treno.
Sbuchiamo in un quartiere gremito di
palazzoni e negozi. Mentre ci guardiamo attorno spaesati si ferma un ragazzo in
bici, Toyo, chiedendoci se ci serva aiuto offrendoci anzi di portarci in giro e
pranzare assieme.
Con Toyo |
Ci conduce tra viette insospettabili nascoste dai palazzi,
con botteghe e ristorantini più datati, dalle insegne in legno e le lanterne rosse
appese fuori, poi ci porta a mangiare il tipico okonomiyaki (una frittata di
cavolo, uova, pezzetti di carne e pesce) e taco yaki (polpette di polpo).
Scopriamo che il “ragazzo” ha quasi 50 anni e che è un mercante di dischi vintage
abituato a viaggiare per il mondo.
Lo salutiamo, ringraziandolo.
Intanto inizia di nuovo a piovere, mentre
attendiamo sotto ad un balcone un passante ci regala curiosamente due ombrelli,
normale amministrazione qui?
Proseguiamo il giro andando verso il castello di
Osaka, tardi per visitarlo da dentro, ma passeggiando volentieri per le vie del
grande parco che lo circonda.
Di nuovo buio, ci incamminiamo verso l’ostello a
piedi, fermandoci a comprare del sushi al supermercato approfittando degli
sconti serali.
Guardandoci intorno conveniamo che il
mezzo di trasporto migliore sia la bicicletta, una volta a Kyoto cercheremo di
noleggiarle.
Qui la gente lascia motorini e bici parcheggiate senza catene e
lucchetti, ci sono apposite aree dove lasciarle senza creare caos e il servizio
funziona.
Anche le case qui in città non hanno inferriate né recinti e ci sono
varie cose lasciate al di fuori di case e negozi senza timore che vengano
rubate.
Altri aspetti che ci hanno stupito in questi giorni sono che se un
giapponese non sa la risposta ad una tua domanda piuttosto che non dirti che
non lo sanno ti dicono una cosa a caso, né dicono mai di “no”, perciò a volte
rispondono “yes” e si imbarazzano iniziando a ridere nervosamente. Nel traffico
mantengono perfette distanze di sicurezza, non strombazzano e non hanno una
guida prepotente. Generalmente costa tutto tanto rispetto alle nostre recenti
esperienze in Russia o Kazakhstan, soprattutto gli alloggi (anche se ostelli) e
il cibo, ma più nei supermercati che al ristorante. La benzina costa sui
1.10-1.30 euro al litro dipendendo dalla qualità (95 o 98 ottani).
Domani andremo a Kyoto e abbiamo già
prenotato una guest house per poter avere già una base dove lasciare le moto
così potremo già dare un occhiata alle bellezze della città nel pomeriggio.
Ume House, Osaka: 2000 per stanza ma
abbiamo diviso con Vasilis in terzi uguali.
Giorno
di viaggio 93
7/9/16
Dopo aver ricaricato le moto siamo
partiti alla volta di Kyoto percorrendo la parallela all’autostrada che correva
esattamente sopra le nostre teste su una sopraelevata, con la sola differenza
di non essere intervallata da mille semafori come la nostra corsia.
Presi dal caldo assoluto cercavamo di “scattare”
ai semafori per fare qualche metro di fronte alle altre macchine e avere un po’
di vento in faccia. Per qualche strano motivo ho deciso di giocare con la moto
e provare qualche impennata ai semafori. Carica di bagagli dietro succede che
riesca a sollevare di qualche cm l’anteriore, così nella mia felicità ed
incoscienza mi giro verso Teo per mostrargli il giochino goliardico.
Ma in quel momento faccio la cazzata e do
una bella sgasata senza tenere il piede sul freno posteriore.. impenno la moto
a candela e cado all’indietro. Tento di arretrare ma la moto mi piomba sul
piede sinistro. Inizialmente ridiamo tutti ma poi sento un forte bruciore
propagarsi dalla caviglia e temo il peggio.
I ragazzi mi aiutano a tirar su la moto e
levare lo stivale, il piede inizia a gonfiarsi a vista d’occhio come un
palloncino. In una frazione di secondo penso di aver concluso la mia avventura
e mi sento terribilmente responsabile di ciò, mi avvolge una tristezza che solo
il dolore della caviglia mi riporta alla realtà.
Qualcuno nel traffico dietro di noi deve
aver chiamato un ambulanza, che arriva in tempo zero, chiedendo se voglio
andare in ospedale. Guardo Teo e Vasilis. Però per precauzione decido di andare
a controllare di non aver rotto nulla dato che il dolore inizia ad essere
parecchio forte, omettendo di descrivere la causa reale della mia caduta e
dicendo di essere scivolata.
