sabato 23 luglio 2016

Diario di bordo - Quinta settimana di viaggio

Giorno di viaggio 30
4/7/16

Per questa giornata abbiamo alcune missioni da compiere: trovare un gommista per riparare la mia camera d'aria forata in Uzbekistan, trovare la Posta per spedire a casa alcuni pesi di troppo tra vestiti in eccesso e qualche souvenir, comprare una sim card locale, fare backup di foto e video e fare della manutenzione alle moto prima dei lunghi tratti di fuoristrada che ci attendono. Tutte queste operazioni ci tengono occupati gran parte della giornata. Bruce e Brad ci indicano dove trovare il gommista, loro sono purtroppo rimasti a piedi sulla Pamir Highway con i loro BMW GS800 a seguito di numerose forature e sono tornati con un taxi in città per rifornirsi di camere d'aria e farsi riparare quelle forate; poi accompagnamo Lia a ritirare la sua Triumph dal meccanico, che scopriamo essere base di un Club che organizza vari tour con moto a noleggio nel Pamir. Per la sim card ci viene in aiuto una gentile ragazza, cui avevamo chiesto indicazioni per strada, che ci fa cenno di seguirla prendendo il bus fino a un bazar dove ci fa persino da interprete. La corsa sul bus è una divertente ed affollata esperienza di colori, odori e fiducia nel destino che si può provare solo in questi paesi sprovvisti di regole per la sicurezza del passeggero. Su questi pulmini-furgoncino si riescono ad infilare oltre 16 persone contro le 8 di serie, 18-20 se ci sono bambini impilabili!, tutti senza cintura e scaraventati a destra e sinistra dalle prodezze dell'autista di turno. Ma anche qui sopravviviamo.
A sera Teo crea delle tracce GPS per il percorso dei prossimi giorni, siamo carichi: domani è il grande giorno in cui inizieremo a percorrere la celebre Pamir Highway!

Giorno di viaggio 31
5/7/16

Il cielo questa mattina fa i capricci ma scegliamo comunque di partire. Saremo seguiti a breve distanza da un gruppetto di 10 moto di un tour, a cui si aggregherà anche Lia, che essendo sola preferisce viaggiare su quei tratti in compagnia; dunque dovessimo avere qualche problema a percorrere qualche tratto basterà attendere il gruppo. Inoltre dovremmo incrociare sulla strada, in percorrenza dalla direzione opposta, un viaggiatore italiano di cui stavamo seguendo il viaggio: Gionata Nencini, che avevamo avvisato del nostro probabile incontro avendo notato una coincidenza di percorsi. E di fatti lo incrociamo un centinaio di kilometri dopo Dushanbe! Trascorriamo insieme alcune ore bevendo the chai scambiandoci chiacchiere italiane e racconti internazionali. Assurdo conoscersi per la prima volta a migliaia di km da casa! Dopo i saluti proseguiamo iniziando una parte più spettacolare dove veniamo inghiottiti dai colori: tanto rosso argilloso, ferroso, poi gialli, aranci, verdi chiari e saturi. I toni sono un po' incupiti dalla presenza delle nuvole ma resi brillanti dalle gocce leggere della pioggia che spazza la polvere e rinfresca.
Le montagne si fanno via via più imponenti, la strada si stringe e abbandoniamo l'asfalto. Attraversiamo piccoli torrenti, saliamo e scendiamo dalle cime scivolando in paesaggi sempre nuovi e più e più vasti. Purtroppo aumenta di volume anche la pioggia e a soli 25 km dalla meta da raggiungere, la cittadina di Kalaikhum, iniziamo a pattinare nel fango e io mi regalo un paio di cadute in scivolata con tuffo carpiato e distorsione a destra. Un uomo ci nota affannati e indaffarati nel recupero moto e ci invita a trascorrere la notte nella sua casa. Accettiamo volentieri essendo fradici e infreddoliti, e si sta facendo tardi. La famiglia dell'uomo è da subito molto accogliente, ci aiutano a levarci i cento chili di vestiti infangati, ci mettono al caldo con una zuppa in mano e ci osservano dietro sorrisi senza parole. I più giovani si lanciano nel tentativo comunicativo estraendo una dispensa scolastica con traduzioni inglese-russo-tajiko e imbastiamo la conversazione di rito sulla nostra provenienza e la nostra destinazione. Il capo famiglia è cinquantenne ma cotto dal sole e ne dimostra una quindicina in più, la sua signora dalle guance rugose e scavate rivela denti dorati ad ogni sorriso. Due instancabili ragazze riempiono ciotole e corrono avanti e indietro tra le stanze portando pentole e bambini, rabboccando tazze e spazzando briciole senza mai rabbuiarsi in viso. Mangiamo impotenti, serviti e trattati come ospiti illustri senza poter allungare le mani ad aiutare, pena rimprovero. Non ho ahimè trascritto il nome dell'uomo che ci accolse, ricevemmo un invito a rimanere il giorno dopo per la celebrazione della fine del Ramadan e sentendoci onorati accettammo. Saremmo poi partiti nel pomeriggio per raggiungere la nostra vecchia tappa a 25 km da lì.