Coi ragazzi abbozziamo il piano B: loro
due porteranno le moto alla guest house dove siamo prenotati, io andrò in
ospedale con l’ambulanza e in qualche modo ci rimetteremo in contatto per
ribeccarci, siamo ancora senza modo di telefonarci ma useremo la wifi.
Sperimento dunque la corsa in ambulanza
dove mi issano e fissano senza che io faccia tempo a rendermi conto, è tutto
fluido e silenzioso. In Pronto Soccorso mi ricevono subito e nonostante sia un
codice verde in cinque minuti sono sotto i raggi X e dopo neanche un quarto
d’ora ho il referto della radiologa, che dice che per fortuna non ho niente di
rotto ma che potrei aver danneggiato il legamento, che è stato sottoposto a
forte compressione. Mi vogliono mettere un tutore per non farmi muovere la
caviglia nei prossimi giorni e accetto, cercando di non pensare che siamo in
viaggio in moto e a come diavolo faremo. Mi modellano una fibra rivestita da un
panno tecnico che immersa in acqua diventa malleabile e in 10 minuti prende la
forma tenendomi il piede a 90°.
Poi mi mettono in mano delle stampelle, probabilmente
del 1800 (unico elemento antico in quell’ospedale super moderno), e poi mi
spediscono di sopra a pagare il ticket raccomandandomi di non camminare per tre
settimane. Pago il conto da 2300 yen (ca 230 euro), per fortuna abbiamo fatto
le assicurazioni sanitarie prima di partire. Teo e Vasilis compaiono nel
corridoio dell’ospedale, non so come ma mi hanno già trovato, e hanno già
portato le moto alla guest house che per fortuna è così vicina che sono potuti
venire qui con le bici che avevamo riservato online. Io prendo un taxi e ci
troviamo tutti nell’appartamentino della guest house, primo piano con gradini
stretti e alti dove ho modo di allenarmi con le stampelle.
Passiamo la serata
in casa con tanto ghiaccio sul piede e noodle (spaghettini) istantanei, sperando
che questa condizione non metta a repentaglio la nostra visita di Kyoto e del
Giappone intero…! Qui c’è una sola cosa da fare per il momento, anzi due: la
prima è riposarsi e la seconda è ripromettersi di non fare più danni.
Kyoto Inn Higashiyama: 6000 yen camera tripla
per le tre notti prenotate
Giorno
di viaggio 94
8/9/16
Nonostante il brutto aspetto della
caviglia, ho dormito senza patire dolori e ho notato un leggero sgonfiore,
anche se il livido ha dei colori più accesi che fanno ribrezzo.
Mentre facevamo colazione è venuto a
piovere forte e abbiamo atteso che spiovesse fino alle 10.30. Dato che non
riuscivo a starmene buona a casa, ho provato a scendere e ad usare la bici
noleggiata, e con sorpresa sono riuscita senza dolore, pedalando con la gamba
buona e facendo peso morto con l’altra. Teo mi portava pazientemente le
stampelle nel cestino della bici, così siamo potuti andati a visitare il Tempio
Kiyomizu-dera, uno dei siti ‘must’ da visitare secondo la guida che mi ero
procurata ad Osaka.
Abbiamo pedalato con tranquillità nelle
viette pittoresche del centro e pranzato con un buonissimo chirashi (scodella
di riso bianco con sesamo guarnita di pesce crudo), poi abbiamo continuato il
giro in bici lungo il fiume Kamogawa fino al Shimogamo-jinja Shrine, altro bellissimo
luogo di culto con antiche costruzioni di legno finemente lavorate e decorate
in totale armonia con la natura, sempre presente e curatissima: alberi
finemente potati e bonsai che rendevano i luoghi particolarmente magici.
Data la mia condizione, per oggi era
sufficiente così, abbiamo cenato in guest house e ho approfittato della serata
per aggiornate il blog e scaricare le foto per un backup. Domani altro round in
questa bellissima città.
Giorno
di viaggio 95
9/9/16
Oggi ci siamo concessi una dormita più
lunga e nel primo pomeriggio una visita al giardino del palazzo reale, altri
giretti in bici nel quartiere del mercato (food market) e poi due passi “stampellati”
nel giardino Maruyama Park fino al tramonto.
Lì vicino abbiamo poi trovato un ristorantino
dove cenare con Gyoza (ravioli di carne) e Ramen, che erano davvero buonissimi.