Giorno di viaggio 32
6/7/16

Apro gli occhi destata dai rumori della famiglia che si avvicenda ormai sveglia. Saranno le 7:00 penso, ma quando guardo l'orologio sono le 5:00 del mattino e il sole è già nella stanza. Per non offenderli o impedirgli l'uso del salotto dove ci hanno messo a giacere, ci tiriamo in piedi anche noi e osserviamo man mano lo svolgersi della loro giornata. I sottili materassi che costituiscono i letti vengono impilati ordinati in una stanza con in cima cuscini e coperte. Vengono portati altri materassini, quelli su cui ci si siede o sdraia mangiando, e disposti a rettangolo con al centro una tovaglia di plastica stesa a terra che viene imbandita di ciotoline e vassoi contenenti varie cose. Marmellate, burro casalingo, frutta, samosa di carne e cipolla, panzerottini di cipolla ed erbe, caramelle e biscotti, tazzine per il the. Tutto viene intavolato assieme senza ordine di primo, secondo e dolce. Per colazione ci offrono latte munto bollito a lungo, le cui spesse pellicine galleggianti rendono ardua l'impresa di finirlo ma riusciamo a metterci del caffè e abbondante zucchero per riportare il sapore verso lidi più conosciuti. Non faccio la schizzinosa, ma non mi è mai piaciuto il latte caldo e questo veramente fresco e bollente sa proprio di stallatico, ma come già ci capitò in Kazakhstan si fa uno sforzo onorando i nostri gentili ospitanti. Poco prima del pranzo iniziano le visite di vicini e parenti, è un giorno di festa, tutti si vestono con l'abito migliore. Le bambine sono imbellettate dentro vestitini luccicanti e a sbalzi come piccole bamboline, i maschietti sono in giacchetta e pantalone. Dentro casa si cammina scalzi, le scarpe sono ammucchiate fuori nel cortile infangato dalla pioggia e si creano code a rimettersi scarpe e ciabatte nell'andirivieni locale.
In molti vengono a conoscere le nostre straniere presenze, molti i tentati approcci alla conversazione, dirottati su gesti e versi per potersi dire qualcosa. Delle donne mi trascinano nella casa a fianco a vedere due neonati che avranno si e no 2-3 giorni, sepolti sotto vari strati di coperte, e la loro orgogliosa e stanca mamma che ha evidentemente partorito in casa, aiutata da un nugolo di femmine caciarone e colorate che frullano in giro per la casa riempiendomi di dolcetti e panzerotti per il viaggio come se dovessimo affrontare settimane senza cibo. Sono donne forti, ridono tra i loro denti dorati della mia incapacità di comunicare con loro, e continuano a pormi domande a cui non so come rispondere e mi invento discorsi fatti con le mani per descrivere un poco cosa ci facciamo immersi nel fango che è la loro quotidianità e loro si chiederanno come possa essere un attrattiva per noi venire dai nostri paesi di palazzi a visitare i loro posti remoti.
Torniamo alla casa, inizia il pranzo, alle 10 del mattino la fame non è molta ma siamo ospiti e si deve mangiare. Il piatto è sempre pieno, cento mani ci porgono in continuazione più brodo, più carne, più pane, più the, ma mangia anche il dolce che è buono, assaggia lo yoghurt, prendi la caramella. Si scoppia. Altri visitatori entrano, pregano prima di mangiare e anche appena finito, salutano, ripetiamo la presentazione, qualche giovane rispolvera la lezione di inglese: 'what's your name', 'how are you', risatine timide ma ce la si fa. Poi è tempo per noi di rimetterci in moto, i vestiti si sono asciugati nel sole di stamattina, testiamo il fango ed è sufficientemente asciutto da partire, meglio farlo prima del nuvolone che sta arrivando. Salutiamo la meravigliosa famiglia che nel mio diario non ha nomi ma ha tanti volti impressi nel cuore e in qualche fotografia che ho cercato di scattare tra una portata e l'altra. La gratitudine di questi incontri è tanta, cerchiamo di lasciargli un piccolo contributo che a fatica riusciamo a lasciargli, per loro l'ospitalità è così, pura, senza nulla in cambio; ma ci teniamo, per quei bambini, per quelle donne così dedite e sempre sorridenti.
Nel pomeriggio raggiungiamo Kalaikhum e ricongiungiamo le strade con il gruppo di moto viaggiatori partiti da Dushanbe, anche loro si erano fermati per la pioggia ma un cinquantina di km prima di noi. Ceniamo raccontandoci di queste avventure e poi finalmente doccia e letto.
Guest House 'Hotel Roma' 15 dollari in due con colazione.

Giorno di viaggio 33
7/7/16

Di nuovo in marcia verso sud-est costeggiando il fiume che crea il confine naturale tra Tajikistan e Afghanistan, destinazione Korog una città dove tanti viaggiatori fanno tappa sulla Pamir Highway in un crocevia di racconti e scambi di informazioni e di esperienze. Il tempo oggi è perfetto: cielo blu, sole, poche nuvolette che decorano il cielo senza occluderlo. Le montagne si susseguono cambiando dopo ogni curva, il fiume disegna il suo corso modificando forma e colore alla terra e scorrendo a volte furioso e a volte calmo dando vita a dei veri e propri laghi. Scorriamo sulle moto nella bellezza riempiendoci gli occhi e la mente di ricordi da non dimenticare. Giungiamo piuttosto presto all'hostello Pamir Lodge, immerso nel verde, dove si sente subito un bel clima di fermento internazionale con vari visitatori da tutto il mondo accampati, panni stesi, facce dorate dal sole e manutenzioni in corso di moto e bici. Facciamo conoscenza di due ragazzi svizzeri in giro con due KTM 690 e reincontriamo Bruce e Brad, ancora vittime di una gomma a terra e tornati indietro per ripararla e fare notte. Brindiamo a una maggiore fortuna e ceniamo asseme a un gruppetto di vecchi e nuovi amici presso un ristorante indiano che riporta le nostre papille gustative a sapori esotici diversi da queste terre. C'è tanto da raccontare e la serata scorre veloce fino a tardi. Ci accordiamo con Bruce e Brad per fare strada assieme domani. Pamir Lodge 9 dollari a testa in dormitorio con colazione.

Giorno di viaggio 34
8/7/16


Siamo partiti con calma verso le 10:30 e abbiamo fatto rifornimento alle nostre piccole cavalcature e ai grossi GS800 di Bruce e Brad, poi siamo partiti per percorrere una strada alternativa alla M41 che costeggia gran parte del confine afghano: il Wakhan Corridor. I paesaggi sempre più spettacolari in un crescendo letterale di spazi, dimensioni, alture. In poche parole la vastità nella sua accezione più completa. Il nostro lato tajiko più sassoso, roccioso e secco, e il lato afghano, sorprendentemente più verde, si fronteggiavano in un confronto costante, tenuti distanti dalla potenza del fiume il cui rumore ci accompagnava come musica assieme a quello dei motori. Nel tardo pomeriggio siamo giunti a un forte risalente a 3000 anni fa costruito su un picco dalla vista impareggiabile. Queste antiche costruzioni furono erette quando il Corridor era usato come antica rotta commerciale, addirittura si dice che anche Marco Polo passò da qui.
Lasciate le moto nella guest house dove avremmo alloggiato più tardi, ci siamo diretti a piedi per una passeggiata tra le rovine di questo vecchio complesso, illuminate dai raggi del tramonto e ci siamo immersi nello spettacolo del paesaggio. Poco dopo, tornati alla realtà e alla guest house, ci ha raggiunto i gruppo di moto del tour che stava percorrendo la stessa strada, e con loro Lia che avevamo conosciuto a Dushanbe. A cena ci siamo scambiate le rispettive esperienze.
Hotel Baxoh 10 dollari a testa con cena e colazione ma niene doccia quindi via di salviette.

Giorno di viaggio 35
9/7/16

Oggi abbiamo viaggiato lungo il tratto finale del Wakhan Corridor sempre coi nostri amici Bruce e Brad, trascorrendo sei orette di guida molto piacevoli, tutto esclusivamente off-road, incontrando varie condizioni stradali: terra, sassolini, sabbia, sassi smossi e passaggi stretti. Il paesaggio ci ha regalato nuove emozioni, dapprima proseguendo coi colori della vallata, verdi, ocra, marroni col fiume quasi grigio per il sommovimento di sabbia sottostante; poi è tutto diventato grigio e giallo-ocra con forti contrasti tra ombre e luci e il fiume ha preso il colore verde acqua creando un bellissimo effetto, come una pietra di acquamarina incastonata nel regno di sabbia. Anche la compagnia ci ha fatto piacere trovandoci in sintonia coi ritmi e i caratteri. Verso sera ci siamo fermati a Bulukul per poter vedere l'indomani il lago Yashkul. Abbiamo preso alloggio in un 'home stay' molto rurale, senza acqua in casa e corrente elettrica solo dopo il tramonto, dove siamo stati perlomeno al caldo, soprattutto dopo la 'doccia', un esperienza particolare trattandosi di una stanza contenente un serbatoio d'acqua posto su un grosso bracere (tipo stufa a legna) che ne riscaldava il contenuto e unaltro serbatoio d'acqua fredda. Tramite due pentolini potevi farti la miscela alla temperatura desiderata e ci si lavava rovesciandosela addosso; il pavimento poi era provvisto di scoli appositi ed era stata ricavata una specie di panca in muratura per eventualmente sedersi o appoggiare cose. Grazie alla brace sotto il serbatoio tutta la stanza era bella calda, l'unico inconveniente è che da lavati si assumeva un 'profumo' di affumicato. La cena consisteva dell'ormai celebre 'sorpa', minestra di cipolla, carota e, a volte, patata con qualche pezzo di carne, e 'salat' di pomodori e cetrioli, da bere the nero 'chai'. Già verso le 21:30 eravamo stanchi e leggermente provati dall'altitudine e ci siamo messi a letto o meglio sdraiati sui materassini impilati in stile centro-asiatico con tre coperte per far fronte al freddo che si faceva sentire a 4000mt.
Note: la gente qui vive tutto l'anno e d'inverno con oltre un metro di neve fuori si chiude in casa a fare due cose, ci han detto: guardare la TV e fare bambini. Di fatti fuori dal "villagio" (una decina di case) svettava un'enorme parabola satellitare, e tra gli abitanti c'erano diversi bambini di età assortite.
Home stay Bulukul 15 dollari a testa con cena e colazione. Ci è sembrata un enormità ma abbiamo convenuto che essendo nel mezzo nel nulla fanno fatica a reperire i beni di prima necessità, e quei soldi servono di più a loro che a noi.

Giorno di viaggio 36
10/7/16

Ho faticato a dormire quasi tutta la notte a causa degli effetti dell'altitudine: palpitazioni e un mal di testa latente che non mi faceva riposare. Tuttavia prima delle 8:00 nessuno di noi si è alzato e con calma e tranquillità abbiamo fatto i bagagli sapendo di avere davanti una giornata non troppo impegnativa: raggiungeremo la cittadina di Murghab per la notte attraversando un passo a 4.300 mt ma guidando quasi esclusivamente su strade principali. Una prima capatina al lago Yashkul dalle acque blu profondo, per le foto di rito e poi abbiamo rimesso le ruote sull'asfalto. La guida è stata scorrevole e poco a poco sono svaniti gli effetti dell'altitudine cosicchè il passo è stato semplice e ci siamo potuti godere la sua spettacolarità.
Giunti al Murghab, più che una città un paesotto, abbiamo cercato invano un bancomato che prendesse le nostre Mastercard (e poi dicono che 'per tutto il resto c'è Mastercard'!? Qua solo Visa..), poi ci siamo messi comodi, lavati, e abbiamo cenato innaffiando il pasto con qualche birretta in compagnia di alcuni altri viaggiatori giunti come noi a fare tappa: Daniel, un ciclista nord-americano, una ragazza neo-zelandese di cui non ricordo il nome, Peter dalla Francia a piedi. Nuove storie da raccontare e da ascoltare. Tante persone in viaggio, ognuno con la loro storia scritta giorno per giorno sulla strada.
Hotel Murghab 10 dollari a testa in dormitorio da 4 con colazione.

giovedì 14 luglio 2016

Diario di bordo - Quarta settimana di viaggio

Giorno di viaggio 23
27/6/16

La prima missione della giornata è cambiare hotel e procurarci una sim card locale. Per quest'ultima ci viene in aiuto la sorella della megera affitta-bettole, venuta ad aprirci il cancello della "villa", e che ha uno spirito decisamente più simpatetico nei nostri confronti. Ci accompagna in un negozio e ci presta il suo documento per farci rilasciare la sim. Poi partiamo alla ricerca dell'hotel e dopo poco girare nella calura troviamo fortuitamente l'Hotel Boston e il suo gentilissimo staff che ci fa uno sconto sulla camera e ci spiega come funzionano la città, il suo peculiare black market per cambiare il denaro e i trasporti. Addirittura ci prestano dei 'sum' (valuta locale) per poter prendere il taxi e andare al centro.
Un'altra missione della giornata è andare al Ministero degli Affari Esteri a chiedere una proroga del visto dato che ci rimangono soli quattro giorni di permanenza e io dovrei tornare in Italia per il matrimonio della mia amica storica Marianna che si sposa il 30 di questo mese. Il nostro visto scade il primo di luglio e abbiamo un solo ingresso al paese. Dopo vari tentativi con tristezza apprendiamo dell'impossibilità della proroga ed iniziamo a vagare per il centro della città.
Scendiamo nella metro che dicono sia bellissima. Altri controlli di passaporto ci bloccano in stazione ma fanno si che due studentesse si interessino alla nostra "stranierità" e ci chiedono se possono unirsi al nostro giro turistico per poter far pratica col loro inglese. Non ci fa che piacere avere due ciceroni, anzi, "cicerine" che ci accompagnano in città vecchia a vedere i monumenti principali, in particolare il grande complesso architettonico di Khazrati Imam che include bellissime moschee, madrassah e mausolei, tutti decorati di azzurri e blu, i colori del cielo. Visitiamo anche un museo di artigiani dove ammiriamo la scrittura calligrafica e l'intaglio del legno.
Giunta sera rientriamo in hotel e ceniamo in uno stranissimo posto russo dietro l'angolo con grandi tavoli di vetro con dentro acquari con pesci e dove una giovane cameriera non smetteva di riempirci i bicchieri, rubarci i tovaglioli e fissarci mentre mangiavamo.
Hotel Boston 33 dollari con colazione. Che paese caro.