Il piede oggi si è gonfiato molto a causa della camminata, ricevo consigli da
casa (papà e fratello medico e un amica osteopata..) che ovviamente
suggerirebbero il riposo completo, ma come fare quando siamo dall’altra parte
del mondo e c’è così tanto da fare e vedere; io ferma faccio fatica a starci,
cercherò di non strafare e di dormire più a lungo col piede sollevato ma le
visite le voglio ugualmente fare.
In serata ci salutiamo con Vasilis che
partità l’indomani presto diretto al monte Fuji.
Giorno
di viaggio 96
10/9/16
Oggi abbiamo fatto una lunga pedalata per
raggiungere l’Arashiyama Park, celebre foresta di bambù di Kyoto, facendo un
bel giro attraverso la città e le colline circostanti.
La foresta era
spettacolare ma gremita di turisti, per fortuna c’era il sole. Il parco era
curato e tenuto pulito da piante più giovani che sarebbero cresciute in mezzo
ai tronchi secolari ed altissimi. Sarebbe un luogo più suggestivo se il vociare
ed ammassarsi della gente non rendesse il tutto così crudamente “umano”.
Abbiamo pranzato nelle vicinanze con katsu
curry (curry, rise e cotoletta di
maiale), perché il nostro viaggio è anche gastronomico..!
Estendiamo la prenotazione alla guest
house di Kyoto per altre due notti: abbiamo deciso di visitare la città di Nara andandoci col treno anziché
in moto così da far recuperare ancora un po’ al mio piede.
Giorno
di viaggio 97
11/9/16
Oggi visitiamo Nara prendendo il treno
regionale (JR), e arrivando in meno di un ora. Ci siamo recati al parco
centrale famoso per i suoi monumenti, cominciando dal tempio Kasuga Theisha, in
cima alla collina del parco e ridiscendendo tra gli alberi secolari e le
bellissime lanterne di pietra che adornano i viali.
Numerosi cervi liberi
popolano l’area, ormai abituati ai turisti.
E’ stata dura per il mio piede ma
ce l’abbiamo fatta un passo alla volta.
Poi siamo andati al tempio Todaiji, che
ospita all’interno una statua gigante di Buddha, ed infine da fuori abbiamo
ammirato la Pagoda dai cinque piani, con cinque tetti molto sporgenti rispetto
al corpo centrale, che gli danno un aspetto tipicamente orientale.
Dopo il tramonto abbiamo ripreso il treno
e siamo tornati in stanza a fare i bagagli per la partenza dell’indomani.
Marisa, la figlia del proprietario della guest house, mi fa uno stupendo
regalo: dei pennelli e delle spugnette da trucco tipiche del Giappone essendo
lei truccatrice di teatro kabuki e delle celebri maiko e gheisha.
Dovrò
spedirle dei pennelli italiani!
Domani si torna in moto e sento non poche
farfalle in pancia per paura di non farcela a causa del piede.
Giorno
di viaggio 98
12/9/16
Salutati i fantastici gestori della Kyoto
Inn, ci apprestiamo a rivestirci da motociclisti iniziando già a sudare per il caldo.
Con un gran male ho infilato lo
stivale sulla caviglia su cui ormai non calzava più, e ho chiesto a Teo di
spostarmi la leva del cambio per non dover piegare il piede per cambiare le
marce.
Mentre ci preparavamo un passante si incuriosisce sulla nostra
provenienza e dopo due chiacchiere allunga a Teo 1000 yen, così per offrirci il
pranzo..!
La prima tappa è stato l’ospedale pronto soccorso di
Kyoto dove ho riconsegnato le mie stampelle. In realtà mi avevano detto che
potevo tenerle per tutto il viaggio e rispedirgliele da un'altra città, ma non
sapevamo dove legarle in moto e sarebbe stato un po’ un impiccio, così le ho
restituite sotto gli occhi strabuzzati dell’infermiera che mi ha visto
allontanare zoppicando vistosamente e inseguendomi dicendo “sicura che non ti
servano più?!?”. Ma no, grazie, non mi servono più. Credo.
La meta scelta per oggi è la città di
Kanazawa, per via del suo rinomato giardino, uno dei tre più belli del
Giappone.
Siamo giunti dopo una guida di circa 5 ore, arrivando col buio,
notando come nuovamente il sole stia anticipando il tramonto, alle 17.30 e che
il fuso orario sia decisamente sballato: sono ad un ora indietro rispetto a
Vladivostock che è in realtà molto più a ovest..
Abbiamo trovato con Google un posto per
la notte presso la Shaq Bighouse, un ostello carinissimo con uno staff gentile
e disponibile.
La sera ci ho messo praticamente mezz’ora
a togliere lo stivale vedendo le stelle.. ma almeno sono riuscita a guidare.
Shaq Bighouse, Kanagawa, 2500 yen a testa
(42 euro totali)