Giorno di viaggio 24
28/6/16

Lasciamo Tashkent diretti verso le montagne ad est e il lago Charvak per una gita nel verde e, speriamo, nella frescura. Il percorso attorno a lago è un riposo per gli occhi e ci nutriamo dei suoi colori che non vedevamo da un po': azzurri, blu, turchesi, verde acqua. La polizia non manca di fermarci dopo averci sorpreso a scattare normalissime foto da turista, tenendoci un ora sotto il sole esaminando tutti gli scatti precedenti. Io già temevo di dover cancellare tutto quanto avendo percepito parole come 'proibito', 'foto', 'Uzbekistan', ma poi per fortuna ci lasciano andare. Scopriremo solo in seguito che quel giorno il presidente del paese era in villeggiatura da quelle parti..! Sbagliando strada quasi entriamo in Kyrgystan, di cui già si intravedono le montagne da dove siamo noi; il confine è vicino. Altro controllo, ma nell'occasione conosciamo tale Rinato, un uzbeko che parla un italiano perfetto e ovviamente scattano le chiacchiere. Facciamo dietrofront ritrovando la strada del lungolago e ci fermiamo a pranzare in un grazioso cafè locale con tavoli all'aperto dove passiamo un po' di tempo con una famiglia in vacanza che ci invita al tavolo. Mangiamo shaslik (spiedini di carne ovina o bovina alla brace) e beviamo the nero raccontando le nostre vicende. Nel pomeriggio ad un certo punto ci accorgiamo in una fermata fotografica che il mio posteriore è forato... sdraiamo la moto a terra e smontiamo, ma il copertone non si stallona. Un passante gentile si offre di accompagnare Teo in un 'officina' locale dove con una morsa e quattro attrezzi riescono a cambiare la camera d'aria. Si trattava del chiodo sfigato..! Due ore dopo siamo di nuovo in sella nelle prime luci del tramonto che cambiano l'aspetto del lago e delle montagne. L'azzurro dell'acqua diventa argentato e sono tante le fermate per le foto quand'ecco che sentiamo rombi di motori di moto! Arriva un gruppetto di motociclisti uzbeki che subito si fermano a presentarsi. Pacche sulle spalle, foto di gruppo, voci sovrapposte, la curiosità è tanta, ci invitano a proseguire con loro fermandoci a cenare assieme in un posto sulla costa del lago. Uno di loro, Sarvar, ci offre alloggio per la notte dato che la sera si avvicina e non abbiamo ancora scelto dove andare. E dunque via assieme, per una cena in un posto affollato di giovani e villeggianti dove ci scambiamo racconti ed informazioni sulle rispettive vite. I ragazzi sono di età assortite e guidano moto sportive su cui spiccano gli adesivi del celebre number 46, il nostro The Doctor italiano, conosciuto fino a qui. C'è anche una ragazza russa che si chiama Valentina, amica di Sarvar, fa da passeggero sul CBR coraggiosamente in magliettina e sandali.
A sera Sarvar ci conduce a casa di suo fratello, fuori città per lavoro, ci molla chiavi e tutto quanto e ci da appuntamento per la colazione dell'indomani. Incredibile come siano spontanei, generosi ed ospitali, non ha voluto che pagassimo nè la cena nè la spesuccia fatta in un supermarket poco prima e poi ci ha dato le chiavi in mano così come fossimo amici di vecchia data.

Giorno di viaggio 25
29/6/16

La stanchezza ci tiene sul materasso fino alle 9:30, dopo aver preparato le moto ci incotriamo col nostro nuovo amico e Valentina, per un brunch delle 11.30. Ci portano a mangiare in un ristorante con tante yurts (le tende tradizionali) dove mangiamo una tartare di carne, una zuppa con raviolini e dell'ottimo pesce di fiume in una frittura leggerissima. Il tempo vola raccontandoci dei nostri paesi e di moto. Che dispiacere dover ripartire a causa del visto, sarebbero amicizie da approfondire. Sarvar ci scorta in moto verso il confine della città e ci separiamo. Il termometro tocca i 40 gradi e noi abbiamo davanti 350 km per raggiungere Samarcanda. Il viaggio richiede diverse tappe per rinfrescarci poichè l'aria che entra nei vestiti è calda, ed in una di queste pause incontriamo Michel e la sua bici. E' in viaggio per il mondo con la moglie da quasi tre anni! Lei è incinta di cinque mesi e ha preso il treno per evitare un po' di calura, lo aspetta a Samarcanda quindi probabilmente li reincontreremo.
Lasciamo i contatti a Michel e ripartiamo augurandoci di trovarci l'indomani, lui ha qualche ora di svantaggio e campeggerà, noi arriviamo in città col buio ma avevamo già prenotato un alloggio quindi non ci resta che raggiungerlo seguendo il GPS.
Hotel Lux (di nome ma non di fatto) 25 dollari con colazione.

Giorno di viaggio 26                                              
30/6/16 

Giornata dedicata alla visita di Samarcanda e le sue meraviglie. La città decantata in numerose opere antiche, famosa per i suoi commerci di sete, spezie, pietre preziose e molto ancora, celebre porta tra medioriente ed oriente. Una meta imperdibile per i viaggiatori sulle Vie della Seta, che finalmente incrociamo coronando uno dei nostri piccoli-grandi sogni. La città è imperlata di monumenti come moschee, mausolei e madrassah, luoghi di studio del corano. I monumenti non solo rappresentavano luoghi di studio o di culto ma erano spesso eretti per onorare persone importanti come doni tra re e regine, di cui poi portano il nome. Come già in Turkistan e in Tashkent ci siamo immersi nei colori della città antica: ocra, siena, terra bruciata, in cui sono incastonati i blu, gli azzurri e l'oro delle decorazioni che, come abbiamo appreso nella bottega di calligrafia, racchiudono messaggi tra i ghirigori elaborati. Lettere che diventano motivi complessi e formano parole, ma nascoste nei motivi decorativi. All'interno degli edifici siamo rimasti estasiati dallo splendore degli arabeschi e minuzia di dettagli. Gran parte dei monumenti erano pressochè distrutti all'inizio del XX secolo ma col crollo dell'unione sovietica si è dato il via ai restauri che dal 1978 ad oggi ce li hanno restituiti nel loro originario splendore.
Dopo varie ore di turismo puro siamo tornati in hotel per incontrare a sorpresa Michel e la sua compagna Suzanna con le loro inseparabili bici..! Ci siamo dunque seduti in un localino vicino per poi ritrovarci a passare lì tutta la serata a parlare, bere the nero e mangiare fino a che la stanchezza ci ha fatto ritirare tutti quanti. Per l'indomani un audace compito: puntare la sveglia alle 5:30 per presentarci per tempo alla dogana col Tagikistan, dato che ci scade il visto e se ci fossero contrattempi ci occorre un margine utile. Altri saluti e baci premauri e auguri di buona strada.

Giorno di viaggio 27
1/7/16

Il miracolo di svegliarci presto è accaduto ma con un rendiconto: nè io nè Teo abbiamo dormito bene. Io per qualche malessere ho congelato e avuto brividi metà notte, per poi avere nausea e sudare freddo l'altra metà; Teo infastidito dai miei movimenti e furti di coperte, momenti idilliaci dei viaggi di coppia. Ciònonostante siamo riusciti a metterci in sella alle 7:00, fiondarci a fare le ultime foto all'ultimo monumento della lista 'must-see' a Samarcanda e alle 8:30 eravamo già in strada diretti alla frontiera di Bekabat dopo averne chiesto la conferma di apertura con una telefonata al consolato prima di incappare in qualche problema, visti i nostri precedenti. Dopo un viaggio di 230 km sotto 45 gradi di sole senza nuvole, giungiamo al confine ma come volevasi dimostrare i militari ci danno la brutta sorpresa: chiusa anche lì, dobbiamo andare 50 km più a nord.
Corriamo dunque verso la meta che raggiungiamo alle 14:00 e con grande sollievo usciamo "solo" due ore dopo con il solo fastidio di un controllo importuno e impertinente di tutte le foto presenti sui nostri telefonini da parte delle guardie uzbeke. Per fortuna non hanno notato la borsa della macchina fotografica se no si faceva notte. Varcato il confine con il Tagikistan siamo stati catapultati in un posto montagnoso con tanta foschia all'orizzonte, abitato da fisionomie molto diverse dall'Uzbekistan. Meno occhi a mandorla e chi li aveva erano meno pronunciati, con più palpebra e meno zigomi. Mi aspettavo meno differenze improvvise e più transizione graduale tra un paese e l'altro, invece sembra che tra paesaggi e tipologie di volti il confine sia molto marcato. Arriviamo sudati e stravolti nella cittadina di Khujand, verso le 19:30 e prendiamo alloggio presso un hotel-pensione dove Teo contratta uno sconto da 40 a 25 dollari per un grande appartamento, l'unico rimasto libero. Una doccia rigenernte e cenetta al fresco sul fiume, per soli 3,5 dollari, ci rimettono in sesto. Dopo cena decidiamo di fare dessert con un anguria regalataci da una pattuglia di poliziotti che ci avevano fermato lungo la strada. Ci aspettavamo di aver fatto chissà cosa ed invece volevano scambiare due chiacchiere. Alle 22:30 siamo nel mondo dei sogni con la sveglia puntata di nuovo alle 5:30.
Hotel Armon Apart, 25 dollari in due.

Giorno di viaggio 28
2/7/2016

La giornata inizia con il suono della tromba della sveglia di pre-adunata dell'Esercito Italiano, suoneria che Teo usa da qualche giorno per dare un ulteriore tocco di ilarità alle nostre tragicomiche levatacce. Solo che nessuno dei due è pronto a compiere la missione e ignorandole torniamo a chiudere gli occhi.
Ciò che però io non posso ignorare sono dei forti crampi alla pancia; pensando sia l'eccessivo frescolino del mattino mi copro con le lenzuola. Poche ore dopo ci alziamo e facciamo colazione con l'altra metà dell'anguria avanzata ma io continuo ad accusare crampi e mi ridistendo un oretta. Mi sveglia definitivamente il mal di pancia e questa volta non ci sono dubbi: si preannuncia una giornata letteralmente di cacca, spero solo di riuscire a partire in moto!
Avremmo da percorrere altri 350 km fino a Dushanbe ma oltre 200 di essi sono passi di montagna quindi si deve essere concentrati. Torno a letto ma il destino della giornata sono tappe letto-bagno, bagno-letto, così nel primo pomeriggio confermiamo un altra notte presso l'hotel che grazie al cielo ha un letto enorme e comodissimo. Verso le 17 sentendomi meglio facciamo un esperimento di passeggiata in centro in cui però mi devo fermare ogni 5 minuti a sospirare sul mio triste destino; meglio dormirci su. Poco dopo sono di nuovo a letto con migliori propositi per l'indomani.

Giorno di viaggio 29
3/7/16

Stavolta ce la facciamo. 5:30 giù dal letto rinati, siamo in sella alle 6:40. Ci godiamo i 24 gradi del mattino salendo sulle montagne tra Khujand e Dushanbe salendo fino a 2500 mt e riprovando dopo settimane cosa vuol dire avere freddo. Meravigliosi paesaggi si aprono ad ogni curva: montagne rocciose, erbose, terrose, rosso ferro, strati di ere geologiche, cespugli ed erbe selvatiche. L'asfalto non è in condizioni eccelse e bisogna tenere gli occhi aperti ma tanto non abbiamo fretta essendo partiti presto. Ci divertiamo a fare foto e video e sono molti i 'wow' espressi nel tragitto. Proviamo anche l'adrenalinica emozione del tunnel di Anzob: una manciata di km di buio puro che farebbero ritrovare la voglia di pregare agli atei, senza elementi riflettenti nè luci, con frane interne, pozze d'acqua e voragini di vari mq a sorpresa, perfino alcuni cartelli di pericolo posizionati in mezzo alla corsia ma non riflettenti quindi da schivare all'ultimo minuto. Veicoli che sorpassano improvvisamente con fari più forti dei nostri che sembrano lumini di candela a confronto, insomma, seri minuti di paura consapevoli dell'assenza di uscite di sicurezza. Sopravviviamo.
Infine scendiamo dalle cime per rituffarci nei 40 gradi barbecue della città. Individuiamo il Green House Hostel di cui avevo visto alcune foto su internet in cui comparivano varie moto parcheggiate e difatti al nostro arrivo troviamo con piacere altri viaggiatori su due ruote, sia motorizzate che non, e tanti come noi diretti in Pamir. Trascorriamo una bella serata tra chiacchiere e racconti di viaggi, conosciamo Lia, viaggiatrice in solitaria dalla Germania, Bruce e Brad, un Australiano e un Sudafricano partiti assieme dalla Scozia freschi di patente e di moto, diretti in Thailandia, alcuni ciclisti da varie parti del mondo di cui non ricordo il nome, ognuno con la sua storia e gli occhi brillanti delle emozioni della propria avventura, desiderosi di raccontare e chiedere. E' bello trovare gente che condivide la stessa pulsione per il viaggio e la scoperta, che ti porta a compiere imprese che non ti saresti mai aspettato, ed invece ti ritrovi tutti nello stesso ostello in una piccola città del Tajikistan incrociando le strade ed attendendo esaltati di percorrere una delle più belle strade del mondo.
Green House Hostel 9 dollari a testa in dormitorio, con colazione.

lunedì 4 luglio 2016

Diario di bordo - Terza settimana di viaggio

Giorno di viaggio 16
20/6/16

Al mattino tiriamo tardi, ieri siamo andati a letto alle 2:00 dopo il tran-tran del pronto soccorso. Ci sveglia il 'toc-toc' del personale, ma non è una sveglia, sono venuti a chiederci il conto ..del vetro della doccia! Dopo qualche imprecazione a porte chiuse troviamo una via diplomatia per dirgli che il risarcimento se lo sognano, è già tanto che non chiediamo noi il risarcimento per i danni fisici. Per fortuna la storia si chiude lì.
Partiamo per fare soli 2 km e infilarci in un bar a mangiare qualcosa visto che siamo a digiuno da un bel po'. Ci accorgiamo che sono già le 14:00 e dopo pranzo vorremmo cercare una farmacia per comprare extra garze e cerotti per le mie medicazioni dei prossimi giorni dato che incontreremo aree desolate e piccoli villaggetti poco attrezzati. Ora che la troviamo e ripartiamo sono le 16:00 ma tanto nessuno ci corre dietro, il sole tramonta alle 22:00 e abbiamo qualche ora per raggiungere una cittadina qualsiasi sul percorso. Studiamo la mappa e decidiamo di percorrere 150 km.
Altro tuffo nell'orizzonte che divide il verde sotto e l'azzurro sopra, una meraviglia guidare in questa pace che a poco a poco si tinge delle luci dorate della sera.
Poco prima del tramonto, con la calma che contraddistingue la guida senza fretta, entriamo in Karabutak dove avvistiamo i pompieri locali e Teo parte alla carica per scambiare quattro chiacchiere tradotte da google, ma pur sempre tra pompiere e pompiere, e visitare la caserma ed i mezzi.
I tre membri in servizio sono così gentili da offrirci la cena e indicarci un motel che raggiungiamo poco dopo. Il posto si rivela senza doccia nè wc, tocca fare la pipì nel buco nel cortile e farsi il lavaggio nel lavandino comune, quasi quasi era meglio fare free camping.
Incontri divertenti di oggi: nel villaggio precedente a Karbutak, abitato solo da allevatori di buoi, ci siamo fermati per un caffè e siamo stati avvicinati da un uomo che non ci ha mai mollato, seguendoci nel baretto, e ha voluto intraprendere un discorso con Matteo in cui ognuno parlava nella sua lingua (kazako e italiano), senza capirsi ma andando avanti per un ora buona! Chissà cosa si sono detti.
NOTE: Stanza a Karabutak 3000 Tingè, circa 8 euro...

Giorno di viaggio 17
21/6/16

Oggi è il primo giorno d'estate e noi siamo nel pieno del caldo del deserto. Abbiamo riempito i serbatoi e ci siamo rimessi in strada verso Turkistan, con l'intenzione di fermarci ad Aral'sk vicino al lago d'Aral. Lungo il percorso incontriamo numerose mandrie di diversi animali: vacche, cavalli, capre, pecore, cavalli, cammelli e dromedari, che pascolano pacifici e liberi nelle praterie più sconfinate che potrebbero avere a disposizione. Nel cielo volteggiano regalmente i falchi che peraltro hanno preso il posto d'onore nella bandiera kazaka: un falco ad ali spiegate sormontato da un grande sole giallo, il tutto in campo azzurro turchese. Un vessillo che identifica perfettamente il paese!
Non incontriamo un benzinaio per ben 390 km portando al limite l'autonomia della moto di Teo che ha dovuto usare le tanichette addizionali. La sua moto sta facendo strani consumi, a volte 16 al litro, a volte 17, a volte 14, contro i 19-20 che solitamente faceva. E' difficile calcolare le distanze fattibili in questa maniera; ma alla fine troviamo il preziso fluido propulsore.
Il caldo oggi si è fatto sentire, col termometro oscillante tra i 30 e i 34 gradi. Giungiamo quindi ad Aral'sk e seguiamo le cyber-indicazioni per uno dei pochi hotel, recensito ahimè tremendamente, ma forse meglio così perchè se non altro le nostre basse aspettative sono solo confermate anzichè rovinate. La stanzetta affibbiataci è vecchia e non troppo pulita, con wc e lavabo privato (almeno quelli) e doccia comunitaria stile prigione in uno stanzone dove però è presente un solo doccino. Piastrelle rotte, luci tremolanti, carta da parati fatiscente e prese elettriche ai confini dell'illegalità. Tutto è trasandato, ma dopo la sudata farei la doccia anche col catino, e almeno qui arriva un flebile getto dall'alto. Questione di priorità...
Dopo la rinfrescata abbiamo fatto due passi in città facendo conoscenza con alcuni ragazzi e bambini che erano incuriositi dalle nostre facce straniere, per molti di loro aliene, viste solo in tv.
La parola tv mi fa pensare ad una nota che non mi sono mai segnata, sul fatto che in tutte le case non mancano mai schermi piatti e spartphone, ma a volte la doccia si... ancora, questione di priorità..?
Mangiamo per strada, prima presso una festicciola di paese dove la gente si è riunita tra lucette e piccole attrazioni per bambini e chioschetti di giochi da fiera e di "street food", poi assaggiamo i samosa di carne e cipolla dalla vetrina di una pasciuta signora. Cotti dalla giornata sprofondiamo nel sonno, anche se solo figurativamente perchè i letti sono fatti di molle dure e vecchie, ma noi per fortuna siamo due ghiri e protetti dal nostro sacco a pelo 'a bozzolo' sconfiggiamo anche questa.
Stanzaccia: 3000 tinge a notte, ne prenotiamo 2 anche se faremmo a meno.
Note: a gestire l'hotel troviamo due signore acide e indisposte, non capiamo se sono madre e figlia o nonna e nipote. Nei lineamenti della più giovane, un preludio delle rughe antipatiche della vecchia megera.

Giorno di viaggio 18
22/6/16

Oggi è di relax, ci serve uno stop perchè anche nei giorni in cui ci siamo fermati ad Uralsk non ci siamo riposati veramente un attimo. Facciamo andare una lavatrice per cui la vecchia (non aggiungo ulteriori aggettivi denigranti) mi conta ogni capo d'abbigliamento da lavare per strapparmi il prezzo da turista, poi scrivo il blog per non lasciarmi compiti lunghi indietro ed eseguiamo backup di foto e video mentre Teo si dedica alla creazione di una traccia GPS per un giretto in fuoristrada intorno al lago d'Aral che non dista molto dalla città. Anzi, il nostro hotel avrebbe anche una vista lago se non che esso è secco per tutta la prima parte, a causa della stagione calda che causa l'evaporazione della parte meno profonda.
Quando terminiamo il da fare scendiamo bardati da intrepidi enduristi ma con tristezza vediamo avvicinarsi un enorma nuvolone. Non vorremmo essere sorpresi nel fango dopo 50 km di sabbie e terra smossa quindi a nostro malgrado rimandiamo il giro all'indomani. Ci concediamo dunque una cenetta e delle birrette in un posto molto carino di recente costruzione rilassandoci ancora un po' in vista del giorno dopo. Inoltre non vediamo l'ora di lasciare quel brutto hotel con le signore antipatiche.

Giorno di viaggio 19
23/6/16

Sveglia 7:30, carichiamo, partiamo alla volta del lago guidati dal GPS, tutto bene fino alle prime sabbie. Iniziamo a pattinare un po', diamo gas ma siamo pesanti, si scivola parecchio. Il caldo è notevole, dopo qualche sdraiata di moto a turno siamo fradici di sudore. Speravamo di trovare un fuoristrada più terroso come quelli visti intorno all'autostrada, ne abbiamo anche percorso qualcuno senza problemi, ma qui a bordo lago di un lago invisibile, secco, è tutto sabbioso. Tocca scegliere saggiamente, sarebbero stati solo 50 km ma se volessimo farli davvero in quelle condizioni dovremmo dedicarci una giornata e scaricare le moto per essere più agili.
Avendo davanti anche i 350 km per andare a Kizlorda, la meta programmata per oggi per rispettare i tempi del famoso visto dell'Uzbekistan, torniamo sull'asfalto nuovamente diretti verso sud-est.
Il termometro di oggi viaggia alto: tra i 36 e i 38 gradi. Per fortuna andando in velocità e con le bocchette della giacca aperte si sta bene. Fermarsi invece è un incubo e cerchiamo di farlo nei punti d'ombra, ma nel paesaggio sempre più desertico inizia a mancare anche quella. Nel percorso troviamo una vegetazione sempre più rada fino alla sua scomparsa che lascia man mano il passo a dunette di sabbia e cespugli secchi dando al paesaggio dei connotati giallo oro.
Nonostante la rinuncia dell'endurata del mattino troviamo parallela al percorso una strada strerrata che costeggia la statale e ci buttiamo dentro per fare un po' di km su terra testando meglio moto e il carico, di cui dobbiamo migliorare un po' la distribuzione.
Ci divertiamo per un po' di km poi sudati ma felici torniamo in carreggiata e acceleriamo verso Kizlorda. Nel tragitto passiamo anche vicino al Cosmodromo di Baikonur dove fu lanciato il primo satellite (Sputnik 1) e il primo uomo nello spazio (Jurij Gagarin).
Presso un benzinaio notiamo un incongruenza nei nostri orologi, eppure li avevamo aggiustati. Invece scopriamo di aver attraversato un altro fuso orario andando a perdere un altra ora: sono le 20:40 non le 19:40! Ci mancano altri 200 km per Kizlorda e dobbiamo ancora trovare un posto dove dormire. Intanto osserviamo incuriositi a pochi metri da noi una grossa costruzione che assomiglia ad una moschea con un palazzo a fianco, mentre dall'altra parte della strada un lungo viale che porta verso un colle con un'altra costruzione piuttosto regale in cima. Con stupore nostro, il benzinaio ci dice che il primo è un hotel con annessa una moschea, il secondo un famoso mausoleo. Sembra una situazione fatta per noi! Con ulteriore stupore la stanza nel nuovissimo hotel, che pareva davvero un castello anche dentro, costa pochissimo: 5000 tinghe (circa 13 euro) ma rispetto ai 3000 della stalla della notte scorsa non c'è paragone. Ci docciamo come i re, poi andiamo in visita del mausoleo nell'ora del tramonto.
Il luogo è mistico e silenzioso, siamo gli unici dato che gli ultimi avventurieri sono usciti mentre entravamo ma non ci sono cancelli a chiudere, solo il museo è chiuso, quindi entriamo nel cortile. Accediamo ad una terrazza suggestiva con al centro una sorta di piccolo anfiteatro discendente. Forme spirituali costruivano lo spazio stagliandosi contro il cielo rosa e blu: piramidi decorative, una struttura somigliante a un lungo fiore che si schiude, una scultura di metallo con la silohuette di un albero intricato, pavimento decorato cn forme geometriche. Gioco con la macchia fotografica nel silenzio, interrotto solo da Teo che, sceso dai gradini dell'anfiteatro, prova l'acustica dello spazio con vari versi poco spirituali. Rido.
Tornati, ceniamo nel cafè dell'hotel in pace. Domani saremo solo di passaggio a Kizlorda dato che abbiamo fatto tappa prima del tempo e possiamo andare diretti a Turkistan, una delle città kazake più antiche che i nostri amici ci hanno consigliato di visitare con una sosta di almeno un giorno. A Kizlorda un automobilista ci aiuta nell'impresa di trovare dell'olio motore da moto, invitandoci a bordo della sua lucida Toyota per un viaggio nel brivido della guida kazako-vip a suon di 1200 watt di subwoofer e ci regala pure un pane freschissimo sfrecciando agile nei vicoli. Dopo un paio di visite a negozi sbagliati veniamo indirizzati nel post giusto dove concludiamo l'affare. Il misterioso automobilista ci riporta poi alle moto, pieni di olio, di pane, di capelli bianchi e un po' più sordi, ma che si può dire davanti a tanta disponibilità e gentilezza?
Altri incontri di oggi: i bambini dal gommista che ci hanno rigonfiato le gomme dopo il tentato off-road, super curiosi che sfoderavano tutto il loro inglese per scambiare due chiacchiere e la maestra di inglese incontrata nello shop dove abbiamo tracannato qualcosa come 3 litri d'acqua in 5 minuti. Gente buona e genuina.

Giorno di viaggio 20
24/6/16

Giorno di viaggio trascorso interamente in moto, percorrendo 500 km in un paesaggio continuamente mutabile dapprima desertico: dune, vegetazione a cespugli secchi, polvere che sfuma in lontananza la linea dell'orizzonte, mentre in prossimità dei primi corsi d'acqua del sud tornava ad esserci del verde. Sotto il sole cocente anche gli animali cercavano un po' d'ombra andando ad occupare le pensiline delle fermate del bus (che collega le città lungo le superstrade) che per l'occasione diventavano vere e proprie stalle, altri invece si incolonnavano in maniera comica sotto l'ombra di un lampione ovviamente troppo stretta per coprire i loro ingombranti corpi.
Viaggiando l'aria riusciva a infilarsi nei vestiti e si stava abbastanza bene ma a fermarsi si cuoceva letteralmente. Infine alle 20:30 abbiamo raggiunto Turkistan, l'antica città che vanta una storia di oltre 150 anni e ci siamo accampati per visitarla l'indomani.
Incontri di oggi: 2 polacchi in moto anche loro in direzione Turkistan, uno su una Tiger e uno su un BMW GS1150, ci hanno dato la polvere dopo 2 km. Non li abbiamo più ribeccati, nemmeno a Turkistan.

Giorno di viaggio 21
25/6/16

Giornata dedicata al riposo e alla cultura, abbiamo visitato il bellissimo mausoleo di Khoja Ahmed Yasawi costruito da Timur, grande conquistatore dell'Asia centrale, nel 1389, più altri monumenti, tra cui un antico bagno pubblico per pellegrini, il tutto sotto un sole che minacciava il nostro scioglimento. Senza darci per vinti abbiamo affrontato i raggi UV con la protezione 50, addentrandoci tra i monumenti antichi ma ben conservati e restaurati riempiendoci gli occhi e la mente della loro solenne maestà. Verso sera ci siamo ritirati a pianificare il tragitto dell'indomani e a riorganizzare i bagagli per spingere l'abbigliamento invernale in fondo alle borse sperando di non averne bisogno per molto tempo, ma anche augurandoci di sopravvivere alla calura crescente. Non sapevamo che sarebbe solo aumentata...!

Giorno di viaggio 22
26/6/16

Questa giornata dal sapore fantozziano con risvolti tragicomici ha visto accadere nell'ordine: un paraolio che perdeva (circostanza grave in un paese che non vende moto - e per chi non conosce il problema significa perdere l'olio dentro una delle due forcelle con conseguente perdita dell'uso dell'intero anteriore della moto) ma che poi la bravura di Matto ha riparato, con un trucco appreso dal buon Ciccio: del "biglietto da visita" per pulire lo strato di sporco che non permette al paraolio di sigillare bene, e per fortuna era solo una questione di pulviscolo; poi multa per eccesso di velocità (notare, 80 km/h anzichè 60) pagati ben 10 euro (5000 tinghe) ma prelevati direttamente dal poliziotto dal portafoglio di Matteo dentro nell'auto della polizia, a porte chiuse, senza verbale nè ricevute. Poi il termometro ha tenuto il mercurio sulla linea dei 40 gradi facendo effetto phon, di seguito a pochi km dall'Uzbekistan ci ha investito un acquazzone apocalittico che ci ha prima rinfrescato, poi tornando tutto rovente abbiamo fatto la sauna nei vestiti.
Giunti in frontiera, quella a nord di Tashkent, l'abbiamo trovata chiusa ai veicoli e ai passanti, nonostante ci fosse una folla enorme in attesa. Data un occhiata alla mappa, interpretando i numerosi indici intervenuti nella spiegazione al nostro quesito su "dove entrare dunque", abbiamo individuato un altra frontiera 120 km più a ovest e nonostante fossero già le 18:00 abbiamo voluto provarci confidando nel fatto che la città dove volevamo fermarci era la capitale e un posto dove stare l'avremmo trovato.
Giungiamo in frontiera alle 20:00 e i controlli sono lunghi e senza senso apparente. Teo si fa scucire una mazzetta da una guardia kazaka, io ho la stessa richiesta ma faccio finta di non capire, sorridendo e salutando in perfetto blondie-style. Usciamo dall'inferno di scartoffie uzbeke ricompilate in tre uffici diversi ma nessuno immetteva i dati su un computer, compilavano bensì enormi registri a mano. Sono loro i veri eredi dei monaci amanuensi del 2016.
Ne usciamo alle 23:00 e ci ritroviamo a dover percorrere 60 km al buio in assenza di lampioni, catarinfrangenti e segnaletica, affidati solo alle mappe del navigatore puntato su Tashkent. In città inizia a piovere e rende difficoltosa la nostra ricerca di un hotel. Cominciamo a chiedere i prezzi nei primi che troviamo ma sono ben sopra il budget (oltre 100 dollari), evidentemente siamo entrati nel qurtiere per nababbi, quando ad un certo punto un gruppetto di passanti ci avvicina per le solite chiacchiere di curiosità. Una di loro, visibilmente incinta e col sorriso dorato (pratica diffusa da queste parti) si interessa alla nostra ricerca dell'hotel e ci comunica di avere molti appartamenti in affitto e ci invita a lasciare le moto per accompagnarci in auto. Spieghiamo la nostra necessità di avere le moto vicine ed, 'hey, no problem', ha una 'villa' per "soli" 50 dollari a notte. E' mezzanotte, pioviggina e siamo stanchi, un posto per iniziare ci serve e abbiamo tutto il giorno domani per cercare un altra sistemazione più economica, volendo fermarci a visitare la città. Ma è solo il preludio di una notte orribile. La 'villa' dalla gentil donna descritta si rivela una casetta in pessimo stato, con un bagno altamente puzzolente a causa di uno scaldabagno a gas del 1800 e un cesso dalla cassetta rotta. E' tardi per litigare, incassiamo il colpo e chiudiamo la porta consapevoli di aver fatto la cavolata che ha mandato in vacanza sia la lady dai denti d'oro che la sua prole in arrivo. Ci laviamo a pezzi e ci tuffiamo sui sacchi a pelo che ci proteggono dagli strati di coperte antiche come lo scaldabagno. Non vediamo l'ora del nuovo giorno per andarcene!

Un'altra settimana è finita ma la prossima sarà più rosea, continuate a seguire le news su facebook e a breve (speriamo) pubblicheremo la quarta settimana!! Intanto noi stiamo per entrare nella nostra quinta settimana di viaggio..!